Economia

Giudici tedeschi: delucidazioni da Bce entro 3 mesi o Bundesbank dirà addio al Qe

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La Corte costituzionale tedesca ha emesso una sentenza che ha ribaltato le attese degli analisti. Il Quantitative easing della Bce è stato giudicato parzialmente incompatibile la legge fondamentale della Germania.

Se entro tre mesi non arriveranno delucidazioni dalla Banca centrale europea, in merito ai dettagli tecnici del piano di acquisti, potrebbero scattare conseguenze rilevanti. La più evidente: la Bundesbank non sarebbe più autorizzata a prendere parte al Qe e dovrebbe vendere i titoli pubblici acquistati in passato nell’ambito del piano. In attesa delle risposte della Bce, comunque, la Bundesbank non potrà partecipare temporaneamente al Qe (ripartito ufficialmente lo scorso novembre e attualmente in corso).

Strigliata anche per il governo federale e per il parlamento tedesco, colpevoli di non aver “esaminato né dimostrato se le decisioni adottate della Bce per l’introduzione e l’attuazione del PSPP che le misure adottate fossero proporzionate”.

Il nodo da sciogliere

“Un programma di acquisto di titoli di Stato come il PSPP [Qe], che ha importanti implicazioni di politica economica, richiede in particolare che gli obiettivi di politica monetaria e le implicazioni di politica economica siano denominati, ponderati e ponderati l’uno rispetto all’altro”, hanno scritto i giudici, “il perseguimento incondizionato dell’obiettivo di politica monetaria del PSPP, allo scopo di raggiungere un tasso di inflazione inferiore ma vicino al 2%, ignorando le implicazioni di politica economica del programma, ovviamente ignora il principio di proporzionalità”.

Secondo i giudici costituzionali tedeschi non è possibile stabilire se la Bce ha violato il diritto dell’Ue in assenza di ulteriori informazioni su come la banca centrale abbia bilanciato l’impatto economico e fiscale delle sue azioni rispetto ai suoi obiettivi di politica monetaria. “A meno che la Bce non fornisca la documentazione che dimostri che tale equilibrio è stato seguito e in quale forma, non è possibile effettuare un controllo giurisdizionale effettivo sul fatto che la Bce sia rimasta o meno all’interno del suo mandato”.

Tale documentazione dovrà essere prodotta e inviata dalla Bce entro tre mesi. Nel caso le risposte dell’Eurotower non arrivassero o venissero giudicate insufficienti, la Corte ha stabilito che la Bundesbank non solo dovrebbe interrompere gli acquisti di titoli nell’ambito del Qe, ma anche vendere i titoli di stato (Bund) già acquistati, nell’ambito di “una strategia – possibilmente a lungo termine – coordinata con” il resto dell’Eurozona.

Le conseguenze per il piano anti-Covid

Benché la decisione di oggi non riguardi direttamente il nuovo programma Pepp da 750 miliardi di euro, messo in campo per contrastare l’emergenza coronavirus, è probabile che i principi enunciati in questa sentenza potrebbero essere i medesimi nel caso di un nuovo ricorso contro il Pepp. Le conseguenze della sentenza potrebbero essere rilevanti anche nella forma che acquisiranno in futuro i nuovi piani di acquisti di titoli Bce. Un Qe senza Bundesbank sarebbe tecnicamente possibile, ma introdurrebbe nuovi elementi di complessità.
Andranno messe in conto, infine, le conseguenze politiche di una sostanziale vittoria dei conservatori tedeschi, che da anni lamentano gli “eccessi” della politica monetaria della Bce.

Le reazioni

Secondo l’ex vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, la decisione della Corte compie una “distinzione ridicola fra politica monetaria e politica economica”, ha affermato su Twitter.

Secondo il direttore dell’influente istituto Ifo di Monaco, Clemens Fuest, quella della Corte costituzionale suona come “una dichiarazione di guerra” nei confronti della Corte di Giustizia europea che, nel 2018, aveva sancito la legalità del Qe sotto tutti gli aspetti. Tale decisione, hanno sostenuto i giudici tedeschi, “non era giustificabile metodologicamente”.