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Russia stila la lista dei Paesi ostili, c’è anche l’Italia. Cosa succede ora

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Tutti i 27 paesi dell’Unione europea, inclusa quindi l’Italia, ma anche gli Stati Uniti e il Regno Unito: è la lista dei paesi considerati “ostili” dalla Russia. Un elenco, approvato per decreto, in cui spiccano i Paesi che hanno approvato o sostenuto le sanzioni contro Mosca. Ma non solo. La lista include, insieme all’Ucraina (per ovvie ragioni), Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda. Ma anche piccole nazioni, come Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Micronesia. Spicca la presenza – inedita – della Svizzera, che ha rotto la sua tradizionale neutralità per sostenere le misure internazionali contro la Russia.

Paesi ostili alla Russia, che cosa cambia

Secondo quanto stabilito dal decreto, lo Stato, le imprese e i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli.

“La nuova procedura temporanea si applica ai pagamenti superiori a 10 milioni di rubli al mese (o un importo simile in valuta estera)”, si legge nella nota diffusa dalle autorità russe.

Nuove regole quindi per i chi vanta crediti nei confronti del Paese, che vengono divisi in due distinte categorie:

  • i creditori appartenenti ai “Paesi che si impegnano in attività ostili”, che saranno pagati in rubli, anche su titoli denominati in altre valute. In questo caso, le obbligazioni emesse dallo stato russo o da una qualsiasi istituzione pubblica o privata perdono di fatto di valore, alla luce del crollo verticale del rublo.
  • i creditori di Paesi che non hanno imposto sanzioni, che invece potranno invece ricevere il pagamento in valuta estera con un permesso speciale.

L’obiettivo di Mosca è di evitare il default tecnico sui rimborsi che arriveranno a scadenza a breve.

Rublo in caduta libera

Il rublo ha toccato oggi nuovi minimi storici rispetto al dollaro e all’euro risentendo della sempre maggiore pressione esercitata dalle sanzioni occidentali che ora potrebbero anche prevedere un embargo sulle importazioni di petrolio russo anche se la Germania appare restia a proseguire su questa strada.

Per un dollaro occorrono ora 140 rubli contro i circa 70 di fine anno mentre per un euro ne occorrono 152. Il rublo paga anche la decisione comunicata ieri da Moody’s di abbassare ulteriormente il rating sulla Russia in territorio “junk” a Ca da B3 a riflettere il fatto che il rischio di un default sul debito e’ aumentato significativamente.

Nel tentativo di frenare il crollo, la Banca centrale russa ha risposto con un aumento del tasso ufficiale più che raddoppiato al 20% e ha imposto una serie di misure alle imprese private e ai privati per stabilizzare la sua valuta. Ma ad oggi senza successo.