Società

QUANDO IL CRAC
DI PECHINO
DIVENTA GLOBALE

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(WSI) – Il Centro Statale di Regolazione delle Scorte fino a una settimana fa era una sigla sconosciuta, uno dei residuati della burocrazia che una volta serviva a “pianificare” l´economia cinese. Ora quel nome è sulle prime pagine della stampa finanziaria internazionale. Fa tremare una delle maggiori Borse merci mondiali, il London Metal Exchange dove si scambiano i contratti sulle materie prime minerarie.

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Da quando un oscuro funzionario di quell´agenzia statale cinese è scappato senza lasciare tracce, otto importanti broker londinesi sono sull´orlo del precipizio. Il prezzo mondiale del rame è balzato al rialzo mettendo in difficoltà le industrie (energia elettrica, telecomunicazioni, edilizia) che usano quel metallo. Il crac del rame, ricco di retroscena ancora misteriosi, non è uno scandalo qualunque. E´ l´ultima prova di quanto la Cina sia diventata la protagonista dell´economia globale: vorace consumatrice di materie prime, ha il potere di condizionare le quotazioni del petrolio e dell´alluminio, del carbone e dell´acciaio, del legname e delle navi per trasportarlo. Può anche precipitare il mondo nella penuria improvvisa di materiali essenziali, come teoricamente si rischia nel caso del rame.

E´ dalla settimana scorsa che si sono perse le tracce di Liu Qibing, 39 anni. Un uomo dal profilo basso, ma rispettato fra i trader delle materie prime e considerato molto competente. Un nome sconosciuto nel mondo dell´alta finanza, eppure una vera potenza.
Come direttore del Centro Statale di Regolazione delle Scorte, Liu Qibing gestiva i grandi acquisti di metalli compiuti sui mercati internazionali dal governo cinese. In altri termini, rappresentava il principale cliente del mondo per buona parte delle materie prime. Con una vita da pendolare intercontinentale, tre uffici a Pechino Shanghai e Londra tra i quali divideva il suo tempo, Liu Qibing si era costruito un´esperienza di dieci anni nella professione di trader di metalli. Nel Natale scorso aveva passato perfino l´esame della Financial Services Authority di Londra per poter esercitare direttamente come trader sulle Borse britanniche.

Come accade a volte a chi diventa troppo bravo, aveva anche acquistato il gusto del rischio. Sapeva fiutare la direzione del mercato, scommettere, e vincere molto. Due anni fa fu il primo a prevedere la lunga ondata rialzista delle materie prime – trainate per l´appunto dal boom dell´economia cinese – e aveva fatto le puntate giuste. I guadagni erano stati immensi, si dice, ma Liu Qibing li aveva saggiamente ripartiti un po´ per sé un po´ per il suo datore di lavoro, l´agenzia statale cinese. Non si era montato la testa, continuava a timbrare il cartellino ogni giorno, col completo grigio dello statale di Pechino. Se l´era montata in un altro senso, però: illudendosi di essere infallibile.

L´ultima scommessa gli è stata fatale. Tra luglio e agosto di quest´anno Liu Qibing ha preparato una puntata colossale. Ha deciso che i prezzi dei metalli erano ai massimi e presto sarebbero crollati, magari aiutati da un lieve assestamento della crescita cinese. Ha costruito una posizione “corta” sul rame, tra le 100.000 e le 200.000 tonnellate (l´imprecisione di questi dati è la misura della segretezza che circonda lo scandalo). Ha cioè accumulato contratti di vendita di rame che non possedeva. Una tipica manovra ribassista ma di dimensioni enormi, se si pensa che le riserve mondiali disponibili di rame non superano le 140.000 tonnellate.

Al confronto i giochi d´azzardo di Raul Gardini sulla soya a Chicago negli anni Ottanta, o del trader Nick Leeson che mandò in crisi la banca Barings, erano modesti. Ma Liu Qibing aveva dietro di sé la Cina. Era sicuro di poter spingere le quotazioni mondiali al ribasso, quindi ricomprare il rame a prezzi stracciati per “coprirsi” e onorare i suoi contratti di vendita con margini di profitto favolosi. Questa volta il fiuto lo ha tradito. Sorretto anche dal boom inarrestabile dell´industria cinese, il rame che lui aveva venduto allo scoperto a 3.100 dollari a tonnellata è continuato a salire fino a 4.100 dollari, per poi toccare un massimo a 4.200 alla notizia della fuga. I primi contratti firmati da Liu Qibing vengono a scadenza fra meno di un mese, il 21 dicembre. Intanto di lui si è persa ogni traccia. C´è chi dice che si nasconde per timore di essere assassinato, perché il danno che ha fatto ai suoi capi (centinaia di milioni di dollari di perdite) può provocare reazioni estreme. Ma anche se finisse solo davanti a un tribunale, la giustizia di Pechino può avere la mano pesante.

I dirigenti dello Stato sono in tale imbarazzo che le hanno provate tutte. Dapprima il governo di Pechino ha cercato di sostenere che Liu Qibing agiva in proprio senza coinvolgere l´agenzia per cui lavorava. Ma per il London Metal Exchange sarebbe drammatico se la Cina dovesse rifiutarsi di onorare quei contratti. Poi su alcuni mass media cinesi è filtrata la notizia che Liu Qibing non esiste, sarebbe un personaggio fittizio.

Difficile da sostenere di fronte ai numerosi trader e analisti britannici che lo hanno frequentato per anni. Infine Pechino ha tentato di placare il panico dei mercati annunciando l´esistenza di 1,3 milioni di tonnellate di scorte di rame, una cifra dieci volte più alta delle stime finora conosciute. Intanto il governo cinese ha inaugurato delle vendite all´asta del suo rame, per calmierare i prezzi.
Non è la prima volta che uno scandalo cinese provoca onde che arrivano lontano. Un´avvisaglia si era avuta un anno fa con il “buco” di 550 milioni di dollari nel bilancio della China Aviation Oil dopo una speculazione andata male sui derivati del petrolio.

E´ il sintomo di un problema serio. In pochi anni la Cina è arrivata a consumare il 20% di tutto l´acciaio, alluminio, rame e nickel del pianeta. Con un simile appetito di materie prime, è diventata anch´essa vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi.

Perciò liberalizza l´uso dei derivati per le sue grandi imprese, perché possano coprirsi dai rischi di perdite sulle valute o sulle materie prime. Ma la storia dei derivati insegna che la copertura del rischio è solo uno degli usi possibili. Altri sono meno innocenti, e terribilmente seducenti.

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