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Record di vendite all’asta di vini in Borgogna: prezzi +54%

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New York – L’asta giunta al suo 152o anno, ha visto il prezzo di una bottiglia incrementare addirittura oltre il 54% rispetto a 12 mesi fa, raggiungendo la cifra media di circa 380 euro, un record.

Carla Bruni, special guest dell’evento, ha scherzato: “Se si arriva a 200 mila euro, il vino lo vengo a portare a casa io stessa, a 250 mila euro invece, vengo io accompagnata da mio marito (l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy)”.

Il record è stato raggiunto nonostante il 30% delle bottiglie in meno presenti. Un calo dell’offerta dovuto dalle pessime condizioni climatiche che vi sono state in Borgogna, la famosa Costa d’Oro dei vigneti di Francia.

L’evento che è ora organizzato dal gruppo di aste inglesi Christie’s, attira gli amanti di vino da tutto il mondo. Gli organizzatori hanno detto di aver visto un’impennata nelle vendite dei prodotti da parte degli acquirenti asiatici. La Cina infatti, è oggi il quarto mercato di esportazione di vino dalla Borgogna, subito dopo il Giappone, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.

Proprio questo dato suscita la preoccupazione dei produttori di vino locali, che hanno motivo di pensare che i cinesi non siano tanto interessati alla qualita’ dei loro prodotti, bensi’ all’opportunita’ di specularci sopra.

Laurent Gotti specialista nel settore spiega il motivo: “I cinesi vogliono il prodotto più costoso, a loro non interessa la qualità, e sono disposti anche ad investire somme incredibili. Non tanto tempo fa l’unica cosa a cui erano interessati era il Romanée Conti, il vino più caro al mondo, la cui produzione annua di 6 mila bottiglie costa migliaia di sterline l’una. L’anno scorso una singola bottiglia del 1999, è stata venduta per più di 47 mila sterline ad Hong Kong”.

Sono moltissimi i cinesi che arrivano in queste regioni con mini bus o in piccoli gruppi. “Non salutano. Gli importa solo il prezzo. Se costa 60 sterline non sono interessati, ma se il prezzo è di 250 sterline allora ne prendono sei di bottiglie, senza nemmeno sapere che gusto abbiano” ammette uno dei proprietari della zona Chambolie-Musigny.

Ma Paul Vallin, specialista di vini nel settore asiatico, difende la strategia dei cinesi, dicendo che il loro approccio rispecchia solamente le differenze culturali: “Per loro – ammette – il vino è anche un business”.