Società

SCUDO FISCALE, CAOS ALLA CAMERA: «NAPOLITANO NON FIRMARE»

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Coppola, sigaro e fazzoletto davanti al volto come i rapinatori: i deputati dell’Italia dei Valori protestano così davanti Montecitorio contro l’approvazione dello scudo fiscale. «La mafia ringrazia», c’è scritto sui cartelli innalzati da qualche decina di militanti, che intonano slogan come «Lo scudo fiscale serve al principale».

L’«ESTREMO APPELLO» – Tutti indossano le magliette «Giorgio non firmare», e dalla piazza, Antonio Di Pietro rinnova «l’ultimo, estremo appello» al Presidente della Repubblica, Napolitano: «Fermi una norma che sancisce definitivamente l’aiuto del Parlamento alla mafia. Chiedere a Napolitano di non prestarsi a questa opera mafiosa è un dovere di ogni cittadino, che di fronte ad un Parlamento che leggi a esclusivo vantaggio dei delinquenti non può che rivolgersi all’ultimo baluardo di democrazia». Un appello che l’Idv rivolge «con la dignità di una forza politica che già sarebbe riuscita a fermare questa legge, se al momento del voto sulle pregiudiziali di incostituzionalità tutte le opposizioni fossero state presenti in Aula». Ora resta solo «l’ultimo baluardo», cioè il Capo dello Stato, per riuscire a fermare una legge che – insiste Di Pietro – fa sì che «soldi che provengono da delitti, possano essere utilizzati. Finora era vietato dal 648 comma bis e comma ter del codice penale, ora si introduce il 648 comma Silvio». Se puo’ interessarti, in borsa si puo’ guadagnare con titoli aggressivi in fase di continuazione del rialzo e difensivi in caso di volatilita’ e calo degli indici, basta accedere alla sezione INSIDER. Se non sei abbonato, fallo ora: costa solo 76 centesimi al giorno, provalo ora!

IL VOTO FINALE – Il via libera definitivo al provvedimento è atteso per le 15 di oggi, dopo il voto di fiducia già incassato martedì in tarda sera dal governo. In aula i deputati stanno proseguendo con l’illustrazione degli ordini del giorno, che saranno poi votati. Se l’esame non si chiuderà in tempo utile per il voto delle 15 il presidente della Camera, Gianfranco Fini, come preannunciato, indirà da regolamento il voto mettendo in atto la cosiddetta «ghigliottina». La legge di conversione del decreto deve infatti essere promulgata dal Quirinale entro sabato 3 ottobre, pena la decadenza. Fini ha rivendicato ieri la correttezza della sua scelta criticando il Senato per aver approvato in prima lettura il decreto dopo 55 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.