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Recovery fund della Commissione Ue batte le attese, ma approvazione resta in salita

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Piace agli analisti la proposta della Commissione Ue sul Recovery fund, presentata ieri dal presidente dell’esecutivo europeo Ursula Von der Leyen di fronte al Parlamento europeo.

“Sovvenzioni o prestiti? La Commissione europea (CE) ha optato per entrambi, proponendo un piano per fornire un massiccio pacchetto di stimoli fiscali.La proposta franco-tedesca della scorsa settimana sembra aver fissato un riferimento a partire dal quale la Commissione ha deciso di spingersi oltre.

Gli stanziamenti per l’Italia e la Spagna sono ingenti e appaiono significativi in rapporto alle loro economie. La domanda ora è quanto velocemente la proposta o qualche sua variante verrà definitivamente approvata e quando il denaro sarà speso” ha detto Oliver Blackbourn, Multi-Asset Portfolio Manager di Janus Henderson Investors, aggiungendo che “ci sono ancora degli ostacoli da superare prima che il piano possa essere attuato, soprattutto perché ogni membro dell’UE avrà un veto. Ad esempio, i cosiddetti “frugal four” potrebbero ancora sostenere che il pacchetto non risponda alle loro preoccupazioni.
Tuttavia, con i due pilastri principali dell’UE, Germania e Francia, a sostegno di misure simili, è sicuramente una questione di “quando” piuttosto che di “se””.

Giudizio positivi sono arrivati anche da Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia. 

“Crediamo si tratti di  una versione migliorativa di quella promossa dal duo Merkel-Macron, aggiungendo un mix tra sovvenzioni e prestiti a lunga scadenza che possono favorire notevolmente i Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus. Un concreto sistema solidale di trasferimenti di fondi dagli stati del nord Europa, meno colpiti dal Covid-19, verso gli stati periferici del Vecchio Continente”.

“Considerando che i numeri non sono ancora definitivi e che la proposta potrebbe cambiare notevolmente in fase di trattativa europea, possiamo tuttavia valutare questa soluzione come ampiamente positiva, sia per aiutare l’Italia che per mantenere l’integrità del sistema Europa” aggiunge Diodovich, spiegando che “Per l’Italia gli elementi favorevoli sono molteplici ma rimangono delle criticità soprattutto nel secondo semestre e in particolare negli ultimi mesi dell’anno quando potrebbero aumentare le tensioni sul mercato obbligazionario. Riteniamo che sia necessario che la Commissione Europea possa pensare a una soluzione ben più corposa rispetto al prestito ponte da 11,5 miliardi di euro e che la BCE debba impegnarsi ulteriormente nei piani di acquisto di bond governativi e corporate”.

Secondo IG italia gli elementi favorevoli per l’Italia sono diversi:

  • Trasferimenti netti pari a 26 miliardi di euro
  • Prestiti a tasso molto basso e a scadenza molto lunga. Per l’Italia ricevere questo tipo di prestiti a tassi agevolati, rispetto a finanziarsi con l’emissione di BTP, comporterebbe un vantaggio notevole per il risparmio della spesa su interessi
  • La possibilità per la Commissione Europea di raccogliere 750 miliardi di euro sui mercati ad un costo molto basso per l’alto rating dei Paesi membri della UE, bond con scadenze comprese tra i 3 e i 30 anni
  • I vincoli di destinazione dei fondi distribuiti potrebbero rendere piu’ efficiente la distribuzione. L’Italia negli ultimi 20 anni ha dimostrato una cronica incapacità nello sfruttare i fondi europei, per colpa dell’eccessiva burocratizzazione
  • La possibilità di assegnare alla Commissione Europea un potere fiscale autonomo, in grado di pagare gli interessi dei bond e parzialmente anche i rimborsi

Non mancano tuttavia dei punti critici. Diodovich spiega che,

“la trattativa sarà molto lunga e complessa perché i paesi del Nord Europa sono quelli più svantaggiati dalla versione proposta. I cosiddetti paesi frugali, (Austria, Danimarca, Svezia e Olanda) senza la guida di Berlino cercheranno comunque di cambiare il mix tra sovvenzioni e prestiti, favorendo questi ultimi
Le tempistiche sulla disponibilità dei fondi che potrebbero arrivare solamente nel 2021, lasciando un po’ di perplessità su come il Governo italiano affronterà le necessità di liquidità nel secondo semestre del 2020. La Commissione Europea ha descritto la possibilità di accedere, per i Paesi più in difficoltà a 11,5 miliardi di euro di fondi fino al 2020, troppo pochi anche per un solo Stato.
Ci sono poi i timori sulla sostenibilità del debito italiano, con un rapporto debito/PIL che salirà a fine 2020 sopra il 160%. Crediamo che la BCE dovrà impegnarsi notevolmente per evitare un aumento delle tensioni sul mercato obbligazionario italiano con un possibile incremento del piano PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program)”.