Società

Scoppiano proteste in Giordania, il Re sotto accusa

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NEW YORK – “Rivoluzione, rivoluzione”, sono queste le grida di protesta che echeggiano nelle strade della Giordania, e questa volta sotto accusa si trova il Re, King Abdullah II, cosa molto rara in un Paese che, almeno finora, ha sempre portato massimo rispetto al proprio sovrano, stando a quanto riporta Al Jazeera

Il motivo di questa “esplosione” del popolo è dovuta all’aumento del prezzo della benzina, annunciato in televisione dal Primo Ministro, Abdullah Ensour’s, braccio destro del Re. Aumento che servirebbe a ripianare un buco di 5 miliardi di dollari nelle casse dello Stato.

Due mila manifestanti si sono recati nella piazza di Amman, sede del Ministero degli Interni e di altri dipartimenti governativi, per una manifestazione improvvisata, dove hanno chiesto le immediate dimissioni del Primo Ministro. I manifestanti tra cui, musulmani, arabi nazionalisti, marxisti e gruppi di giovani hanno preso di mira, come detto, anche il Re. Peccato che qui sia proibito criticare il Re in pubblico, tanto che tale “reato” in Giordania è punibile con tre anni di galera.

“La libertà è di Dio, a dispetto tuo, Abdullah”, questo il principale messaggio inviato al sovrano. Infine, alcune ore più tardi, alcuni manifestanti hanno provato ad abbattere un ritratto del Re che si trovava su un cartellone, ma la polizia ha subito bloccato tutto.