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Questi bond fanno più paura dei titoli Usa decennali

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Questa settimana si fa un gran parlare dell’impatto che avrà su mercati ed economia globale l’avvenuto superamento di una soglia spartiacque da parte dei titoli di Stato americani. Ma i bond governativi americani a breve scadenza dovrebbero fare più paura di quelli decennali. Lo scrivono gli analisti di Academy Securities, citati da Bloomberg.

Secondo loro “rivolgendo tutta la loro attenzione sulla scadenza di riferimento a 10 anni, i cui rendimenti hanno oltrepassato il 3%, gli investitori rischiano di ignorare lo sviluppo più importante nel mercato obbligazionario più grande al mondo”.

Si tratta del balzo dei tassi a due anni dei Treasuries Usa sui massimi di dieci anni. Quello si che è un segnale di allarme per le aziende, per l’azionario e per i consumatori, stando alle considerazioni dello strategist Peter Tchir. Anche i bond a 12 mesi sono su livelli che non si vedevano da quasi un decennio

I rendimenti dei Bond a due anni hanno raggiunto i livelli più alti dal 2008 ed è questo evento, non i massimi da inizio 2014 toccati dai tassi decennali, che dovrebbe intimorire maggiormente gli investitori. L’head of macro strategy di Academy Securities parla del “grafico più preoccupante per gli investitori“.

Così il due anni diventa più appetibile dell’azionario

“Il rendimento decennale sta attirando tutta l’attenzione su di sé, ma l’andamento dei tassi a breve termine è ancora più problematico“, osserva il manager in una nota pubblicata il 25 aprile. “I consumatori che vogliono comprare oggetti costosi chiedendo un prestito sono costretti a pagare interessi più alti“.

Inoltre, aggiunge Tchir, ora “i trader si possono permettere di ottenere un buon ritorno da investimento anche puntando su bond meno rischiosi e senza per forza affidarsi alle azioni che offrono dividendi elevati”.

Immaginatevi, conti alla mano, il ragionamento che fa in queste ore un trader a Wall Street. L’indice S&P 500 ha perso l’1,5% da inizio anno (se si prende come metro di misura i 2.635 punti attuali). I mercati sono molto volatili da febbraio. I massimi del 2018 sono stati toccati a gennaio e poi la Borsa non si è più avvicinata a quelle cifre. I rapporti P/E restano comunque elevati rispetto alle medie storiche.

Persino le ultime trimestrali positive, come quella di Boeing il 25 aprile, non stanno dando una grande mano. Se vi venisse offerto un contratto privo di rischi che rende il 2,5% l’anno nei prossimi due anni, sareste disposti ad accettare? Da una parte è un livello molto più basso del ritorno da investimento medio garantito dal mercato azionario, ma al contempo non si correrebbe alcun rischio e il valore sarebbe in ogni caso più alto del 2% dell’inflazione.

Insomma, la tentazione di investire sul titolo di Stato Usa a due anni, che rende il 2,49%, anziché all’azionario c’è ed è forte.