Economia

S&P: “QE della Bce sarà esteso fino a inizio 2018”

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ROMA (WSI) – Il Quantitative Easing, il programma economico della Banca Centrale Europea per risollevare le sorti economiche dell’Eurozona, potrebbe essere esteso fino a inizio 2018. Questa la previsione dell’agenzia di rating Standard & Poor’s nelle parole del capo economista Emea, Jean-Michel Six.

Nel corso del 2015 Italy Corporate Event, Six ha stimato che lo stock complessivo degli acquisti di bond sarà portato, con l’estensione del programma QE, fino a 2400 miliardi di euro.

La BCE potrebbe fare un annuncio in tal senso nel meeting di dicembre.

A parlare, oggi, in occasione dello stesso evento e sempre di S&P, Renato Panichi, Senior Director Corporate dell’agenzia di rating .

In Italia “abbiamo una ripresa evidente ma contenuta e polarizzata, è molto difficile generalizzare” ma il dato importante è che, dopo anni di contrazione, “ci sarà una ripresa degli investimenti già quest’anno e ancor di più nel 2016”, ha detto Panichi.

“Il tratto caratterizzante di questa ripresa è una significativa polarizzazione, quindi ogni generalizzazione dei messaggi rischia di essere fuorviante. Ci sono settori che faranno meglio rispetto ad altri, aziende che faranno bene e altre no. Le aziende che esporteranno probabilmente saranno in una situazione migliore rispetto alle aziende con focus domestico che faticheranno di più, anche se c’è una ripresa dei consumi domestici, seppur contenuta. In questi settori domestici poi, soprattutto nell’industria pesante, c’è un eccesso di capacità produttiva che deve essere affrontato”.

Sui rischi che incombono sulla ripresa delle aziende italiane, Panichi ha indicato “sono quelli che vengono dall’esterno, il rallentamento di alcune economie, la Cina e gli emergenti, mentre non vediamo rischi particolari dal lato interno perché è già stato raggiunto il minimo e non ci può che esserci una fase di upside, il punto è vedere ora quanto sarà l’upside”.

“Dopo lunghi anni di contrazione, nel 2015-2016 ci attendiamo una ripresa degli investimenti aziendali. Si tratterà di variazioni modeste ma già vedere un segno più dopo anni è incoraggiante, è un segnale importante”.

Le aziende del paese restano però in una situazione di svantaggio rispetto alle rivali europee, per colpa di alcuni fattori come la dimensione piccola, la bassa produttività e la bassa capitalizzazione. Altro fattore negativo: la produttività del lavoro, al palo rispetto agli altri Paesi.

Intanto sempre oggi la stessa Bce ha reso noto che la bilancia dei pagamenti dell’Eurozona ha concluso il secondo trimestre del 2015 riportando un avanzo delle partite correnti di 67,1 miliardi, rispetto a quello di 35,9 miliardi dello stesso trimestre dell’anno precedente.

Il surplus del trimestre si spiega con l’avanzo commerciale delle merci salito a 84,6 miliardi e allo stesso tempo con la flessione del deficit sui redditi primari e secondari, che sono scesi rispettivamente a 9,3 e 29,4 miliardi. Il risultato è stato in parte compensato dalla flessione del surplus nei servizi a 19,4 miliardi.

Guardando al trend di più lungo periodo, si evidenzia un deciso aumento del surplus: nel secondo trimestre l’avanzo delle partite correnti è stato infatti di 294,4 miliardi (2,9% del Pil) rispetto ai 195,7 miliardi (1,9% del Pil) del corrispondente periodo dello scorso anno.

(Aca-Lna)