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SCUDO FISCALE, LA SVIZZERA DICHIARA GUERRA ALL’ITALIA

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(WSI) – Le due Leghe si sono parlate. Oggi. Al telefono. Ed in seguito ai colloqui telefonici intercorsi tra esponenti della Lega dei Ticinesi e della Lega Nord, tra cui Umberto Bossi e lo stesso Giulio Tremonti, secondo il presidente della Lega dei Ticinesi Giuliano Bignasca “appare sempre più chiaro che l’Italia – si legge in una nota diramata in serata – nelle sue azioni ostili nei confronti della Svizzera, non ha capito quale sia la posta in gioco per la stessa Penisola, e neppure ha capito che con il raid effettuato il 27 ottobre in 76 filiali di banche svizzere in 9 regioni, ha irrimediabilmente compromesso le relazioni tra i due Stati”.

“Infatti il raid del 27 ottobre ha portato – si legge ancora – l’Autorità federale a convocare l’ambasciatore italiano, alzando i toni (cosa che avrebbe dovuto essere fatta da tempo). L’evento ha avuto ampia risonanza mediatica nazionale e ora anche Oltregottardo politici e popolazione sono a conoscenza di ciò che ignoravano: ossia che l’Italia ha iniziato una vera e propria campagna di guerra (economica) contro la Svizzera. A seguito del raid italiano, dunque, la questione dello scudo fiscale ai danni del nostro Paese ha finalmente assunto quella portata nazionale che finora non aveva”.

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Nel colloquio telefonico con Bossi e Tremonti “è stato confermato il disperato bisogno di denaro della vicina Penisola. Occorre rilevare che fino ad ora, da parte della Svizzera, nei confronti dell’Italia non è stata posta in essere alcuna misura di ritorsione, ma tali misure sono state solo minacciate. Da martedì 27 ottobre, a seguito del raid di cui sopra, e della conseguente portata nazionale assunta dal caso, la concretizzazione di una controffensiva appare assai più vicina”.

A questo punto la Lega dei Ticinesi ritene “che all’autorità italiana vada fatta un’ultimissima offerta, da accettare con la formula del “prendere o lasciare”. Ossia, l’applicazione alla Svizzera dell’accordo sullo scambio di informazioni che l’Italia ha stipulato con la Gran Bretagna nel 2002. Non si vede motivo per cui l’Italia dovrebbe rifiutare; non si vede, in altre parole, motivo per cui ciò che va bene nelle relazioni con la Gran Bretagna non possa andare bene anche in quelle con la Confederazione. A seguito di ciò, la Svizzera deve inoltre essere tolta da ogni e qualsiasi “black list”. Tale offerta deve essere accettata entro il 30 novembre”.

E se questo non accadrà, la Svizzera “dovrà mettere in atto tutte le misure di ritorsione possibili nei confronti dell’Italia”. Queste le misure proposte.

– “Sospensione della libera circolazione delle persone con pesantissime conseguenze occupazionali su frontalieri, padroncini, distaccati”.

– “Blocco alle frontiere dei TIR UE in transito”.

– “Disdetta unilaterale dell¹euroritenuta”.

– “Trattenimento su territorio elvetico del totale delle imposte prelevate ai frontalieri”.

– “Revoca degli importanti appalti pubblici (vedi AlpTransit) recentemente ed assurdamente attribuiti ad imprese e consorzi italiani”.

– “Chiusura delle filiali italiane delle banche svizzere (con conseguente licenziamento dei dipendenti)”.

– “Revoca immediata di tutte le collaborazioni transfrontaliere”.

– “Martellamento politico sulla piazza finanziaria ticinese affinché i dipendenti italiani siano i primi e gli unici a venire licenziati in seguito alla perdita di posti di lavoro provocata dallo scudo”.

– “Annullamento di tutte le rogatorie con l’Italia”.

Per la Lega dei Ticinesi “l’Italia, è evidente, non ha fatto alcuna valutazione dei rapporti costi/benefici dell’operazione scudo fiscale, ritenendo forse che la Svizzera avrebbe subìto senza reagire. Purtroppo ci è fin troppo facile intuire su quali basi ­ anni di politica internazionale improntata al cedimento incondizionato su tutta la linea – si possa essere formata tale convinzione.

Al governo italiano va invece chiarito che gli conviene scendere a più miti consigli ed accettare la proposta di applicare anche alla Svizzera l’accordo sullo scambio di informazioni stipulato con la Gran Bretagna: in caso contrario, il danno che deriverà alla vicina ed ex amica Penisola sarà assai più grande dei benefici che il ministro Tremonti spera di ottenere con lo scudo”.

