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RALLY SOSTENIBILE? OCCHIO AGLI INDICATORI

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In un momento in cui il nervosismo del mercato sembra essersi allentato e l’eventualita` di un conflitto Usa-Iraq appare piu’ lontana, gli investitori si interrogano sulla solidita` e la durata del rally impostato con prepotenza nelle ultime settimane.

In seguito all’intervento inaspettato sui tassi di interesse interbancari della Federal Reserve il 6 novembre scorso, lo scenario grafico degli indici e’ cambiato.

Il Dow Jones e del Nasdaq Composite, dopo una serie di sedute positive, hanno iniziato infatti una brevissima fase di correzione dei corsi.

Ci sono state tre sedute (tra il 6 e l’11 novembre) in cui l’indice delle blue chip ha perso quasi il 5% mentre il l’indice tecnologico ha perso ben il 7%.

Si e’ cosi’ verificata una riallocazione delle posizioni per comprendere i reali effetti sull’economia di un intervento cosi` significativo da parte della Banca Centrale Americana.

Ma il cambio del ‘bias’ della Fed da ‘negative’ a ‘neutral’ e i successivi interventi incoraggianti del presidente Greenspan hanno invece alimentato la ripresa delle ultime due ottave.

Proviamo a fare alcune considerazioni sulla situazione attuale del mercato azionario americano attraverso un`analisi degli indicatori di volume e degli indici della volatilita`.

VOLUMI

Quello che e’ piu’ interessante osservare – piuttosto che la consueta fase correttiva seguita ad un trend rialzista di breve periodo – e` la reazione dei volumi di scambio alla decisione della Fed.

Come viene evidenziato dal grafico, nei 3 giorni sopra menzionati, il volume giornaliero degli scambi dei principali indici americani e’ calato drasticamente.

Da quel momento Nasdaq, Dow Jones e relativi volumi hanno messo a segno una correlazione positiva piuttosto elevata.

A ribassi del Nasdaq o del Dow hanno cioe’ corrisposto fiacchi volumi di contrattazione mentre in giornate ‘bullish’ gli scambi si sono ripresi con prepotenza. Questo e` un segnale indubbiamente positivo.

Un`altra indicazione ‘bullish’ di volume la si ottiene dal Trade Price Index o ARMS Index. L’ARMS INDEX (noto anche come Trin) e’ un indicatore di ampiezza del mercato ed è utilizzato per monitorare le condizioni dello stesso in stato di “ipercomprato” o di “ipervenduto”.

Questo indice mostra il volume dei titoli del NYSE in denaro (il prezzo più alto di acquisto in corso in quel momento per un certo titolo) o in lettera (il prezzo più basso di vendita in quel momento per un certo titolo).

Se un’espansione del volume è associata con titoli in denaro piuttosto che in lettera, l’indice Arms sara’ minore di 1, il che indica una domanda rialzista. Nel caso opposto invece se un’espansione del volume è associata con titoli in lettera piuttosto che in denaro, l’indice Arms sarà maggiore di 1.0. In questo caso la domanda sara’ ribassista.

Nelle ultime due settimane, come evidenziato dal grafico, l’indice e’ passato da 2,73 (11 novembre) a 0,51 (21 novembre), cioe’ al di sotto del mensionato livello di quota 1.

VOLATILITA`

Che il nervosismo degli investitori si e’ allentato nell’ultimo periodo e` supportato anche dal netto calo del CBOE Market Volatility Index (VIX), indicatore della volatilita` implicita sull’S&P 100. Rompendo al ribasso il supporto a quota 30, l’indice e’ sceso ai livelli piu’ bassi dal 18 giugno scorso a quota 27,37 (chiusura 21 novembre).

Anche il Nasdaq CBOE Volatilitity Index (VXN), che misura la volatilita’ implicita del Nasdaq 100 (VXN), ha registrato a un sensibile calo da 55 (11 novembre) a poco sotto 45 (valore di chiusura di giovedi` 21 novembre).

Queste indicazioni, seppur valide solo nel breve periodo, possono suggerire che l’attuale trend, ormai arrivato alla settima settimana di rialzi, ha acquisito particolare forza dopo gli interventi di politica monetaria.

Se tali condizioni si manterranno tali anche in dicembre, mese storicamente positivo per i mercati azionari, le possibilita’ di assistere ad una continuazione del trend sono molto alte.

*Gianluca Guerrini e’ analista finanziario di WallStreetItalia