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Renzi vince duello TV con Bersani, ma Vendola lo blocca: “subalterno ai poteri forti”

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Roma -Primo e ultimo confronto diretto tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi su Rai1, che secondo un instant poll condotto da Quorum per La Stampa è finito a vantaggio del sindaco. Infatti per il 49% dei telespettatori è stato lui il più convincente, mentre secondo il 38% è stato il segretario del Pd a prevalere nel dibattito. Il 15% dei lettori, inoltre, dice che “potrebbe aver cambiato idea su chi votare” e per il 13% si è trattato di un pareggio. Nel corso del faccia a faccia, durato 1 ora e 45 minuti sono stati tanti i temi affrontati, dalla lotta all’evasione fiscale fino alle alleanze. Netto, a differenza di Bersani che punta a includere i moderati, il no di Renzi a un’alleanza con l’Udc.

Alla fine, i due candidati alla premiership del centrosinistra si sono abbracciati. Gli errori del passato del centrosinistra sono il filo conduttore delle risposte di Renzi. “Sulla politica industriale abbiamo qualcosa da farci perdonare”, incalza affondando sul conflitto di interessi “la dimostrazione più drammatica che abbiamo fallito” così come lo scalone di Damiano è la prova per cui “chiedo la rottamazione della classe dirigente del passato”. Quando il sindaco aggiunge che “nella riforma Berlinguer l’unica cosa di sinistra è il nome”, Bersani fa una smorfia di irritazione.

L’altolà del leader Pd arriva quando il sindaco evoca il rischio che “finisca con l’Unione del 2008” in un’alleanza da Vendola a Casini che “più che odore di sinistra ha odore di inciucio”. “Attenzione a non usare gli argomenti dell’avversario”, alza la voce per la prima e unica volta Bersani.

Entrambi concordano sul fallimento della sinistra sulla legge per il conflitto di interessi. Diversa anche la posizione sulla Palestina Paese osservatore Onu, a cui il segretario, a differenza dello sfidante, è favorevole, ma anche pensioni e finanziamento pubblico ai partiti. Renzi ha anche insistito sull’abolizione dei vitalizi e su un governo formato da 10 ministri, contro il doppio dell’avversario, che ha però sottolineato un forte impulso al rinnovamento. Risposte rapide, al massimo due minuti, e pubblico diviso a metà tra bersaniani e renziani. Tutti giovanissimi, per lo più di Firenze e Roma, i sostenitori nello studio, 40 per ciascun candidato.

Ma, al di là della disputa tra vecchio e nuovo, non mancano i punti di accordo sui diritti civili come sugli Stati Uniti d’Europa. Un confronto in cui i due avversari puntano ad evidenziare i propri punti di forza, uniti, come entrambi ammettono, “dalla passione politica”. Ma divisi per Renzi dall’”idea del futuro perché io non vedo un futuro con le vecchie glorie che accompagnano Bersani”; mentre il segretario mette l’accento sulla distanza “nell’idea di rinnovamento: io voglio che la ruota giri, ma non prendendo a calci l’esperienza”.

Il leader di Sel oggi ha attaccato il sindaco di Firenze dicendo che “non vuole l’alleanza con Casini perché è Casini”.

“Mi colpisce che Nichi vada su un armamentario ideologico del passato – dice Renzi – Mi dice che non sono di sinistra, che sono un liberista. Ma cos’e’ liberismo? Fare accordi con don Verzé come ha fatto lui?”.

A stretto giro di posta la replica di Vendola, conversando con i giornalisti in Parlamento: “Matteo Renzi è molto ambiguo sui nodi della pace e della guerra nel mondo: è difficile prendere lezioni sul conflitto israelo-palestinese per chi come noi ritiene un punto assoluto la difesa del riconoscimento dell’esistenza del popolo palestinese. Essere ambiguo su questo e non indignarsi perché c’è un popolo che è prigioniero è sintomo di subalternità ai poteri forti che caratterizzano questo singolare rivoluzionario”.

