Società

Reddito inclusione è legge. Bagarre in aula: “persi pezzi importanti”

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ROMA (WSI) – Il governo italiano ha varato e fatto approvare dal Parlamento una manovra di lotta alla povertà che prevede l’introduzione di una misura su scala nazionale denominata “reddito di inclusione” sociale.

Il premier Renzi esulta e parla della “prima misura organica contro la povertà”. Ma alcuni osservatori ed esperti hanno storto il naso circa la dubbia incisività del provvedimento di iniziativa dell’esecutivo e volto ad aiutare famiglie e individui che si trovano in grosse difficoltà economiche.

La Camera non ha fatto in tempo a votare a favore dell’emendamento del PD al disegno di legge di contrasto alla povertà, che già sono esplose le prime polemiche sul testo. Secondo il numero uno dell’Inps Tito Boeri come spesso avviene nei negoziati al ribasso delle aule parlamentari, si sono persi per strada “pezzi importanti” del provvedimento.

Il testo del disegno di legge, approvato con i si di 226 deputati della maggioranza e 50 dei gruppi di opposizione, è una delega al governo e prevedeva già la creazione di “una misura nazionale di contrasto della povertà“.

M5S: “mancetta”, tarocco come il “pecorino cinese”

L’emendamento della deputata Pd Donata Lenzi ha proposto di denominare questo strumento “reddito di inclusione“. Proprio la scelta di introdurre questa definizione ha scatenato una bagarre alla Camera. I più critici sono stati i deputati del MoVimento 5 Stelle, tra cui Luigi Di Maio, che ha accusato il partito di governo di “scimmiottare” il reddito di cittadinanza che vogliono introdurre loro.

Da parte sua Alessandro Di Battista ha parlato di “mancetta” ai poveretti, mentre per Giorgio Sorial “è come il pecorino cinese, si chiama così ma è fatto con il latte di mucca”.

Un altro punto contestato dell’emendamento è dovuto al fatto che il testo non includerà, come denuncia Boeri, parti importanti, “che servivano a finanziare strumenti di contrasto alla povertà. Nel passaggio in parlamento il ddl ha perso incisività“.

Bisogna ancora stabilire come verrà concesso, bisognerà inoltre trovare i soldi e stabilire chi saranno i beneficiari. In generale per reddito di inclusione si intende un sussidio alle persone in stato di povertà, dunque sotto una soglia di reddito prestabilita.

Si distingue nettamente dal reddito di cittadinanza, che è invece un’indennità economica molto più costosa per le casse statali in quanto viene concessa a tutti i cittadini, a prescindere dal reddito e dallo stato sociale, basta che questi siano italiani.

Per esser fattibile a livello economico e non pesare troppo sulle casse statali, il progetto del M5S potrebbe in realtà avere più le sembianze di un reddito minimo garantito a chi non ha un lavoro e non a tutti i cittadini.