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Se anche la Cina rallenta il passo

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Il nuovo contesto con cui l’economia mondiale si trova a dover fare i conti potrebbe influenzare in negativo la crescita di Europa, Usa e Cina, potenze mondiali che secondo alcuni analisti potrebbero subire una decelarazione simultanea.

Dopo che le politiche di rilancio economico e l’aumento dei livelli di scorte hanno trascinato i principali Paesi del pianeta fuori dalla fase di recessione (crescita del 5% del PIL di media nel primo trimestre), anche se l’eventualita’ di una recessione a doppia V e’ da escludere, un’espansione debole dell’economia e’ invece da mettere in conto.

La crescita mondiale dovrebbe essere in media del 3.25%-3.5% nei prossimi tre-cinque anni, ben al di sotto del 4.7% dei cinque anni precedenti il crollo del 2008. Queste le stime di Stephen Roach, presidente non esecutivo di Morgan Stanley Asia.

Dietro alla decelerazione del tasso di lungo periodo della crescita non inflazionistica vi sono una serie di fattori: il ridimensionamento dei consumi negli Stati Uniti e il consolidamento fiscale in Europa, cosi’ come le attivita’ di prestito bancario piu’ deboli e l’occupazione anemica in entrambe le regioni. Anche la crescita cinese potrebbe rallentare, con il Paese piu’ popolato al mondo impegnato in una fase di riorientamento della propria economia, cercando di renderla sempre meno dipendente dal manifatturiero e dalle esportazioni.

“I postumi della crisi ridurrano la crescita del PIL mondiale dell’1-1.5%”, ha dichiarato Roach, professore alla Yale University.

Secondo Mohamed El-Erian, AD di Pimco, il maggiore fondo di investimento obbligazionario al mondo, gli investitori dovranno farsene una ragione: le nuove condizioni implicheranno ritorni piu’ bassi e maggiore volatilita’ nei loro portafogli.