IL LIVEBLOG DEL DIBATTITO:

23.10 – Bersani: “Colpire la mafia a livello economico” – “La cosa più importante è far capire che siamo di fronte ad un problema nazionale, al sud le mafie occupano il territorio e al nord si inseriscono nell’economia perché hanno soldi e liquidità. Bisogna colpirli da lì e vanno quindi rafforzate le norme inserendo il reato del falso in bilancio e il reato di scambio di voto mafioso. Al nord dico: basta stereotipi perché se no lasciamo soli sul fronte gente per bene”. Così Pier Luigi Bersani chiede un cambio di passo nella lotta alla mafia. “Ho chiuso la campagna per le primarie a Cinisi – sostiene Renzi – compiendo i 100 passi da casa di Impastato a casa di Badalamenti, poco più di un simbolo, certo la lotta alla mafia va fatta con le azioni. Più mezzi alle forze dell’ordine, nel paese che noi faremo capo polizia no 600 mila euro e poliziotti 1300 euro. Poi è fondamentale la scuola, serve una scommessa culturale”.

23.02 – Bersani: “Con Renzi ci separa idea di rinnovamento” – “Ci unisce la passione politica e ci divide l’idea di rinnovamento: la ruota va fatta girare senza prendere a calci l’esperienza. Bisogna chiedergli di dare una mano a far girare la ruota, questo lo chiedo e ci sarà”.

23.00 – Bersani: “Stop a F-35?. Renzi: “Non fare demagogia” – Chiusura della missione in Afghanistan nel 2013 e rivedere la questione degli F-35: “A Obama direi parliamone vedendo come si può risanare la cosa”. Bersani avanza la sua proposta, ma Renzi replica: “Sull’Afghanistan la chiusura è già decisa nel 2014, sugli F-35 io ho proposto il dimezzamento ma non dipende da noi. Non facciamo demagogia, proprio te Pierluigi”.

22.56 – Bersani e Renzi: “Femminicidi una vergogna, fare di più” – Una “vergogna”, uno “scandalo”. Così i due sfidanti alle primarie del centrosinistra, Renzi e Bersani parlano della violenza sulle donne. Il segretario Pd ricorda di aver firmato da poco una proposta di legge che ridefinisce le pene prevede formazione ed educazione, tutele alle donne e sostegno ai centri antiviolenza. “Da lì possiamo partire”, spiega. D’accordo anche il sindaco di Firenze che poi si appella ai media per “chiamare le cose con il loro nome” e non definire più i femminicidi “delitti passionali” ma omicidi.

22.53 – Bersani: “Diritti a coppie di fatto, che Casini sia d’accordo o no” – Una legge sui diritti alle coppie omosessuali “che Casini sia d’accordo o meno”. Il segretario del Pd ha parlato poi di una legge legge sull’omofobia: “Cerchiamo di civilizzarci un pò, un pò di norme ragionevoli”.

22.50 – Ministri: 10 per Renzi, 20 per Bersani ma ‘giovani’ – Da snelli a mini, i due candidati delle primarie del centrosinistra puntano comunque a governi sobri. “Io vorrei 10 ministri, si può fare, e un numero di sottosegretari che siano sufficienti. Il modello è l’Unione al contrario… E vorrei 5 donne”, ha risposto Matteo Renzi, durante la sfida tv, alla domanda sull’eventuale composizione del suo governo. “Venti ministri almeno perché se no non bastano”, ha sottolineato Pier Luigi Bersani, “20 vanno bene, metà uomini e metà donne e con un rinnovamento generazionale molto netto. Serve una generazione nuova, non prima di esperienza perché sarebbe un danno per il Paese”.

22.45 – Bersani: “Più equità e lavoro” – “Tutti sentiamo che dobbiamo andare un po’ oltre, senza rinnegare il rigore e la credibilità, ma mettendo dentro più equità e lavoro”. Lo ha spiegato Pier Luigi Bersani, rispondendo a una domanda sul governo Monti.

