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Rublo, vendite scatenate. Tonfo peggiore dalla crisi russa del 1998

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ROMA (WSI) – Ennesimo tonfo del rublo, che ha riportato il calo giornaliero peggiore dalla crisi russa del 1998, scendendo nelle ultime ore fino a oltre -7% rispetto alla chiusura di venerdì 28 novembre, al minimo di 53,9 nei confronti del dollaro. La perdita estende il crollo da inizio anno a -40% circa. Contro l’euro, la divisa è scesa fino a 64,50. Stando agli ultimi rumor sui mercati, la Banca centrale russia avrebbe deciso di intervenire, acquistando rubli dopo i ripetuti tonfi della seduta odierna.

A incidere sulla valuta, la scua ribassista dei prezzi del petrolio. Forti a questo punto le pressioni sulla Banca centrale della Russia affinché agisca per tornare a intervenire sul mercato dei cambi. L’istituto si è astenuto da ogni tipo di intervento dagli inizi di novembre, quando ha permesso alla moneta di oscillare liberamente abolendo la banca entro la quale era stata scambiata fino ad allora.

Gli analisti ritengono che il tonfo dei prezzi del petrolio ha azzerato gran parte dell’effetto di stabilizzazione raggiunto attraverso la libera fluttuazione del cambio. Da segnalare che le entrate legate all’estrazione di petrolio e gas hanno inciso sulle entrate fiscali della Russia per più della metà lo scorso anno. Sempre il petrolio e il gas rappresentano inoltre una quota di quasi il 70% delle esportazioni del paese.

L’indebolimento della valuta sta strangolando gli investimenti del paese, che dipende praticamente in tutto dalle importazioni a parte le materie prime di cui è ricco; altra conseguenza, il rublo più debole rende anche più costoso per le banche e società russe onorare i debiti esteri. Stando alla Banca centrale, le banche e altre società hanno un debito estero di $614 miliardi, di cui $31 miliardi che scadono a dicembre e altri $98 miliardi da rimborsare prima della fine del 2015. (Lna)

Fonte da cui l’articolo è stato estrapolato

Financial Times