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Sentenza tedesca sul Qe, le conseguenze per i mercati

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La reazione dei mercati alla sentenza della Corte costituzionale tedesca, che ha concesso tre mesi alla Bce per chiarire la proporzionalità del Qe circa le sue conseguenze di politica economica, ha provocato alcune conseguenze anche sui mercati obbligazionari e valutari. Tenendo conto della possibilità che la sentenza possa influire sulle future decisioni della Bce e aprire un nuovo giudizio di legittimità anche sul programma temporaneo da 750 miliardi Pepp, a risentirne sono stati soprattutto i rendimenti dei Paesi periferici.

Lo spread Btp-bund ieri è passato dai 235 punti dell’avvio di giornata a un picco di 254 punti base in seguito alla diffusione della sentenza, martedì scorso. Oggi, 6 maggio, lo spread italiano si attesta a quota 248,5 punti, ai massimi dal 24 di aprile.

Contemporaneamente, l’euro ha perso quota sul dollaro, essendo sceso da un massimo di giornata a 1,092 dollari a 1,082 in seguito alla pubblicazione della sentenza: il trend prosegue anche oggi con un tasso di cambio sceso a 1,080.

“Secondo quanto scritto nella sentenza, la Bce ha tre mesi di tempo per rispondere, altrimenti la Bundesbank potrebbe non partecipare più all’implementazione ed all’esecuzione del Pspp così come vendere i titoli di stato in portafoglio”, hanno commentato gli analisti di Mps Capital Services, “va precisato che la sentenza non riguarda il Pepp, ma senza dubbio getta incertezza nel breve sulla flessibilità e sulla potenza di fuoco degli strumenti utilizzati dalla Bce”.

Nel frattempo da Francoforte è arrivata la risposta della Banca centrale europea ai rilievi fatti dalla Corte costituzionale tedesca:

“Il Consiglio direttivo ha ricevuto un briefing preliminare dal governatore della Bundesbank e dal dipartimento legale della Banca centrale europea. La Bce prende atto della sentenza odierna della Corte costituzionale federale tedesca in merito al Programma di acquisto del settore pubblico (PSPP).
Il Consiglio direttivo rimane pienamente impegnato a fare tutto il necessario nell’ambito del suo mandato per garantire che l’inflazione salga a livelli coerenti con il suo obiettivo a medio termine e che le azioni di politica monetaria intraprese nel perseguimento dell’obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi siano trasmesse a tutte le parti del economia e in tutte le giurisdizioni dell’area dell’euro”.

In chiusura, la Bce respinge al mittente le accuse della Corte costituzionale rivolte alla precedente sentenza emessa dalla corte Ue di Lussemburgo. “Nel dicembre 2018 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la Bce agisce nel rispetto del suo mandato di stabilità dei prezzi”, ha scritto la Bce. Un messaggio che suona più o meno così: noi tiriamo dritto.