22.40 – Renzi: “Da soli perso? Attenzione a non ricreare Unione” – “Quando siamo andati da soli l’ultima volta avrà pure vinto Berlusconi ma quando abbiamo fatto le grandi alleanze” c’è sempre stato qualcuno degli alleati che ci ha fatto cadere. Per Renzi “a furia di tenere tutti insieme si finisce come l’Unione”, attacca. “Spero tu apprezzi lealtà con cui ti diciamo in faccia le cose. Tu hai tanti che ti dicono sì perché sperano di essere retribuiti con un posto”, incalza Renzi che ‘in faccia’ dice a Bersani: “Se noi vinciamo” non vorrei che “ci rimandano a casa un’altra volta dopo due anni perché ci si è messi a discutere tra chi l’agenda Monti la vuole e chi no. Ecco le primarie servono per dire prima, le cose che si vogliono fare. E io le ho in mente chiarissime”. Poi Renzi ha aggiunto: “Bene la carta d’intenti ma chi vince le primarie ha diritto di avere l’accordo e la fiducia di chi lo ha sostenuto. Non facciamo come l’altra volta. Per me l’Udc è fuori, anche quello siciliano, anzi soprattutto quello siciliano”.

22.37 – Bersani: “Non usare argomenti dell’avversario” – “Attenzione a non usare gli argomenti dell’avversario: eravamo 12 partiti, da Rifondazione a Mastella, e non c’era il Pd che è il primo partito di questo Paese”. Pier Luigi Bersani ha replicato così, dopo l’ennesimo attacco di Matteo Renzi all’ultimo governo di centrosinistra.

22.34 – Supporter Renzi provengono da comitati, quelli di Bersani da sezioni Pd – Grintosi quelli di Matteo Renzi, sicuri della vittoria di domenica prossima quelli di Pier Luigi Bersani. I supporter arrivati negli studi Rai per assistere al confronto tv tra i due contendenti alla premiership di centrosinistra sono giovanissimi – tra i 20 e i 25 anni in media – giunti per lo più da Firenze per Renzi, prevalentemente dalla Capitale per Bersani. I ragazzi a sostegno di Renzi arrivano dai comitati nati a favore del primo cittadino fiorentino, mentre i supporter di Pier Luigi Bersani sono stati ‘pescati’ prevalentemente dalle sezioni di partito. Quasi tutti emozionatissimi, sono arrivati negli studi Rai alla spicciolata, muniti di documento d’identità e fiduciosi nel risultato. “Matteo ieri a Porta a Porta è stato grandissimo – dice Andrea, 21 anni – sono certo che oggi farà benissimo. E domenica possiamo farcela”. “Bersani però può contare sulla sua esperienza – ribatte Andrea, studente di 24 anni – e non è poco. Non temiamo nulla, la vittoria il segretario ce l’ha in pugno e stasera lo dimostrerà”.

22.29 – Renzi: “La riforma Berlinguer di sinistra aveva solo il nome” – “Se 16mila giovani non vanno all’università c’è un problema e se chi vuol studiare e non può, questa è una ferita alla dignità umana. Miracoli non ne prometto ma mi impegno“. Lo dice Pier Luigi Bersani al confronto con Matteo Renzi. Ribatte il sindaco: “Sono d’accordo con Bersani a dire ‘bravi’ agli insegnanti” ma evidenzia come la “riforma Berlinguer di sinistra aveva solo il nome. Ha ragione Bersani a dire che bisogna dire bravi agli insegnati, ma noi li abbiamo presi a ‘ciaffate’”.

22.23 – Renzi: “Accordo con Casini profuma di inciucio” – “Credo che non dovremmo fare l’accordo con Pier Ferdinando Casini. Vendola chiede a Bersani qualcosa che profuma di sinistra”, ha ricordato Renzi, “questa ipotesi profuma molto di inciucio…”. “Abbiamo già dato. Casini è rispettabilissimo”, ha assicurato, ma non si può dire “facciamo un’alleanza con i moderati perché Casini vada in franchising a prenderci i voti dei moderati”.

