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RIPRESA LENTA IN USA, L’EUROPA ASPETTA IL 2004

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Il secondo semestre del 2003 (quello in cui doveva scattare la ripresa) è finalmente arrivato e la gente si domanda: ci siamo? Si parte? Fra gli esperti, ma soprattutto fra i broker di Borsa, c’è ancora chi sostiene che, attenti, si parte davvero e sarà anche una partenza alla grande. Partenza che, è ovvio, si tirerà dietro anche le Borse e i listini di mezzo mondo. Le obbligazioni crollerebbero e ripartirebbe il gran circo degli affari (collocamenti in Borsa, aumenti di capitale, scalate. ecc.).

Di contro, c’è chi invece pensa che la seconda parte del 2003 e, a questo punto, anche il 2004, saranno una ripetizione del semestre che ci siamo appena lasciati alle spalle.

Dove sta la verità? Rispondere, naturalmente, non è facile. Anche perché devono (e possono) ancora accadere tante cose in grado di spostare la partenza della ripresa e la sua intensità. Ma, per stare con quello che si conosce oggi, è possibile tentare una risposta. Come traccia possiamo seguire un egregio lavoro degli economisti di Cofiri Sim che hanno appunto tracciato in un loro paper interno una sorta di bilancio dell’economia mondiale a metà 2003.
La prima avvertenza che si può dare al lettore è quella di rimettere in frigorifero lo champagne.

Se non c’è alcun crollo dell’economia e della civiltà occidentale, non c’è nemmeno la ripresa fulminante e trascinante che molti in Borsa ancora sognano. C’è un progressivo dipanarsi della crisi, in America, con una ripresa che via via prende forza. E c’è, invece, un lento ristagnare in Europa, in attesa che arrivino i benefici effetti della ripresa americana.
Il 2003 negli Stati Uniti dovrebbe chiudere con una crescita intorno al 2,2 per cento, e questo grazie soprattutto a una certa accelerazione proprio nella seconda parte dell’anno.

Da notare che, comunque, continuano a farsi sentire i due “freni” che da tempo stanno impedendo all’economia americana di volare: consumi e investimenti. Nel 2003, ad esempio, la crescita dei consumi privati, nonostante tutti gli stimoli e il denaro a basso costo, sarà solo del 2,5 per cento. Nel 2002 era stata del 3,1 per cento. E anche nel 2004 i consumi continueranno a muoversi lentamente: è prevista infatti una solo loro crescita del 2,9 per cento, più alta di quella del 2003, ma ancora inferiore a quella del 2002.

La ripresa degli investimenti in macchine e impianti è in corso, ma procede con calma quasi piatta, anche perché nel primo trimestre del 2003, e nel secondo, erano diminuiti ancora. In sostanza, nel 2003 gli investimenti in macchinarti cresceranno in America solo dello 0,1 per cento. Quindi: consumi prudenti e investimenti quasi assenti. Questo è il panorama degli Stati Uniti in questa seconda metà dell’anno. Anche se va segnalato che gli investimenti da valori da incubo (meno 4-5 per cento nei primi due trimestri dell’anno) passano a valori positivi e interessanti.

Nel 2004 questo processo di consolidamento della ripresa dovrebbe continuare e quindi la crescita complessiva dell’economia americana arriverà vicino al 2,8 per cento. Siamo lontani, come si vede, dalla crescita vicina al 4-5 per cento immaginata da alcuni. Insomma, il passo dell’economia degli Stati Uniti accelera, ma rimane un passo da fondisti, non da scattisti.
Va detto che con gli economisti di Cofiri Sim sono d’accordo anche i banchieri interpellati ogni mese dall’ “Economist”, i quali prevedono per gli Stati Uniti una crescita 2003 pari al 2,3 per cento (contro il 2,2, di Cofiri). Su questo punto, quindi, sembra esserci una sostanziale convergenza. Dove invece i banchieri interrogati dal settimanale inglese sembrano essere più positivi è per quanto riguarda il 2004.

Essi “vedono” infatti un’economia americana che cresce al ritmo del 3,4 per cento. Il pronostico, però, è ancora molto aperto, visto che questo 3,4 per cento di crescita nel 2004 è una media calcolata dal settimanale. Le risposte dei banchieri andavano da chi vedeva una crescita appena del 2,2 (analoga quindi a quella del 2003) a chi vedeva una crescita-boom del 4,4 per cento.
La strada verso il 2004, insomma, è ancora lunga e forse non è sbagliato mettere in cantiere la possibilità di qualche sorpresa, nel bene e nel male.

E quindi si ritorna alle nostre osservazioni iniziali: quello che per ora si vede con sufficiente chiarezza è un’economia americana che si muove lentamente, consolidando la propria ripresa settimana dopo settimana, ma senza strappi e sempre con qualche timore (come peraltro testimoniano le periodiche esternazioni del presidente della Federal Reserve Alan Greenspan).

Se questo è il quadro americano, quello europeo merita davvero pochissime righe: si aspetta che “là” ci sia la ripresa, affinché ne arrivi un po’ anche qui. Per il momento gli economisti di Cofiri Sim assegnano all’area euro una crescita 2003 pari allo 0,6 per cento (meno di un terzo quindi di quella americana). E per il 2004 non si va più su dell’1,8 per cento. E questa volta c’è accordo completo con i banchieri interpellati dall’ “Economist”, che vedono appunto per l’Europa (area euro) una crescita dello 0,6 per cento nel 2003 e dell’1,7 per cento per il 2004. Idem per l’Italia.

Fra questi banchieri, comunque, ne esiste anche un gruppetto che immagina per l’area euro una crescita di appena l’1,1 per cento nel 2004. In un certo senso, ci stanno mandando un avvertimento.

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