Economia

Prodi: spero che Padoan non abbia qualcosa da nascondere

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ROMA (WSI) – L’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano commenta con stupore le recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per il quale la crescita italiana potrebbe scontare la paura instillata dagli attacchi di Parigi.

Mi hanno non poco sorpreso le dichiarazioni del ministro Padoan che, in un certo senso, mettono le mani avanti riguardo a un possibile peggioramento dell’economia. Spero che non abbia notizie ancora più cattive (sul Pil). Io ritengo poco probabile che eventi pur cosi’ tragici possano avere conseguenze molto negative sull’economia

L’ex premier passa poi ad analizzare la delicata questione mediorientale, ricordando il fallimento dell’intervento in Libia, del quale ancora non comprende come l’Italia abbia potuto prendere parte. La critica, tuttavia, spostandosi sull’attualità vira su Vladimir Putin e i raid russi in Siria:

I bombardamenti possono essere uno strumento provvisorio, ma non ricordo una volta in cui siano davvero serviti a portare la pace. E continuo a non capire perché si bombardano le città e non i pozzi e le auto-cisterne. L’Isis ha bilanci più floridi di molti Paesi arabi la metà di quella ricchezza arriva dal petrolio, il resto da estorsioni, traffico di esseri umani e dall’esercito di un’autorità statale. Poi ci sono i finanziamenti che passano per fondazioni dei paesi dell’area del Golfo Persico.

La questione della sicurezza, sempre più pressante nelle ultime settimane continua a richiedere prudenza. “La differenza tra gli attentati a Charlie Hebdo e quelli in diverse zone di Parigi è enorme”, afferma il professore, “a Charlie Hebdo si è colpito in modo selettivo, a Parigi sono stati colpiti tutti. È il terrorismo che entra nelle case: sono stati colpiti un teatro, i ristoranti, lo stadio, mancava la chiesa e c’era tutto”.  Adesso la questione è molto più influente sull’agenda dei leader europei, tuttavia per Prodi invita alla riflessione: “dal punto di vista politico si entra in guerra se c’è un’idea, una strategia precisa: ho sempre in mente la Libia e, per questo, dico attenzione”.

E sulle questioni più domestiche del partito l’economista bolognese conferma di non avere più neanche la tessera del Pd da ormai tre anni, vista la carenza di dialettica interna: “Un partito è fatto per dibattere e discutere, il calo delle tessere dipende dal calo politico, non ne è la causa”. E sul vecchio leitmotiv renziano ci scherza su:

La rottamazione non mi preoccupa, vuol dire che ero di ferro, se fossi stato di legno mi avrebbero segato o bruciato, mai rottamato.