22.23 – Renzi d’accordo con riforma Fornero. Bersani: “E esodati?” – Botta e risposta tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani sulla riforma delle pensioni. Il sindaco di Firenze l’ha difesa, il segretario del Pd ha chiarito che non mollerà sulla questione esodati. “Sarebbe facile dire sì torneremo indietro, si andrà in pensione prima. Io dico di no. Dobbiamo pagare un tributo alla serietà”, ha spiegato il sindaco di Firenze. Vivendo più a lungo è naturale andare in pensione un po’ più tardi. Qualcosa va rimesso a posto, non solo sugli esodati, ma non puoi pensare di metterla in discussione. Non si arrabbia solo l’Europa, ma le nuove generazioni”. Non la pensa del tutto così Bersani. “Avremmo dovuto immaginare un sistema di uscita flessibile in un range anche alto, anche ai 70 anni”, ha ricordato, invece si è scelta una strada radicale “con gente che è rimasta senza soldi” e ora costerà di più affrontare il tema esodati. “Non voglio ribaltare la riforma Fornero, però non posso ritenere chiusa la riforma finché non si trovare una cosa per questi esodati”, ha chiarito Bersani, “e continuo a pensare che un meccanismo più flessibile in uscita sia la cosa più ragionevole. Non c’è niente da stravolgere, bisogna tenere in equilibrio il sistema”.

22.22 – Bersani: “Sì a doppio turno e apertura ai moderati” – Il sistema del cuore è il doppio turno di collegio, in cui le alleanze le decidono i cittadini, per l’immediato si riorganizza il campo dei progressisti che si apre ai moderati. Pierluigi Bersani, durante il duello tv con Matteo Renzi, risponde alle domande dei comitati e sulla legge elettorale ribadisce: “La migliore è un doppio turno di collegio e se abbiamo la maggioranza la riporoporremo, in un sistema parlamentare e non in un sistema presidenziale. Se ci fosse quella legge le alleanze le farebbe il cittadino”. Quanto alle alleanze, “se si allude alle alleanze come possono delinearsi ora senza sapere la nuova legge elettorale, ribadisco che noi organizziamo il campo dei progressisti e del civismo, dopodiché l’area dei progressisti si deve aprire a formazioni di centro democratiche che rifiutano revival di berlusconiani e leghisti. Sarà un’alleanza? Non lo so, se c’è una convergenza programmatica siamo pronti a verificarlo. Davanti al populismo di destra non possiamo chiuderci”.

22.14 – Renzi critica la riforma delle pensioni dell’ultimo governo di centrosinistra – “Nel 2007 quando abbiamo abolito lo scalone ci è costato 9 miliardi di euro, ora potremmo utilizzare quei soldi”, ha spiegato il sindaco di Firenze. Dura la replica di Bersani. “Bisogna che tu approfondisca. Quei miliardi non ce li saremmo portati adesso. Abbiamo fatto riforme che hanno messo in sicurezza il sistema”, ha chiarito il segretario del Pd.

22.12 – Renzi: “No legge conflitto d’interessi? Fallimento centrosinistra” – “Non ci giriamo attorno, noi non abbiamo fatto la legge su conflitto interessi quando eravamo al governo. E ci siamo stati due volte. Il fatto di non averla fatta è la dimostrazione più drammatica che abbiamo fallito”. Lo dice Matteo Renzi al confronto con Pier Luigi Bersani. “Ora dobbiamo impegnarci a fare, nei primi cento giorni, la legge sul conflitto interessi che in Italia ha un nome e un cognome: quello dell’ex presidente del Consiglio”.

22.08 – Bersani: “Mancanza legge sul conflitto d’interessi è stato un limite” – “Ci vuole una legge sulle incompatibilità e un’antitrust sulle comunicazioni. Non era il mio ambito, un po’ di battaglia l’ho fatta, forse troppo poca. Ma certo non aver fatto un antitrust vero sul settore della comunicazione, è stato un limite. Se l’avessimo fatta, la storia del paese avrebbe avuto qualche curva di meno”. Lo dice Pier Luigi Bersani al confronto con Matteo Renzi, rispondendo a una domanda sul conflitto di interessi.

