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Quanto costa l’eurocasta

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Roma – Quanto costa un eurodeputato? Anche più di un parlamentare con seggio a Montecitorio. E la riforma del 2009 non ha affatto ridimensionato i costi dell’Europarlamento. Anzi. Se prima gli sprechi erano appannaggio esclusivo dei paesi più ricchi (come l’Italia, ma non solo), oggi i superstipendi sono la regola per tutti e 736 i membri del Parlamento Europeo. E a pagare non sono più i singoli paesi, ma tutti i contribuenti europei indistintamente.

Il Bengodi di Strasburgo, almeno sulla carta, sarebbe dovuto cessare quando è entrato in vigore lo Statuto Unico che fissa a circa 8mila euro mensili tutti gli stipendi dei deputati europei. Prima della riforma, arrivata all’inizio della VII Legislatura, ciascun deputato percepiva mensilmente lo stesso stipendio di un deputato eletto nella camera bassa del proprio paese di appartenenza. Un eurodeputato italiano, quindi, veniva pagato (direttamente dalle casse dello Stato) tanto quanto un eletto alla Camera. Un deputato inglese veniva retribuito dalle casse di Sua Maestà tanto quanto un eletto alla House of Commons. E così via, con tutte le evidenti disparità di trattamento tra paesi, gli eccessi e gli sprechi che ne derivavano. Nel 2002, infatti, un eurodeputato italiano percepiva ogni anno qualcosa come 130mila euro, mentre uno spagnolo ne percepiva appena 32mila. Cifra che andava poi a ridursi ancor più drasticamente per gli europarlamentari provenienti dai paesi dell’est europeo. Così, nel 2005, su proposta dello stesso Europarlamento, il Consiglio Europeo ha deciso di adottare lo Statuto Unico per livellare i compensi degli eurodeputati da Varsavia a Lisbona, da Atene a Londra, da Roma a Helsinki. Con un’eccezione: coloro i quali erano stati eletti prima del 2009 possono avvalersi ancora del vecchio e crapulone (almeno per noi italiani) sistema retributivo, che rimane in carico allo stato di appartenenza.

Il livellamento giunto con la settima legislatura ha sicuramente penalizzato gli strapagatissimi rappresentanti tricolori, seguiti a ruota da austriaci, tedeschi e inglesi, ed ha rappresentato di contro un notevole vantaggio per gli eurodeputati che dallo stato di provenienza ricevevano gli emolumenti più bassi. Tuttavia, pur nell’ambito di una generale riduzione dei privilegi, ricoprire la carica di deputato all’Europarlamento continua a garantire enormi vantaggi economici per chi ha la fortuna di sedere nell’emiciclo. E gli eventuali sprechi, che prima gravavano sulle tasche dei contribuenti nazionali, ora gravano indifferentemente sulle spalle di tutti i cittadini europei. Vediamo perché.

Per il 2011 il mensile degli eurodeputati ammonta a 7.956,87 euro. A pagare gli stipendi non sono più i singoli Stati, lo si è detto, ma direttamente l’amministrazione del Parlamento Europeo. Questo significa che se prima un cittadino italiano doveva pagare di tasca propria i circa 13mila euro di mensilità per ciascuno dei propri 73 rappresentanti in Europa, oggi ne deve pagare circa 8mila per ciascuno dei 736 eletti che compongono l’Europarlamento. Un onere, questo, che ovviamente viene condiviso da tutti gli altri europei. Ma il cambio è stato davvero così vantaggioso? Forse no.

Ogni eurodeputato, in aggiunta al proprio stipendio di base, ha diritto infatti ad una lunga e articolata serie di indennità aggiuntive che fanno lievitare notevolmente la somma effettivamente percepita. La prima è la cosiddetta indennità per spese generali, destinata a coprire, così come spiega il regolamento, «le spese sostenute nello Stato membro di elezione, ad esempio le spese di gestione dell’ufficio dei deputati, le spese di telefono e postali e i costi per l’acquisto, il funzionamento e la manutenzione di computer e di materiale telematico». Per il 2011 ciascun deputato europeo riceve così ogni mese 4.299 euro extra. L’emolumento viene però dimezzato nel caso di deputati che, senza una debita motivazione, non partecipano alla metà delle sedute plenarie in un anno parlamentare.

Gli europarlamentari hanno poi diritto al rimborso delle spese di viaggio per partecipare alle sedute e alle riunioni di Strasburgo e Bruxelles. Cita il regolamento: «I deputati ricevono il rimborso del costo effettivo dei biglietti di viaggio acquistati per recarsi a dette riunioni su presentazione delle ricevute, fino a concorrenza di una tariffa della classe “business” per i viaggi in aereo, di una tariffa di prima classe per i viaggi in treno o del limite di 0,50 EUR/km in caso di viaggio in auto privata, a cui si aggiungono indennità fisse basate sulla distanza e la durata del viaggio destinate a coprire le spese accessorie legate al viaggio (quali, ad esempio, i pedaggi autostradali, le spese per il bagaglio in eccesso o di prenotazione)». A questi rimborsi si aggiunge un’indennità fissa di viaggio, su base annuale, che per l’anno in corso è fissata ad un massimo di 4.243 euro.

