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SANGUE FREDDO SUL BIGLIETTO VERDE

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(WSI) – La settimana appena trascorsa ha portato
nuovamente a un aumento dell’avversione
al rischio, derivante in parte dalle cattive
notizie macro giunte dagli Stati Uniti e
in parte dalle tensioni che si vivono sui
mercati delle materie prime. Questa incertezza
è palpabile sia sul mercato valutario
sia sul nostro mercato azionario, caratterizzato
da alta volatilità e assenza di trend.

Un fatto che rende difficile mantenere un
orientamento ben definito e individuare
quindi i livelli su cui posizionarsi.
Il cambio euro-dollaro (EurUsd) riflette
questo stato di cose, con movimenti che
rimangono confinati all’interno di un trading
range e di un triangolo che ne definisce,
per ora, i limiti di oscillazione. La figura
tecnica descritta, ovvero il triangolo in
formazione, evidenziato anche nel grafico
a lato, mostra i limiti di oscillazione di breve
periodo che sono posti a 1,4960 al rialzo
e a 1,4470 al ribasso. Con il trascorrere
dei giorni il triangolo tenderà a stringersi
fino a quando i prezzi di mercato arriveranno
a violare i livelli della figura, da un lato
o dall’altro.

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Sbilanciandoci in una previsione,
ci pare di poter dire che l’euro dovrebbe
provare un’altra volta a rompere la resistenza
a 1,4960, ma anche nel caso che ciò
avvenga siamo dell’idea che i prezzi potranno
comunque muoversi al di sopra di
1,5000 per breve tempo e per una percentuale
ridotta di rialzo. Il superamento
eventuale di 1,5000 rappresenterà infatti,
a nostro avviso, l’ultima chiamata per l’intervento
delle Banche Centrali a sostegno
del dollaro. Un intervento atto a frenare
anche la corsa dell’euro, i cui livelli – non
solo contro il dollaro – cominciano a provocare
effetti negativi sulla crescita e sulla
congiuntura economica del Vecchio
Continente.

Il superamento di 1,5000 potrebbe creare
infatti panico tra gli investitori e riflessi
preoccupanti anche sugli altri mercati e le
Banche Centrali saranno costrette a intervenire
per evitare che ciò accada.
La correlazione con le materie prime, assai
forte in queste ultime sedute di trading,
fa sì che il superamento dei 100 dollari
al barile abbia prodotto nuove ondate di
vendite della divisa americana, colpita
quindi su tutti i fronti: notizie macro, correlazioni
con gli altri mercati, diversificazione
di riserve valutarie e timori per ulteriori
tagli dei tassi negli Stati Uniti.

Ma questa situazione, ripetiamo, non ci
sembra possa durare a lungo e l’evidente
sottovalutazione del biglietto verde verrà
confermata ben presto anche dai grafici e
dall’analisi tecnica. Fino a che però non
avremo conferme tecniche evidenti – quali
divergenze sugli oscillatori di medio e lungo
periodo – nonché rotture di supporti rilevanti
come quello segnalato a 1,4470,
conviene stare fuori e aspettare che il mercato
si sfoghi andando a produrre gli eccessi
di cui sopra (la rottura di 1,5000 e
l’accelerazione finale) e che sono di solito
la conferma della fine del movimento.

Questi movimenti sono chiamati in gergo
climax o pattern di fine movimento e di
solito sono rapidi, impulsivi e creano per
così dire il «panico» tra quei partecipanti
al mercato che si erano in precedenza posizionati
a favore del biglietto verde. In
queste occasioni il sangue freddo, unitamente
alla consapevolezza della figura tecnica
data dall’analisi grafica, possono rappresentare
l’occasione per impostare operazioni
interessanti di lungo periodo a favore
del dollaro.

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