22.06 – Renzi: “No ai vitalizi” – Botta e risposta serrato sui soldi ai partiti tra Bersani e Renzi. Il sindaco ribadisce il suo no a tutto: finanziamento e vitalizi, con l’aggiunta della riduzione del numero dei parlamentari: “Solo una classe politica che taglia se stessa può tagliare gli altri”, dice Renzi. Bersani rivendica quanto fatto in questa legislatura su vitalizi e finanziamento, difendendo però la funzione di quest’ultimo, grazie all’impegno del Pd e rilancia: “Sono per partire dalla politica, alla grande, per una azione generale sulle retribuzioni dei grandi manager”. Qui, allora, Renzi spinge sull’acceleratore, attaccando tra l’altro la proposta Sposetti sulle fondazioni: “Bisogna mettere on line le fatture delle spese della politica e quelle della pubblica amministrazione”. Bersani non ha dubbi: “Dove hanno inventato la democrazia, da Clistene a Pericle, hanno preteso il finanziamento pubblico per fare la differenza con i tiranni”. Renzi rintuzza: “Ho grande rispetto per il segretario, ma passare da Pericle a Fiorito mi pare azzardato”.

21.55 – Bersani a Renzi: “Non mettere insieme noi e Berlusconi” – Fuoco di fila di critiche e controcritiche tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi sulla politica industriale, ma con un finale amichevole e la promessa di continuare a discuterne davanti a una birra. “Non abbiamo fatto mente locale di quanto sia andata in difficoltà l’industria – comincia Bersani – abbiamo perso 20 punti dal 2008. Bisogna parlare di politica industriale: se sei lo Stato e se sei azionista pubblico chiediti se è proprio il caso di vendere Ansaldo energia. Se non sei azionista occupati delle politiche industriali, siderurgia, economia verde, edilizia. Bisogna tornare a far mente locale alle cose basiche dell’industria, noi qualcosa di buono l’abbiamo fatto, e’ bene ricordarlo ogni tanto”.

“Vorrei dire a Bersani che quando sottolineo le cose non fatte bene non è per fare il Giamburrasca – assicura il sindaco di Firenze – ma perché non tutto è stato percepito così e inoltre abbiamo mandato a casa i nostri leader, anche se non lo hai fatto tu”. “Sulla politica industriale – insiste dunque Renzi – non tutto è stato fatto bene. Abbiamo messo i soldi rinviando nel futuro, come si è visto nel Sulcis. Così è successo all’Ilva, privatizzando e lasciando fare alla famiglia Riva quel che le pareva con il risultato che sta per chiudere la prima azienda siderurgica italiana, la seconda in Europa. Avremo fatto più degli altri, ma non abbiamo deciso la destinazione industriale d’Italia, su questi temi forse abbiamo qualcosa da farci perdonare”. “Posso convenire, quando mai uno è perfetto” ammette Bersani, che poi rilancia: “basta pero’ vedere qualcosa che abbiamo fatto: avessero tenuto il credito d’imposta o la dual incom tax. Nessuno è perfetto ma non mettiamo insieme gli ultimi vent’anni, non è stato tutto uguale”. “Vogliamo dire che Berlusconi ha deluso? A parte Fede e la Santanché sono tutti delusi. Ma noi abbiamo fatto politica pseudo-keynesiana” conclude Renzi, sollecitando poi Bersani a continuare a parlarne. L’ex ministro dell’Industria si sente invitato a nozze proprio sul suo terreno e parte l’idea di continuare “davanti a una birra”.

