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Scoperta: il curry indiano in grado di rallentare il tumore alla prostata

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New York – La curcumina, una componente attiva del curry indiano, puo’ contribuire a rallentare la crescita del tumore alla prostata in pazienti sottoposti a una cura particolare.

Lo rivela una ricerca condotta dalla Thomas Jefferson University, pubblicata su “Cancer Research”.

Nel condurre i test su pazienti sottoposti a cure convenzionali di “deprivazione androgenica” (terapia ADT), la dottoressa Karen Knudsen e un team di colleghi al Centro di Ricerca sul Cancro Kimmel hanno osservato che la spezia e’ in grado di bloccare due recettori proteici, p300 e CPB, che favoriscono la diffusione del tumore, consentendo al carcinoma di resistere alla terapia ADT.

Dai test di laboratorio e’ emerso che, inibendo i recettori, il curry ha impedito l’espansione della malattia e al contempo ha indebolito le cellule intatte. Di conseguenza, la terapia e’ aumentata di efficacia.

Durante una seconda serie di test, condotti su cavie da laboratorio, i dottori sono stati in grado di confermare i risultati positivi: la curcumina attacca la massa tumorale, bloccandone la crescita e riducendone la dimensione.

Conclude la dottoressa Knudsen: “Questo studio pone le basi per un ulteriore sviluppo della curcumina come un nuovo agente per indirizzare il segnale del recettore degli androgeni. Essa ha anche implicazioni che trascendono il cancro alla prostata dal p300 e CBP e che sono importanti in altre neoplasie maligne, come il cancro al seno”.

Chi l’avrebbe mai detto che la curcumina potrebbe rivelarsi un promettente agente terapeutico antitumorale.