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Roma blindata, parte il corteo degli studenti

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(WSI) –Tornano di nuovo in piazza gli studenti italiani, a Roma e in tante città, in vista dell’approvazione definitiva al Senato del ddl di riforma dell’università. Stavolta, però, hanno assicurato gli studenti, la protesta dovrebbe assumere toni diversi dal 14 dicembre, anche perchè nessuno dubita che il ddl verrà approvato, nonostante i ritardi per il caos di ieri sul voto degli emendamenti.

La manifestazione non punta verso il ’triangolo del potere’ Camera-Senato-palazzo Chigi, bensì verso la zona est della città: vial dell’Università, viale Regina Elena, scalo San Lorenzo, Pigneto, Porta Maggiore, Casilino. Gli studenti hanno garantito già dal 21 che non sarà violata la zona rossa e che la loro protesta sarà ironica, imprevedibile e fantasiosa. «Lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo in altrove».

PACCHI REGALO – Ad aprire il corteo uno striscione con su scritto «Noi soli nella zona rossa voi liberi per la città», firmato studenti per lo sciopero generale. Sempre in testa al corteo oltre agli ormai noti book-bloc, gli scudi con su scritti i titoli dei classici della letteratura, gli studenti tengono in mano dei pacchi regalo simbolici con su scritte delle richieste che vengono consegnati mano a mano. Uno è stato consegnato al Policlinico Umbetti I in polemica con la Parentopoli alla Sapienza. Tra le scritte «Basta veline in Parlamento», «Abilizione legge 30 sulla precarietà», «Fuori i corrotti dal Parlamento»

ALLA SAPIENZA – Cappelli da Babbo Natale, maschere che richiamano il film ‘V per Vendettà e ‘waka wak’a anti Gelmini, coppie che girano con cartelli “Padre” e “Figlia”: gli studenti che si sono dati appuntamento in piazzale Aldo Moro cercano di esorcizzare la pioggia che comincia a cadere su Roma.

Alcune centinaia gli studenti che attendono di dare il via alla manifestazione che tutti definiscono «a sorpresa». Compaiono i primi striscioni: su uno il Dante Alighieri di «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza». All’ingresso della cittadella universitaria è stato srotolato striscione con su scritto «Zona rossa per il ddl Gelmini».

Imponente lo schieramento di forze dell’Ordine: camionette della Polizia presidiano i varchi d’accesso alla piazza, ma per il momento a prevalere è la goliardia. In tanti si sono presentati Costituzione alla mano, altri con stralci degli articoli della Carta Costituzionale copiati su grandi cartelli. Moltissimi anche i giornalisti e operatori. Un piccolo gruppo vestito da Babbo Natale vuole portare un pacco alla Cgil con dentro la richiesta di sciopero generale.

La zona sotto controllo ZONE VIETATE – Il centro di Roma è comunque blindato, la questura ha previsto istituita una zona di guardia (guarda la mappa) per impedire che manifestanti arrivino nelle zone delle aule parlamentari e della sede del governo. Ma non sembra affatto questa l’intenzione degli studenti che vogliono dimostrare oggi che il loro intento non è di seguire i gruppi teppisti che hanno provocato gli scontri della scorsa settimana, nonostante «il clima provocatorio avuto dalla Questura in questi giorni», spiegano, tant’è che non è stato neanche avanzata alla Questura richiesta di autorizzazione a sfilare in centro. Lo slogan dei blitz del 22 è «Liberi per la città».

LETTERA A NAPOLITANO – E oggi verrà consegnata al capo dello Stato una lettera, scritta dai collettivi studenteschi della Sapienza, per chiedergli di non firmare il ddl Gelmini: «Non firmi – dicono gli studenti – sarà così in piazza anche lei al nostro fianco».

I collettivi universitari si recheranno inoltre mercoledì, con una delegazione, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per interloquire cioè con chi ha detto «che bisogna ascoltare il nostro disagio»: gli sarà quindi recapitata una lettera. Se Napolitano firmerà la legge Gelmini «sancirà la cancellazione del diritto allo studio» scrivono nella lettera al Presidente della Repubblica gli studenti in mobilitazione della Sapienza.

In uno dei passaggi cruciali della lettera, affidata all’Ansa, gli studenti scrivono: «Se porrà la Sua firma alla legge Gelmini Lei sancirà la cancellazione del Diritto allo Studio, uno dei diritti fondamentali della Costituzione intesa come patto fondante della nostra società, che garantisce equità e democrazia».

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