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“Portafoglio ideale? Per metà formato da azioni”

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ROMA (WSI) – Wall Street inanella nuovi massimi a cadenza quasi giornaliera, la borsa di Tokyo è in crescita oltre +40% da inizio 2013 e l’azionario europeo, indicato dal benchmark Stoxx 600, viaggia ai massimi in quasi cinque anni, a un livello +9,9% nel 2013.

Dall’altro lato, i fondamentali economici europei disegnano un quadro in cui, in molti paesi, è ancora la parola recessione ad avere la meglio. Sul mercato dei bond, la fiducia sui titoli di stato italiani è confermata dall’esito del collocamento del Btp trentennale, ma a fronte di un quadro politico che presenta non poche disfunzioni.

In un contesto talmente denso di contraddizioni, come deve orientarsi il grande gestore o il piccolo investitore italiano? Wall Street Italia ha intervistato Manuela D’Onofrio, responsabile della strategia globale di investimenti e Responsabile delle gestioni patrimoniali del Private Banking, presso Unicredit.

WALL STREET ITALIADovendo gestire un portafoglio a 10 anni di un italiano che vuole rendimenti sicuri, dove investireste i suoi soldi? e con quali percentuali tra componente azionaria/obbligazionaria/contanti?.

MANUELA D’ONOFRIO – Un orizzonte temporale così lungo fa presupporre che l’investitore abbia come obiettivo prioritario minimo quello di preservare il capitale almeno dall’inflazione; in tal caso la componente obbligazionaria non può più essere, come in passato, preponderante nel portafoglio a causa del basso livello dei rendimenti raggiunto, in questi ultimi mesi, sia dalle obbligazioni governative che da quelle corporate. Basti pensare che il Bund a 10 anni rende poco più dell’1% e che il BTP ed il Bonos rendono poco più del 4%, nonostante la strada verso il risanamento dei conti pubblici di Italia e Spagna, sia ancora lunga. Per contro, i mercati azionari dei paesi sviluppati, nonostante i recenti rialzi, mostrano ancora delle valutazioni adeguate alle prospettive di crescita dei profitti aziendali. Quindi il nostro suggerimento sarebbe quello di investire il 54% in Azioni, il 39% in obbligazioni ed il 7% in liquidità.

WSICosa si sta vendendo e comprando in questo momento?

D’ONOFRIO – Gli investitori continuano a vendere i fondi monetari che, a causa dei rendimenti prossimi allo zero delle obbligazioni a breve termine, rischiano di offrire ritorni negativi, per investire ancora in fondi obbligazionari ed azionari. Per quanto concerne i fondi obbligazionari, l’interesse degli investitori si sta orientando sempre più verso i fondi obbligazionari flessibili, in cui il gestore può ricorrere ad una vasta gamma di strumenti finanziari per ricercare un rendimento assoluto positivo.

WSII bond italiani stanno riscontrando grande interesse, perchè vengono percipiti come sicuri, pur garantendo rendimenti relativamente elevati. Ma sono veramente un porto sicuro? Ritiene che il loro appeal sia sostenibile nel tempo?

D’ONOFRIO – In questi ultimi due anni, l’Italia ha compiuto dei notevoli sforzi per mettere in sicurezza i conti pubblici; i sacrifici sino ad ora sostenuti dal paese, sia in termini di maggior pressione fiscale, che di minor occupazione, sono stati accolti favorevolmente dagli investitori. Se l’Italia riuscirà a portare a termine le riforme necessarie a rilanciare l’economia, grazie soprattutto ad un recupero di competitività, allora è indubbio che i titoli di stato italiani rappresenteranno un ottimo investimento.

WSIIn quali altri debiti sovrani (e societari) state puntando?

D’ONOFRIO – In ambito governativo, oltre ai titoli di stato tedeschi e italiani stiamo ancora puntando sulle obbligazioni High Yield e su quelle dei paesi emergenti in valuta locale; riteniamo infatti che le politiche monetarie dei paesi sviluppati rimarranno accomodanti per tutto il 2013, favorendo quindi la componente più rischiosa del mercato obbligazionario che ancora offre rendimenti reali positivi.

WSIQuale tecnica e punti di riferimento utilizzate per capire dove sono diretti i mercati?

D’ONOFRIO – Le nostre scelte d’investimento sono frutto di una combinazione di analisi che vanno dalla ricerca macro economica all’analisi dei bilanci aziendali, da un’analisi comparativa dei rendimenti/rischi associati alle diverse asset classes all’analisi dei flussi, ed infine anche l’analisi tecnica fornisce un importante contributo al nostro processo d’investimento.

WSIRitenete che si possa parlare della formazione di una bolla speculativa sull’azionario e, in caso di risposta positiva, su quali mercati nello specifico?

D’ONOFRIO – Le valutazioni dei mercati azionari sono molto lontane dagli eccessi raggiunti nel 2000, quando esplose la bolla tecnologica, e con un’economia americana in lento ma graduale miglioramento, un’Europa che dovrebbe progressivamente ridurre il peso del consolidamento fiscale ed un Giappone determinato ad uscire dalla deflazione, risulta difficile immaginare che si possa ricadere in una fase recessiva; soprattutto con politiche monetarie estremamente accomodanti in tutti i paese sviluppati. Viceversa, sono i rendimenti sotto il 2% a 10 anni di alcuni mercati obbligazionari che potrebbero destare qualche preoccupazione, soprattutto quando le Banche Centrali dovessero smettere di acquistare i Titoli di Stato.