Economia

Riforma popolari: la difesa di Carlo De Benedetti

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ROMA (WSI) – Incontrò sia il premier Matteo Renzi che il vice direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta che parlarono dell’imminente riforma delle popolari ma nessuno di loro accennò né ai modi né ai tempi delle misure. A parlare è l’ingegnere Carlo De Benedetti e lo fa dinanzi alla Consob l’11 febbraio del 2016.

La Commissione nazionale per le società e la Borsa presieduta quell’anno da Giuseppe Vegas convocò De Benedetti in qualità di presidente della Romed, società di trading presieduta fino a gennaio 2015. L’accusa mossa all’ingegnere era di abuso di informazioni privilegiate con riguardo a operazioni effettuate da Romed Spa il 16 e il 19 gennaio 2015 su azioni ordinarie Banco Popolare, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Milano, Ubi Banca, Credito Valtellinese e Banca Popolare di Sondrio. Secondo De Benedetti, se avesse saputo del decreto delle popolari non avrebbe investito la misera somma di 5 milioni.

Prima che il governo Renzi varasse la riforma delle Popolari qualcuno operò a Piazza Affari sui titoli delle banche coinvolte, “un’operatività potenzialmente anomala di alcuni intermediari, in grado di generare plusvalenze per 10 milioni di euro“, disse l’allora numero uno di Consob, Giuseppe Vegas.

L’ingegnere si difende raccontando degli incontri avvenuti con Renzi e Panetta da cui capì solo dell’imminete riforma e niente più.

“Ero tornato dalle vacanze ed ero andato a trovare Panetta in Banca come faccio abbastanza abitualmente o con lui o con Visco, una volta al mese una volta ogni due mesi, non c’è una scadenza precisa ma, diciamo, una consuetudine precisa. Mi ha detto, “guardi, l’unica cosa, sono negativissimo, sono pessimista, solo lei si illude. Guardi! L’unica cosa positiva che mi pare che finalmente il governo si sia deciso ad implementare quella roba che noi chiediamo da anni e cioé: la trasforma …, la riforma delle, delle popolari”. Per dire: non mi fece altra affermazione, né date, né di, né di quando, né di che cosa, in che cosa sarebbe consistito, ecco!”.

Con Renzi De Benedetti si incontrò il giorno dopo durante una colazione a Palazzo Chigi.

“Accompagnandomi all’ascensore di Palazzo Chigi mi ha detto: “Ah! Sai, quella roba di cui ti avevo parlato a Firenze, e cioè delle Popolari? La facciamo”. Ma proprio mentre un commesso stava aprendo la porta dell’ascensore, quindi non fu parte della conversazione durante la colazione, fu proprio nel dirci: ciao, arrivederci (…) Non mi ha detto con che. Ero già un piede sull’ascensore; non mi ha detto se le faceva con un decreto, con disegno, quando. Non mi ha detto niente, però mi ha detto sta’ roba riferendosi ad una conversazione più ampia che avevamo avuto ancora a Firenze su che cos’erano le cose che lui doveva fare”.

Un’altra conversazione, questa volta telefonica che viene trascritta, coinvolge De Benedetti e il  broker della Intermonte Sim, Gianluca Bolengo.

Faranno un provvedimento in cui le p… il governo farà un provvedimento in cui le popolari per togliere la storia del voto capitario nei prossimi me… (incomprensibile) una o due settimane

De Benedetti si difende dalle accuse:

“A gennaio di quell’anno,  l’operatività della Romed è stata di 620 milioni di cui 5.066.451 solo Popolare, cioè per dirle che questa è un’operazione fuori size perché lei prende tutte le altre operazioni sono almeno da 20 milioni. Quindi noi 5 milioni per noi è un’operazione che non facciamo … d’altronde noi facciamo 20 miliardi all’anno, se fossimo andati avanti con 5 milioni non li faremmo mai. Ma se io avessi saputo avrei fatto 20 anche sulle Popolari, o di più, e ho fatto meno!… ma perché l’avrei fatta così piccola? Se avessi saputo? (…) con le nostre controparti … avevamo fatto 620 milioni, di cui le Popolari solo 5. Tutte le altre operazioni hanno il taglio di 20, ma se io avessi saputo, avrei fatto 20 anche sulle Popolari, o di più, e ho fatto meno! Cioè è una roba che è un controsenso. Cioè questa è la prova provata che, che io non sapevo niente della, della, dei tempi…”.