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SCUDO FISCALE, A MILANO RUSH FINALE

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(WSI) – La Milano dello scudo fiscale ieri era al lavoro nonostante il lungo ponte di Sant’Ambrogio e dell’Immacolata: troppi i dossier aperti, i clienti in fila, le posizioni da sanare e le fiduciarie da aprire entro il 15 dicembre. Senza contare il mandato di amministrazione emerso come indicazione dall’Agenzia delle entrate solo negli ultimi 15 giorni per by-passare il problema delle case in Svizzera.

È l’ulteriore prova del successo che l’operazione rientro dei capitali starebbe avendo: 80 miliardi di euro sono già stati contabilizzati secondo il quotidiano «Italia Oggi» con un extragettito per il Tesoro di 4 miliardi (pari al 5% dovuto per la regolarizzazione). E altri miliardi sarebbero in arrivo.

Ma la fila e il rush finale non stanno portando solo benefici: evidentemente tra complicazioni emerse in corso d’opera, ritardatari e quella che un banchiere milanese definisce «scarsa collaborazione» da parte degli istituti esteri, c’è anche chi se ne approfitta. Le richieste sono così numerose che alcuni intermediari non starebbero più accettando le richieste di alcuni potenziali clienti e così c’è chi ha fatto lievitare i prezzi.

attilio befera lap
paradisi fiscali – mappa italianiSe per una pratica standard, comprensiva di intestazione fiduciaria, documenti amministrativi con il fisco e consulenza la richiesta era tra i 2.500 e i 5.000 euro ora c’è chi arriva a domandare anche 28-30 mila euro. Un prezzo assolutamente fuori mercato. Intanto con le ultime circolari dell’Agenzia è emersa la possibilità dei «tempi supplementari» per chi potrà documentare cause ostative, cioè oggettivi impedimenti nel riportare entro i termini stabiliti i capitali nel perimetro del fisco italiano, come nel caso di hedge fund che non possono essere venduti all’estero. Salvo poi dover prevedere un conguaglio per eventuali aggiustamenti di prezzi rispetto a quelli stimati e anticipati.

Altro problema che sta emergendo è quello delle banche estere autorizzate presso le quali gli intermediari aprono dei conti di deposito per portare avanti le operazioni di scudo. Anche in questo caso, viste le richieste, alcune banche non stanno collaborando e si stanno rifiutando di continuare ad aprire questi conti. Ma più in generale i problemi sono legati alla complessità dei trust da smontare, ai prodotti che non sono prontamente solvibili o, talvolta, alla confusione degli stessi clienti che non hanno ben chiara la geografia del proprio patrimonio rendendo necessaria una vera e propria investigazione.

PARADISI FISCALI
Laddove si possa dimostrare la causa ostativa, l’operazione di rimpatrio dovrà avvenire in ogni caso il prima possibile e comunque non oltre il 31 dicembre del 2010. I ritardatari dovranno però fare attenzione: per poter accedere ai tempi supplementari bisognerà in ogni caso aver aperto una pratica di rientro (la tassa del 5% va infatti pagata entro il 15 dicembre per permettere allo Stato di contabilizzare il gettito nella chiusura del bilancio annuale). Insomma, anche se non si riuscirà ad aprire la pratica per mancanza di intermediari disponibili a causa del superlavoro degli ultimi giorni non si potrà far leva su questo elemento per avere più tempo.

Anche se tra lo stress degli ultimi giorni e le effettive difficoltà nella gestione dello Scudo tra gli operatori c’è già chi pensa che non sarebbe una cattiva idea la «riapertura» dei termini dell’operazione rimpatrio. Magari con una piccola tassa aggiuntiva, oltre al 5%, per chi non si è mosso con sufficiente celerità non capendo che tra segreto bancario in via di estinzione, nuova lotta ai paradisi fiscali iniziata con l’amministrazione Obama e credibilità dello Stato, non ci dovrebbe essere uno Scudo fiscale Quattro. Almeno così sembra.

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