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Private banking, raccolta in calo nel 2022. Segnali di ripresa per il 2023

Quest’anno cresceranno gli asset del private banking (5,3% contro 1,8% degli altri operatori) e ci sarà una ricomposizione del portafogli, a favore degli investimenti in titoli (+12%) e in gestito/assicurativo (4,6 %). Lo dicono le previsioni di Prometeia e Aipb (Associazione Italiana Private Banking), diffuse ieri in occasione dell’assemblea degli associati 2023 e della relativa conferenza stampa. Vediamo i dati.

Le previsioni del private banking per il 2023

La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane crescerà nel 2023 (+2,8%) senza recuperare i livelli del 2021 (3.433 vs 3.452 del 2021). La formazione di flussi disponibili per essere investiti in attività finanziarie potrebbe toccare un punto di minimo degli ultimi 10 anni per una flessione della propensione al risparmio (6,7%) e del reddito disponibile reale delle famiglie (-0,9%), con una variazione dei consumi che resterà invece lievemente positiva (+0,6%).

A fine 2023 gli asset affidati al private banking dovrebbero attestarsi a 1.047 miliardi di euro, riportandosi sopra i livelli del 2021 e mostrando ancora una volta la capacità di recuperare velocemente le perdite subite in un anno eccezionalmente negativo. Il ritorno alla crescita del settore sarà molto più consistente rispetto agli altri operatori del sistema (+5,3% del private banking vs 1,8%), grazie alla maggiore capacità di attrarre nuova raccolta (+33 miliardi vs +23 degli altri operatori) e di cogliere le opportunità di investimento nei mercati (+2% la rivalutazione della ricchezza gestita dal private banking vs 0,8% degli altri operatori).

Il valore di una gestione professionale dei patrimoni privati permetterà di indirizzare il risparmio privato verso gli investimenti finanziari. Nel 2023 proseguirà il percorso di ricomposizione dei portafogli del private banking, riducendo l’accumulo di liquidità in misura maggiore rispetto agli altri operatori (raccolta diretta -1,7% del private banking vs. -0,3% degli altri operatori), soprattutto a favore della raccolta amministrata (12% del private banking vs. 7,1% degli altri operatori) con un fortissimo contributo della nuova raccolta (10,2% su 12%).

La risalita dei rendimenti obbligazionari ha riaperto opportunità di rendimento su un comparto storicamente apprezzato dalle famiglie italiane, cioè i titoli obbligazionari (specialmente titoli di stato). Anche sulla raccolta gestita (fondi e gestioni patrimoniali) si prevede una crescita maggiore rispetto agli altri operatori (5% del private banking vs. 4%), grazie all’importante contributo dell’effetto mercato (2,9% su 5%), con una previsione di miglioramento, nel corso dell’anno, delle performance azionarie e la rivalutazione dei fondi obbligazionari, atteso dopo lo stop nell’aumento di tassi di interesse. I prodotti assicurativi, invece, cresceranno in linea con gli altri operatori (3,9% del private banking vs. 4,2%). Il presidente di Aipb, Andrea Ragaini (nella foto sopra), ha chiosato:

Per l’anno in corso, nonostante il quadro macroeconomico e finanziario rimanga complesso, ci aspettiamo un proseguimento della ripresa delle masse gestite dall’industria private. Sulla spinta di segnali confortanti, quali un rallentamento meno pronunciato della crescita economica e una politica monetaria meno restrittiva, assisteremo a un’accelerazione degli investimenti finanziari, in particolare verso il comparto obbligazionario”.

Come è andato il 2022

“Il 2022 non è stato un buon anno sia per le azioni che per le obbligazioni, con una perdita attorno al 20% per entrambe le asset class, che hanno fatto male ai risparmiatori italiani affezionati ai bond. Sono saliti i consumi per l’inflazione e le spese post Covid; il reddito disponibile è aumentato, ma meno dell’inflazione. Ciò ha portato a un calo della propensione al risparmio. La ricchezza complessiva pertanto è scesa da 3.454 a 3.339 miliardi di euro”, ha spiegato il presidente di Aipb. La ricchezza gestita dal private banking ha segnato una ripresa negli ultimi mesi dell’anno, realizzando una chiusura migliore delle attese a 994 miliardi di euro (949 la previsione di ottobre 2022), ma restando al di sotto dei 1.094 miliardi di fine 2021. La variazione degli asset è stata complessivamente vicina a quella degli altri canali (-4,1% del private banking vs -3,0%) per la crescita della raccolta netta più che doppia (+4,0% del private banking vs +1,7%), nonostante la maggiore esposizione dei portafogli ai mercati finanziari (-10,5% del private banking vs -3,7%).

ricchezza private banking

Nel corso del 2022 la raccolta è stata da record, nonostante l’effetto mercato negativo del 10,5%. Il private banking ha mostrato capacità di attrazione sia verso la clientela, come dimostrato dalla raccolta netta, sia come modello di servizio, come evidenziato dall’entrata di nuovi operatori nel suo perimetro. Il settore ha, infatti, ottenuto risultati ampiamente positivi in termini di raccolta netta (42 miliardi) e di apporto da nuovi operatori (24 miliardi), facendo registrare nel complesso il migliore flusso in entrata degli ultimi 7 anni (66 miliardi vs 53 nel 2021). In merito ai nuovi operatori nel settore, come Poste Italiane, Ragaini ha evidenziato:

“Entrano perché ritengono di poter dare valore al cliente. Ciò dimostra che il settore nel tempo ha dato valore, come dimostra anche l’aumento di fiducia dei clienti. Ad ogni modo, il mercato si è allargato a diversi modelli di servizio, per cui sia i private banker che i clienti possono scegliere quello che preferiscono”.

Antonella Massari, segretaria generale di Aipb, ha precisato che i nuovi operatori sono italiani già attivi ed esteri che hanno visto opportunità nel mercato italiano. Continua a essere limitata la crescita dei private asset: nel 2022 è stata dello 0,2%, contro lo 0,1% di 2021. “Si stanno facendo investimenti in formazione sui private market, ma l’Italia è ancora molto indietro su questo fronte”, ha ammesso Ragaini.

effetto mercato su private banking

Complessivamente, la ricchezza confluita verso gli investimenti è stata doppia per il private banking rispetto agli altri operatori (44 vs 24). Quasi l’80% della raccolta è stata destinata ai titoli amministrati, verso i quali sono confluiti 34 miliardi (vs 14 degli altri operatori). Ragaini ha concluso:

“Il modello di servizio del private banking, fondato sulla gestione professionale dei patrimoni privati, ci ha consentito di raggiungere nel 2022 risultati al di sopra delle aspettative, grazie ad un netto recupero nella seconda parte dell’anno, nonostante uno scenario di mercato caratterizzato da un drastico calo sia del comparto obbligazionario che azionario”.