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Prestiti, la ricetta Saccomanni per lo sviluppo delle imprese

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ROMA (WSI) – I dati sui finanziamenti chiesti ed erogati in Italia parlano di una tendenza in forte calo: secondo la ricerca di Crif, infatti, a maggio le domande di prestito da parte delle imprese hanno subito un calo dell 7%, segnando così una flessione dell’1,1% dall’inizio dell’anno.

Per questo il Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha fornito la sua personale ricetta per risolvere il problema dell’accesso al credito. Per erogare più prestiti personali e finanziamenti alle imprese la liquidità potrebbe arrivare da fondi pensione, compagnie assicurative e fondazioni bancarie che, secondo le stime, sarebbero in possesso di un patrimonio di circa 800 miliardi di euro.

La proposta del Ministro si è tramutata già un piano da attuare in tutta fretta, si parla di un summit la prossima settimana a cui prenderanno parte una trentina di rappresentanti del settore, provenienti da Banca d’Italia, Cassa Depositi e Prestiti, sino ai numeri uno dei maggiori gruppi di credito e assicurativi dello Stivale. Il progetto consiste nel creare dei fondi di credito che possano erogare dei crediti alle imprese, in particolar modo quelle di media e piccola grandezza, oppure sottoscrivere dei titoli rappresentativi del debito societario.

Il motivo principale che spinge Saccomanni a fare tutto questo con relativa fretta è il pericolo di credit crunch, cioè la restrizione del credito che rischia di mettere definitivamente in ginocchio molte imprese italiane, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni.

Veniamo alle prospettive reali che può avere la proposta: il fatto che le banche, prime per numeri di erogazione di prestiti in Italia, abbiano quasi smesso di concedere liquidità alle imprese a causa della crisi, non lancia un segnale certamente positivo alle altre realtà che si dovrebbero sostuire ad esse.

Un altro punto negativo sono i dati: tra il 2008 e il 2013, infatti, il valore dei prestiti in sofferenza è cresciuto in maniera sbalorditiva, da circa 40 miliardi a oltre 120 miliardi. Il compito dei soggetti che si sostituirebbero alle banche sarebbe principalmente quello di gestire i risparmi di lavoratori e investitori, tenendo sotto controllo il rischio.

D’altra parte invece a sostegno di questa idea si sono schierati Susanna Camusso, leader Cgil, e Maurizio Landini di Fiom, che già da tempo hanno caldeggiato un piano di questo genere.

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