Ma non finisce qui. «Il Parlamento versa un’indennità forfettaria di 304 euro per ogni giorno di presenza alle riunioni ufficiali degli organi del Parlamento nei quali il deputato è attivo tenute all’interno della Comunità europea. Tale indennità copre le spese di vitto e alloggio nonché tutte le altre spese derivanti dalla partecipazione a dette riunioni. Il Parlamento versa l’indennità solo se il deputato firma l’elenco ufficiale di presenza». Anche in questo caso, l’importo è dimezzato se il deputato non partecipa alla metà delle votazioni per appello nominale che si svolgono il martedì, il mercoledì e il giovedì di tornata a Strasburgo e il secondo giorno della tornata a Bruxelles. Inoltre, il Parlamento versa una somma di 152 euro al giorno, «a cui si aggiungono le spese di alloggio e di prima colazione, per la partecipazione alle riunioni che hanno luogo al di fuori del territorio comunitario, anche in questo caso a condizione che il deputato abbia firmato l’elenco ufficiale di presenza per la riunione in questione».

A questo va ad aggiungersi anche un importo mensile disponibile per la copertura di tutti i costi relativi al pagamento del personale assistente dell’eurodeputato, come addetti stampa, portavoce, segretari e così via. Per il 2011 la cifra massima che ciascun deputato può richiedere ogni mese per far fronte al pagamento dei propri collaboratori ammonta a 21.209 euro. Si tratta però di una somma che viene erogata soltanto come stipendio ai collaboratori, e, specifica il regolamento, «non è in nessun caso corrisposta direttamente agli eurodeputati».

Quanto può costare dunque un eurodeputato? È presto detto. Immaginiamo l’onorevole X: gran lavoratore, non salta una seduta né a Strasburgo né a Bruxelles, ha uno staff di tre persone che lo assistono nelle sue funzioni, si fa vedere spesso nel proprio collegio elettorale, ha un seggio in una delle 20 commissioni parlamentari, un ruolo ufficiale all’interno del proprio gruppo politico di riferimento e talvolta si reca oltre i confini comunitari per svolgere funzioni di rappresentanza.

Di base, come si è visto, l’onorevole X guadagna 7.956,87 euro che, per 12 mesi, fanno 95.482 euro (centesimo più, centesimo meno). A questi si aggiungono i 4.299 euro di indennizzo per spese generali, perché l’onorevole X ha un ufficio in gran fermento. In un anno fanno 51.588 euro. Poi c’è l’indennità di viaggio annuale di 4.243 euro, perché l’onorevole X ha sempre la valigia pronta. A questa indennità non si sottraggono però le spese di trasferta ordinarie, che vengono rimborsate immediatamente di volta in volta. Quindi ci sono 304 euro per ogni giorno di presenza alle riunioni ufficiali degli organi del Parlamento e 152 euro al giorno, «a cui si aggiungono le spese di alloggio e di prima colazione, per la partecipazione alle riunioni che hanno luogo al di fuori del territorio comunitario». Perché l’onorevole X, ricordiamolo, non salta mai né una seduta né un summit, e spesso si trova a dover rappresentare l’Europarlamento anche fuori dall’Europa. Poniamo dunque he in un anno partecipi a 60 riunioni ufficiali (già solo le sedute plenarie sono suppergiù cinque ogni mese) e a 10 riunioni “extra-moenia” (plausibile approssimazione per un deputato particolarmente attivo come l’onorevole X). Totale: 171.073 euro. Poniamo anche che l’onorevole X abbia un portavoce, un addetto stampa e un segretario: i loro stipendi possono essere tranquillamente (ed egregiamente) assorbiti nei 21.209 euro che l’amministrazione versa agli assistenti dell’europarlamentare, senza che X debba pagare un solo euro di tasca propria. In tasca al nostro X può dunque tranquillamente arrivare un assegno da oltre 170mila euro l’anno. Ovvero 17mila euro al mese. Per un totale di 855mila euro in tutta la legislatura.

Forse non tutti e 736 eurodeputati saranno iperattivi e presenzialisti come il nostro onorevole X. Forse qualche assenteista convinto aiuterà a ridurre i costi dell’europarlamento. Quel che è certo, però, è che in fin dei conti ai contribuenti italiani costa molto meno un pelandrone a Montecitorio che uno stakanovista a far la spola tra Bruxelles e Strasburgo.

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