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Porcellum, bagarre alla Camera. M5S: «Ora Parlamento illegittimo»

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ROMA (WSI) – I deputati penta stellati sono pronti a dimettersi dalla Camera. Lo ha detto il capogruppo M5S Alessio Villarosa, parlando a Skytg24 in piazza Montecitorio subito dopo aver lasciato con tutto il gruppo M5S i lavori dell’assemblea.

“M5S vuole fare la sua parte per cambiare la legge elettorale ma tutti gli altri no: mentono. Avevamo chiesto la riunione della Capigruppo per calendarizzare subito alla Camera il ritorno al Matterellum e rimandare subito dopo il Paese a votare al più presto con una nuova legge elettorale dopo che la Corte Costuzionale ha dichiarato illegittima l’attuala, ma ci hanno detto di no. Qui siamo tutti illegittimi. Noi siamo pronti a dimetterci”.

E Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: “Dopo la sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha bocciato l’attuale legge elettorale, bisogna immediatamente rendere esecutive le indicazioni che sono state date.

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I deputati eletti a Montecitorio (dove ancora non sono state convalidate le elezioni dello scorso febbraio) grazie al premio di maggioranza, sono di fatto decaduti e i seggi assegnati grazie a quel premio, giudicato illegittimo dalla Consulta, dovrebbero essere riassegnati subito tra gli altri gruppi presenti in Parlamento”. E’ quanto dichiara Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.

I calcoli effettuati da Brunetta “consentono di ritenere, lasciando perdere il Senato che mi risulta aver già provveduto alla convalida dei suoi membri, che i deputati di sinistra `abusivi` sarebbero 148 (da 340 scivolerebbero a 192). Con la redistribuzione dei seggi il centrodestra avrebbe in tutto solo due onorevoli in meno del centrosinistra, situandosi a 190 e guadagnandone dunque 66 rispetto agli attuali 124. Allo stesso tempo il Pd passerebbe ad esempio da 292 deputati a 165, Sel da 37 a 21”.

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«Il Parlamento non è più legittimo», il Movimento 5 Stelle scatena la bagarre alla Camera. Secondo i parlamentari di Grillo la sentenza di ieri della Consulta toglie la legittimità alle camere elette con una legge elettorale incostituzionale. Un annuncio di dimissioni? No, almeno per ore. Lo spiega il capogruppo Alessio Villarosa: «È giusto dimettersi e noi siamo pronti a farlo, ma solo dopo l’approvazione del Mattarellum che è l’ultima legge elettorale valida approvata dal Parlamento».

E’ l’ennesimo motivo di scontro con la presidente della Camera Boldrini che ha risposto all’obiezione grillina: «Questa Camera è pienamente legittima e legittimata ad operare». Da qui è nata una polemica feroce tra la presidente e il gruppo M5S.

«Abbiamo chiesto una Capigruppo e la presidente ce la ha negata», ha detto il capogruppo Alessio Villarosa. Ma Boldrini replica: «È falso, c’e chi ha il solo intento di fare confusione a tutti i livelli».

La rissa di ieri Prima ancora c’era stata uno scontro con il Pd: I deputati pentastellati sono intervenuti a turno sulla votazione del verbale della burrascosa seduta di ieri, lamentando l’assenza, nello stesso verbale, di ogni riferimento a quella che qualche parlamentare del M5S ha definito «un’aggressione fascista e quadrista dei deputati del Pd di ieri verso di noi». Immediata la replica del deputato del Pd Ettore Rosato: «Nessuno parli di aggressioni fasciste». I deputati del M5S si sono autodenunciati per l’occupazione dei banchi del governo di ieri «per protestare contro un governo illegittimo».

Aula abbandonata Al termine di queste polemiche il Movimento 5 Stelle ha abbandonato l’aula per protesta contro la mancata convocazione della capigruppo: «Tutti dicono che vogliono fare una nuova legge elettorale e poi non vogliono neppure calendarizzare una capigruppo» protesta il presidente del gruppo M5S Alessio Villarosa che mostra ai cronisti la lettera di richiesta di convocazione della capigruppo negata dal Presidente della Camera: «Se Boldrini ci avesse concesso la capigruppo non saremmo stati in Aula a doverla votare. Le abbiamo spiegato per telefono quale era l’obiettivo della lettera inviata».

Le critiche ai grillini «I deputati Cinque Stelle con il loro gesto ridicolo di abbandonare l’Aula dimostrano una certa insofferenza per le regole democratiche e una tendenza, ormai consolidata, a cercare vie di fuga eclatanti ogni qual volta si tratti di approfondire temi complessi nei quali sono chiamati a motivare le loro posizioni – dice Khalid Chaouki, deputato del Pd – Sembrano scolaretti che, per evitare l’interrogazione, fingono il mal di pancia».

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ROMA (WSI) – La Corte Costituzionale ha fatto un miracolo, in punta di diritto e di fioretto: ha distrutto in un colpo solo le velleità ultime di Berlusconi Silvio, il potere di Grillo Beppe/Casaleggio Roberto e ridimensionato le fregole precoci di Renzi Matteo, ha restituito lo scettro al popolo sovrano il cui voto varrà un po’ di più, ha messo una polizza sulla vita del governo di Letta nipote e di Napolitano Giorgio e della legislatura, ha buttato nel panico centinaia e centinaia di deputati e senatori, tutti quelli nominati dai padroni dei partiti.

E i nominati da una parte hanno la consapevolezza che non potranno fare altro che tornare nell’anonimato precedente, dall’altro possiamo scommettere che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane saranno tutto un sussulto di senso di responsabilità e di viva il governino Letta, così non decadranno per sempre. Insomma, la Corte Costituzionale ha dichiarato decaduto il modello Minetti Nicole o Madia Marianna (nella forma l’accostamento può essere sbagliato, nella sostanza del Porcellum certamente no, entrambe sia pure per meriti diversi sono state nominate, una da Berlusconi, l’altra da Veltroni Walter), modello che prevedeva nelle mani di cinque o sei segretari di partito il diritto di nomina dei parlamentari solo sulla base della fedeltà o dei servigi ricevuti.

Il grande regista di questa operazione, che compie così il suo capolavoro, ha un nome e un cognome, e anche un nome d’arte: Amato Giuliano, detto il Dottor Sottile, insigne giurista, uomo di governo (sua la genialata del prelievo notturno del 1992 sui conti correnti degli ignari italiani), il quale appena arrivato alla Corte non si è occupato d’altro che di legge elettorale per sbloccare in modo irreversibile una situazione che stava minando dalle fondamenta il sistema democratico.

Festeggia chi ha saputo mantenere un rapporto con gli elettori, magari in provincia, dove qualche “ambulatorio” elettorale tipico della Prima Repubblica e sopravvissuto anche nella Seconda soprattutto a Sud.

Anche Renzi Matteo accusa il colpo, ma siamo certi che farà buon viso a cattivo gioco e trasformerà la sconfitta in una vittoria, adeguandosi al nuovo corso e diventando sponsor della prosecuzione del governo Letta e della legislatura, in attesa di tempi migliori. Porra’ solo una condizione: fare 10 cose che la gente percepisce, 10 cose magari assemblabili con quelle di Alfano Angelino. (Dagoreport)