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Pelli: ‘Sembra che Tremonti voglia dichiararci guerra’

“Il blitz della Guardia di finanza – dice a TicinoNews il presidente di Banca Stato Fulvio Pelli – dimostra quello che abbiamo sempre detto, ovvero che l’Italia non ha nessuna intenzione di dialogare. Tremonti sta facendo diventare il suo scudo una prova di aggressività, sembra che voglia dichiarare guerra alla Svizzera. Ma i Governi che agiscono sulla base della provocazione non hanno lunga vita davanti a sé. L’Italia avrebbe ottenuto molto di più cercando la via del dialogo con la Svizzera. Con atti come quelli di oggi, invece, il risultato sarà che aumenteranno i cittadini italiani che vogliono venire a vivere in Svizzera”. Ma la Confederazione deve protestare? “È presto per dirlo. Prima bisogna fare un’analisi attenta di quello che è successo, e poi decidere cosa fare”

“È un accanimento contro il nostro paese”, dice invece il presidente del PLR Giovanni Merlini. “Lo scudo è stato costruito solo contro la Svizzera. Quelle dell’Italia sono modalità inaccettabili. Non ci si comporta così tra paesi amici”.

“Credo che questi blitz – afferma invece il vice presidente dell’ Associazione gestori patrimoniali Alessandro Ciocca – facciano parte della strategia intimidatoria italiana nei confronti delle piazze estere e in particolare del Ticino”. “Finora – aggiunge – Berna ci ha appoggiati poco. E forse ora è troppo tardi, ho paura che stia diventando controproducente”. “Ma bisogna anche dire che le tendenze generali – continua Ciocca – vanno sempre più verso l’on shore. E che questo è un trend che dovremo seguire sempre di più. Dobbiamo rinnovarci. E diversificare. Io di base non sono contrario allo scudo fiscale. Può essere una grande opportunità: a patto che in Italia ci diano la possibilità di lavorare nei due sensi”.

Anche la filiale di UBS Milano ha ricevuto la visita degli agenti del fisco. La portavoce della banca Paola Biscaldi non ha tuttavia voluto dire se siano stati o meno sequestrati documenti. Il Credit Suisse si è trincerato dietro un “no comment”.

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Merz: misure per proteggere il Ticino

La Svizzera non starà a guardare e valuterà le misure necessarie per difendere la piazza finanziaria ticinese: lo ha affermato il presidente della Confederazione

La Svizzera non starà a guardare e valuterà le misure necessarie per difendere la piazza finanziaria ticinese: lo ha affermato il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz nel suo primo intervento pubblico all’indomani della retata effettuata dalla Guardia di finanza italiana contro le filiali delle banche svizzere nella Penisola.

“Abbiamo convocato l’ambasciatore italiano e vogliamo ottenere informazioni per sapere a che gioco si sta giocando in Italia”, ha affermato Merz – oggi in Austria per un incontro internazionale – in un’intervista al telegiornale della televisione della Svizzera tedesca. Misure di ritorsione come quelle richieste dal Ticino non sono in primo piano, ma è chiaro che Berna non starà a guardare senza intraprendere nulla: al contrario “esamineremo misure affinché possa essere difesa la piazza finanziaria ticinese”.

Berna sta riflettendo a passi mirati e diretti in ambito finanziario e fiscale. Il ministro delle finanze è però contrario ad “azioni punitive politiche”, ritenute una via sbagliata, “ma nel settore fiscale abbiamo certamente delle possibilità”.

Il fatto che, contrariamente a quanto sta avvenendo con altri paesi, il dialogo in materia fiscale con l’Italia non stia funzionando viene attribuito da Merz anche alle persone coinvolte: il ministro italiano dell’economia e della finanza Giulio Tremonti ha da tempo preso di mira il Ticino. “Me lo ha confermato anche in un colloquio personale a Istanbul svoltosi all’inizio del mese”, ha detto Merz.

La Svizzera si sta adeguando agli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in materia di lotta all’evasione: questa è la via scelta e che è stata proposta anche all’Italia, ha puntualizzato

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Scudo, il “j’accuse” di Gendotti: spionaggio

Dura presa di posizione del presidente di Governo

Non ci sono certezze assolute, ma l’affastellarsi di sospetti rende la storia verosimile. In Ticino, secondo quanto indicato dal presidente del governo cantonale Gabriele Gendotti alla “Neue Luzerner Zeitung”, sarebbero attivi in incognito agenti del fisco italiani alla caccia di evasori.

Gendotti non ha citato alcun caso concreto. Tuttavia – ha precisato – vi sono segnali che agenti del fisco italiano siano giunti in Svizzera per spiare i loro connazionali ed abbiano eseguito controlli sui treni.

Gabriele Gendotti non si è detto sorpreso dalle “retate” compiute nelle filiali di banche svizzere in Italia. Si tratta di un’azione mirata che fa il paio con i severi controlli alle dogane da parte dei funzionari italiani a caccia di evasori. Circa le ragioni di simili metodi, Gendotti cita il bisogno di denaro da parte del governo Berlusconi confrontato con una severa crisi economica e il forte indebitamento.

A detta di Gendotti non è facile prevedere le conseguenze dello scudo fiscale sulla piazza finanziaria ticinese. A suo parere, la situazione non è drammatica. I nostri istituti sono noti per i loro ottimi servizi e quanto sta accadendo può essere uno stimolo per adattarsi alla nuova situazione, ha spiegato.

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