21.48 – Bersani: “Lotta all’illegalità” – Da una parte la battaglia della legalità, dall’altra quella contro una mentalità considerata clientelare. Si è giocato così il confronto sul Mezzogiorno fra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. “La lotta della legalità è un grande problema nazionale; al Sud la criminalità occupa il territorio, al Nord investe e si inserisce nell’economia reale. E’ la più grande industria nel Paese e non possiamo far spallucce e girarci dal’altra parte”, ha detto il segretario del Pd. “Non c’è un problema Sud, c’è un problema Italia. I temi al centro delle primarie non servono al Sud, servono al Paese”, ha detto invece Renzi. “Il Sud è il luogo in cui si gioca la nostra sfida. Dobbiamo riuscire a liberarlo dalle raccomandazioni, a spendere bene i soldi o non andremo da nessuna parte. Non ho preso molti voti al Sud, ma sono contento di perdere le primarie se non riesco a far capire che e’ venuto il momento della scossa. O il Sud cambia ed esce da questa logica di raccomandazione o non si va da nessuna parte”.

21.47 – Bersani e Renzi d’accordo su Stati Uniti d’Europa – “Ci rendiamo conto che -dice il segretario del Pd- l’Europa è diventato un problema per il mondo, che l’austerità da sola non ci porta da nessuna parte e che siamo tutti sullo stesso treno. I progressisti hanno una piattaforma che mette al centro l’Europa, corregge gli errori della finanza e favorisce politiche di investimento. E certo rilanciamo il tema degli Stati Uniti di Europa. Non è un’utopia, ma altrimenti c’è il disastro”. Per Renzi “gli Stati Uniti d’Europa” hanno “senso per i miei figli. Sogno un’Europa che intervenga su politica estera, una Bce che faccia davvero il suo lavoro. Non è un problema personale se io ho l’autorevolezza per dire questo, qua è in ballo l’Italia. Voglio mettere a posto il debito pubblico non perché me lo chiede la Merkel, ma per i miei figli”.

21.42 – Renzi: “Sud capisca che è il momento della scossa” – “Non c’è un problema sud, c’è un problema Italia – ha detto il sindaco di Firenze -. I temi della nostra campagna per primarie servono a tutto il paese: la deburocratizzazione, la mancanza di investimento su chi ha idee, l’uso intelligente dei fondi europei. La nostra sfida si gioca al sud: o liberiamo il sud da raccomandazioni e burocrazia oppure non andremo da nessuna parte. Non ho preso molti voti al sud ma sono contento di perdere le primarie se il sud non capisce che serve una scossa e un cambio di mentalità”.

21.41 – Bersani: “Tasse più basse se tutti pagano” – “E’ possibile abbassare le tasse. Si paga molto perché non pagano tutti”. Per Bersani “ancora c’è l’idea che chi evade ruba allo Stato. No, ruba a chi sta pagando”, ha sottolineato, dunque, “bisogna fare un’operazione seria di lotta all’evasione facendo quello che fanno gli altri Paese, una Maastricht della fedeltà fiscale. O decidiamo di combatterla o si fa finta. Dovremo adeguarci poco a poco a non usare il contante”. Secondo, “bisogna avere la tracciabilità di tutti e nella privacy assoluta andare a vedere i movimenti bancari. Poi servono agenzie più amichevoli verso chi le tasse le paga. Bisogna attaccare i paradisi fiscali che sono un dramma, la ricchezza che si è allargata a dismisura scappa via. Bisogna fare una battaglia seria”, ha insistito.

21.37 – Bersani: “Palestina diventi Paese osservatore”. Renzi contrario – “Dobbiam votare sì, altrimenti avrà ragione Hamas”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, a proposito del voto all’Onu di domani sulla richiesta della Palestina a diventare Paese osservatore. “Non troppo d’accordo” Renzi, che ricorda come già Usa e Gran Bretagna si siano dette contrarie: “Il voto di domani all’Onu poi, nasce da una serie di contraddizioni interne ai palestinesi”. Secca la replica del segretario: “Sulla politica estera non si scherza e vorrei che il Pd avesse una posizione unitaria. Tutti i paesi mediterranei voteranno sì: io ritengo che l’Italia debba parlare con tutti ma incoraggiare le posizioni moderate da tutti e due i lati”.

