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Rumors su fusione Banco Bpm e Crédit Agricole “già nella prossima primavera”

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Rumors su fusione Banco Bpm e Crédit Agricole “già nella prossima primavera”

Il risiko bancario prosegue la sua marcia nonostante l’emergenza coronavirus. Dopo le indiscrezioni circa la possibile acquisizione di Mps da parte di Unicredit i nuovi rumors vedono protagonista il Banco BPM.
Manca ancora l’ufficialità, ma le indiscrezioni sul futuro matrimonio fra Banco Bpm e Crédit Agricole (CA) sono già generose nei particolari. Per il Corriere della Sera la fusione fra i due istituti bancari, dal quale nascerebbe il secondo gruppo nazionale dopo Intesa Sanpaolo, è stata ritardata solo dal contesto della pandemia – nondimeno, l’affare potrebbe concludersi già nella prossima primavera.

I due istituti sono peraltro già alleati nella società di credito al consumo Agos, detenuta al 39% da Banco Bpm e per la parte restante da CA. Secondo uno studio di Mediobanca la banca francese potrebbe prendere una quota oltre il 30% di Banco-Bpm evitando anche l’obbligo di Opa totalitaria, afferma Confedercontribuenti nel descrivere “un’operazione che sarebbe di sicuro interesse per i francesi, che consoliderebbero la loro posizione nel Nord-Est, e che vedrebbe però finire sotto la loro bandiera il terzo gruppo bancario italiano”.

L’organigramma e le sinergie

Sotto il profilo dell’amministrazione Giampiero Maioli, attuale ad di CA, andrebbe a ricoprire la carica di presidente mentre l’attuale ad di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, manterrebbe lo stesso incarico nella società post-fusione.

Le sinergie del gruppo risultante andrebbero a sfoltire di 300 unità i 2.908 sportelli che, ad oggi, risulterebbero dalla somma delle due banche. Il gruppo Banco Bpm-CA conterebbe 32mila dipendenti e asset totali per oltre 252 miliardi di euro, di cui 179 relativi a Banco Bpm e 73 a CA. I proventi operativi combinati arriverebbero a 6 miliardi, con un utile netto da 1,1 miliardi di euro.

Secondo quanto riferisce il Corriere le maggiori “criticità” ancora sul tavolo sarebbero “soprattutto di natura politica, visto che il Crédit Agricole è francese”, mentre dal punto di vista funzionale nessuno dubiterebbe del senso dell’operazione: “Si creerebbe un gruppo solido, con ragionevoli sovrapposizioni che diminuirebbero alla luce dell’aggiornamento del piano industriale e con buone prospettive di crescita”.