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Robinhood solleva “un problema generazionale” per i gestori di Wall Street

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Il fenomeno delle app di trading online dal design accattivante sta sollevando nuovi dubbi anche nelle menti dei grandi gestori di fondi di Wall Street. Trascinati dal fenomeno Robinhood, la app di trading senza commissioni che spopola negli Stati Uniti (ma ancora non disponibile in Europa), le nuove generazioni di investitori andrebbero alla ricerca di coreografie coinvolgenti e moderne anche quando si parla di una cosa piuttosto seria come il denaro. E anche di performance strabilianti da ottenere in poco tempo.

Robinhood è nata nel 2013 per rendere l’attività di trading più economica e più semplice. Ma anche la leggerezza sembra parte del Dna della app, che, ad esempio, inonda lo schermo di coriandoli quando un titolo viene acquistato. Questo dice poco sulla qualità della app, ma molto sul target di riferimento.

Il timore dei gestori

In un’intervista riportata da Bloomberg Will Danoff, gestore di uno dei maggiori fondi comuni al mondo il Fidelity Contrafund, condivide i timori di molti colleghi di Wall Street: le nuove generazioni potrebbero gradualmente abbandonare il “vecchio mondo” dei fondi comuni.
Il Contrafund quest’anno non ha certo avuto problemi di performance, con un +21% che si confronta con un ben più contenuto attivo del 6,2% dello S&P 500; eppure, i deflussi netti si sono fatti sentire per miliardi.

Secondo Danoff, che ha in gestione 230 miliardi di dollari, il problema avrebbe a che fare con una cultura che sta cambiando.

“C’è un problema demografico”, ha raccontato Danoff a Bloomberg, “dobbiamo essere attraenti per la generazione Z e anche alla generazione più giovane, e fortunatamente penso che la nostra app sia abbastanza buona. Ma sai, un tipico GenZ-er potrebbe non essere così interessato a possedere un fondo comune di investimento“.

Complice anche la crescente diffusione dei roboadvisor, la popolarità di strumenti low cost come Etf e index funds è cresciuta costantemente. Gli Etf globali hanno raggiunto per la prima volta la soglia dei 7mila miliardi di dollari in gestione nel corso del 2020. Inoltre, gli Aum riferiti ai gestori attivi negli Stati Uniti ormai sono al di sotto delle controparti a gestione passiva.

“Quando ho iniziato nel 1990, c’erano 261 fondi azionari, e ora ce ne sono migliaia”, ha raccontato Danoff, “ci sono migliaia di hedge fund. Ci sono migliaia o milioni di investitori Robinhood. Ci sono fondi sovrani, eccetera. Quindi non c’è dubbio che sia diventato un mondo molto, molto più competitivo “.