21.31 Scontro tra i due candidati su fisco ed Equitalia – “Tutte le volte si parla di evasione poi però bisognerebbe raccontare cosa è stato fatto”, ha spiegato il sindaco di Firenze, “un po’ di responsabilità ce l’abbiamo anche noi, non come il centrodestra intendiamoci. Non abbiamo fatto niente, anzi qualcosa ma non abbastanza”. E il dito è puntato anche contro Bersani. “Sei stato 2547 giorni al governo, dobbiamo porci il problema di quel che abbiamo fatto”, ha insistito. Sul banco degli imputati c’è anche Equitalia. “Bisogna avere il coraggio di dire che gli strumenti non sono stati all’altezza. Equitalia è un modello forte con i deboli, ma i soldi non li prendiamo. Ce la siamo presa con il piccolo ma non siamo andati a prendere i grossi”, ha incalzato Renzi. Dura la replica di Bersani. “Equitalia non l’abbiamo inventata noi, nonostante quel che dice Matteo. Stiamo cercando di migliorarla”, ha ricordato. Ma Renzi ha avuto l’ultima parola: “Non ho mai detto che l’abbiamo inventata noi, ma che il nostro governo con te e Visco le ha dato i poteri”.

21.29 – Scambio di battute tra Matteo Renzi e Pierluigi Bersani sulle metafore – Il segretario Pd cita il leader socialdemocratico tedesco Sigmar Gabriel: “C’è qualcuno che preferisce un passerotto in mano che un tacchino sul tetto”. “Al di là del tema, ho capito che per diventare segretario di un partito socialdemocratico europeo bisogna amare le metafore” ha replicato Renzi strappando un sorriso a Bersani.

21.23 – Bersani: “Non prometto 20 miliardi ma bisogna fare qualcosa” – Pierluigi Bersani stoppa subito la proposta di Matteo Renzi. “Sono cinque anni di seguito che il reddito delle famiglie sta calando, il sipario si è assottigliato e i consumi hanno preso la botta. C’è una rivoluzione anche dei consumi alimentari – ha affermato il segretario Pd durante il duello tv -. Io non prometto venti miliardi l’anno prossimo, ma penso si debba fare qualcosa, ricavandone dal risparmio, dalla lotta all’evasione e dalla solidarietà fiscale per cui chi ha di più dà di più. Senza dimenticare le tariffe, altro che lenzuolate: si è perso anche il lenzuolo. Poi mettiamoci in cammino per un percorso lungo perché cinquant’anni così alle spalle non si dimenticano in un minuto”.

21.19 – Renzi: “Rimettere soldi in tasca al ceto medio” – Renzi propone “misure immediate” con lo stanziamento di “21 miliardi” per “dare 100 euro nette al mese in più a chi guadagna meno di 2000 euro per 13 mensilità”. Secondo il sindaco di Firenze, inoltre, “dobbiamo rimettere i soldi in tasca al ceto medio”, ha aggiunto, “e bisogna cambiare il modello di sviluppo. Forse noi abbiamo avuto troppo dalla generazione che ci ha preceduti e dobbiamo guardare più al merito per la generazione di domani”.

20.58 – Vendola: “Ai miei dico di votare Bersani” – Nichi Vendola fa il suo endorsment e invita a votare per il segretario Pd domenica al ballottaggio. Vendola motiva così la sua scelta: “Bersani non è un cinico ed è vicino al socialismo europeo. Io sono contro il liberismo che sta soffocando l’Europa”.

20.52 – Bersani e Renzi si incontrano negli studi Rai – Il primo ad arrivare è il segretario del Pd, vestito marrone e cravatta rosso vinaccia che, ai giornalisti che gli domandano se sia teso risponde con un sorriso e un’esclamazione: “Eh no, guarda un po’ qua…”. Dopo pochi minuti arriva il sindaco di Firenze, anche lui in vestito blu ma con cravatta dello stesso colore e senza giacca che ai giornalisti dice di non essere impaurito dal confronto. Poco dopo Renzi fa il suo ingresso in una saletta a pochi metri dallo studio dove si terrà il dibattito e dove lo attende Bersani. Il primo cittadino fiorentino esclama: “Fatemi stringere la mano a Pier Luigi” prima di chiudersi la porta alle spalle tenendo fuori cronisti e telecamere.

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