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RECESSIONE, ROUBINI: ATTENTI CHE ARRIVA LA SECONDA BOTTA

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Nouriel Roubini, uno dei pochi economisti che ha previsto con accuratezza e largo anticipo la gravita’ della crisi finanziaria mondiale, vede oggi un “grande rischio” di ricaduta in recessione dopo una breve ripresa, stando ad un editoriale pubblicato domenica sul sito del Financial Times, intitolato The risk of a double-dip recession is rising.

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Roubini, professore alla Stern School of Business della New York University, scrive che dai dati recenti sembrerebbe che l’economia globale abbia toccato il fondo o il suo punto peggiore nella seconda meta’ di quest’anno, e che le economie degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale molto probabilmente vedranno una crescita “anemica” e “al di sotto della media” almeno per un paio di anni, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters.

Per l’economista (noto come Dottor Doom, letteralmente Sfiga) i governi saranno dannati per un dilemma che li fronteggia in un verso o nell’altro: e cioe’ sia che agiscano, sia che non agiscano per eliminare i massicci programmi di stimoli fiscali e monetari che finora hanno impedito all’economia globale di precipitare in depressione, lo scenario restera’ comunque molto complicato.

Secondo Roubini se i governi cercheranno di combattere l’allargamento smisurato dei deficit di bilancio tramite un aumento delle tasse e un taglio delle spese, allora finirebbero per minare alla base qualsiasi sintomo di ripresa. D’altro canto, se i governi continueranno a mantenere gli attuali mega deficit, cresceranno anche i timori per un’eccessiva inflazione, il che causera’ un aumento dei tassi sui bond e su tutti gli strumenti di credito, con la conseguenza di strozzare sul nascere la ripresa economica.

Per l’economista della New York University un altro motivo di preoccupazione e’ che i prezzi dell’energia, degli alimentari e del petrolio stanno salendo molto di piu’ di quanto i fondamentali giustifichino; e potrebbero essere essere fatti salire ancora di piu’ dalla speculazione oppure se la liquidita’ eccessiva creasse artificialmente una domanda troppo alta. “L’economia mondiale – scrive Roubini sul Financial Times – non potrebbe tollerare un altro shock da contrazione” se la speculazione portasse in tempi rapidi il prezzo del petrolio verso la soglia dei $100 al barile”. Alla chiusura dei mercati venerdi’ scorso la quotazione dei futures sul greggio era salita ai massimi di periodo a quota $73.83 (vedi quotazione in tempo reale).

Per Roubini la crescita “anemica” che e’ all’orizzonte fara’ seguito ad un paio di trimestri di rapido sviluppo, grazie al fatto che le scorte di magazzino e la produttivita’ stanno recuperando da livelli molto vicini a quella che e’ stata una vera e propria depressione.