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«RCS? NON M’INTERESSA, MA DIFENDO RICUCCI»

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«Qualcuno mi ha chiesto se ero felice che Unipol acquistasse la maggioranza della Bnl. La risposta è questa: se avete delle azioni datele a chi vi offre di più, attraverso un’Opa, da una parte o dall’altra». Sull’uscio della sede della Confcommercio, a Trastevere, il premier Silvio Berlusconi dice che per le operazioni finanziarie che stanno infiammando la Borsa c’è un unico giudice: «Il mercato». Ma non solo. Dopo le polemiche di queste settimane sugli immobiliaristi e i loro soldi, riecheggiano nelle sue frasi argomenti che il premier ripete spesso in privato: «Mi sembra che chi dà fastidio ai cosiddetti poteri forti poi gli stessi poteri forti lo mettono sotto accusa. Questo non è accettabile». Parole che sembrano sdoganare la classe dei «nuovi imprenditori». Per Berlusconi è giusto che si affermino. Anzi «doveroso». E lo rimarca «da liberale convinto».

Il capo del governo ha appena visitato il nuovo centro congressi dell’associazione presieduta da Sergio Billè. E c’è anche l’uomo del momento: Stefano Ricucci. L’immobiliarista è presidente della Confimmobiliare, associazione alla cui guida lo ha fortemente voluto il suo amico Billè. E di cui fa parte pure chi, come la Deutsche bank e Ubaldo Livolsi, ha sostenuto le iniziative di Ricucci. E c’è anche Carlo Sangalli, che di Confcommercio è vicepresidente. Milanista sfegatato, il potente capo dell’Unioncamere e della Camera di commercio di Milano, ex deputato Dc, è uno degli uomini più vicini a Berlusconi.

Il contesto sembra fatto apposta per favorire l’incontro ravvicinato fra il Cavaliere e Ricucci. All’uscita l’immobiliarista smentisce «di aver avuto colloqui di alcun genere con il presidente del Consiglio». Berlusconi si ferma, risponde anche alle domande più delicate: «E’ stato già escluso nella maniera più assoluta una relazione tra quella che è l’operazione del signor Ricucci e il nostro gruppo, il mio gruppo. Non c’è nulla, nulla, nulla. Con l’operazione Rcs garantisco sul mio onore e sulla mia parola che non c’è alcun interesse da parte del mio gruppo».
Il premier difende però con decisione l’offensiva di Ricucci sul mercato, dove la sua Magiste ha rastrellato oltre il 18% della Rcs: «Ci poniamo anche noi un po’ di domande, vedendo tutta questa ostilità di cui è circondata l’operazione. Non ci sembra che questa ostilità sia accettabile. Se si rispettano le regole di mercato non si può scatenare una campagna contro qualcuno che agisce nel rispetto di queste regole».

Un discorso che vale anche per le banche, per tutti gli altri tentativi di scalata. Tanto quello che coinvolge l’Antonveneta, contesa fra l’Abn Amro e la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, quanto quello di cui è oggetto la Bnl: ambita dagli spagnoli del Bbva, e dal Contropatto di Francesco Gaetano Caltagirone, di cui fa parte anche Ricucci, con l’Unipol nel ruolo (forse) di terzo incomodo. «Mi riferisco – conferma il Cavaliere – anche alle Opa relative agli istituti bancari. Può essere auspicabile che le banche restino in mani italiane, ma ciò può essere solo auspicabile per quanto ci riguarda. Non possiamo essere un Paese che calpesta le regole, altrimenti ci attireremo le critiche di tutti e l’Italia verrebbe considerata un Paese del Terzo mondo. C’è una Consob che deve far rispettare le regole del mercato».
E sulla provenienza dei capitali di Ricucci e degli altri immobiliaristi Berlusconi non esita un istante: «Francamente sono assolutamente non in sintonia con le critiche, le giudico male, do un giudizio negativo».

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