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Rettifica consumi, come richiederla in caso di errore bolletta

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ROMA (WSI) – È capitato a tutti che i consumi espressi in bolletta vengano sovradimensionati per errore e che la bolletta dell’energia
risulti troppo cara. Come fare per richiedere la correzione della fatturazione? Vediamo con questa guida come comportarci di fronte ad una bolletta troppo alta.

Generalmente il conteggio dei consumi di energia elettrica avviene grazie al contatore elettronico, che automaticamente rivela i nostri consumi e ci consente di pagare solo il consumo effettivo, evitandoci l’autolettura.

Cosa succede, invece, dove è ancora installato un vecchio contatore? Si deve procedere “come ai vecchi tempi”, ovvero con il calcolo basato sulla stima degli ultimi consumi medi effettuati. Questo tipo di calcolo può portare a pagare molto di più di quanto non siano i nostri reali consumi. Il rimborso, in questi casi, è previsto a fine anno con conguaglio.

C’è una soluzione per non pagare di più di quanto dovuto? Per legge i distributori sono obbligati ad una lettura all’anno, mentre per le altre fatture si basano sulla stima dei consumi. L’unico modo che i consumatori hanno, dove è installato un vecchio contatore, per evitare la stima dei consumi è di fare l’autolettura. Comunicando i dati al distributore, si è certi che verranno fatturati solo i consumi reali di quel periodo.

Per quanto riguarda la stima dei consumi, è da sottolineare che il fornitore è sempre obbligato ad informare il consumatore dei criteri di calcolo utilizzati per la stima. Se nel libero mercato, queste informazioni sono espressamente indicate nel contratto, per quanto riguarda il servizio di maggior tutela, ci si basa sulla bolletta.

Chi ci tutela? Come richiedere la rettifica dei consumi? Per prima cosa è bene rivolgersi al servizio clienti del proprio fornitore e, se non si ottiene una risposta adeguata, è possibile inviare una raccomandata A/R alla compagnia, richiedendo la rettifica. Sul sito delle compagnie sono presenti moduli già predisposti per questa richiesta.

Il fornitore è tenuto a fornire una risposta entro 40 giorni e, se la risposta è a nostro favore, a provvedere al rimborso entro 90 giorni. Se passa inutilmente questo termine, senza che il fornitore abbia provveduto al rimborso, ecco che allora scattano degli indennizzi automatici per il ritardo. Questi ultimi prevedono un rimborso di 20 euro tra i 90 e 180 giorni di ritardo, fino a 60 euro superati i 270 giorni di ritardo.

Se, nonostante tutto, non si riuscisse ad ottenere nessuna risposta esaustiva dal fornitore, né la volontà di rimborsarci, come ultima analisi è possibile rivolgersi direttamente all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, per segnalare il disservizio.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Super Money – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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