Economia

Pop Vicenza: un miliardo di rosso. Come sempre pagano azionisti

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ROMA (WSI) – I bilanci sono stati pessimi, ma c’era da aspettarselo. In seguito agli accertamenti della Bce, Veneto Banca ha chiuso con un rosso di 213 milioni di euro, mentre Pop Vicenza ha registrato un passivo superiore a 1 miliardo nel primo semestre. Si ripetono dunque i disastri del 2014.

Saranno come al solito gli azionisti a pagare. La banca vicentina, che sarà costretta a effettuare un nuovo aumento di capitale da 1,5 miliardi, ha effettuato svalutazioni record dopo che l’anno scorso si era chiuso con maxi perdite e con i titoli non quotati che avevano subito una sforbiciata del 25% del loro valore.

A pesare sui conti sono state tutta una serie di nuove rettifiche di valore sia sui crediti per 703 milioni sia sulle attività finanziarie disponibili per la vendita e sulle partecipazioni per 119 milioni, oltre a nuovi accantonamenti a fondi rischi e oneri per oltre 380 milioni.

Dalle verifiche della Bce sono emersi profili di rischio connessi a posizioni specifiche per 26,5 milioni e – fatto grave – finanziamenti ai propri clienti pari a 974,9 milioni, con lo scopo di fare comprare loro azioni della banca. L’istituto ha dovuto applicare un “filtro prudenziale”, riducendo di fatto i fondi propri di oltre 622 milioni di euro.

Nel caso di Veneto Banca il rosso è stato provocato in particolare da nuove rettifiche sui crediti per quasi 300 milioni di euro e a un’ulteriore svalutazione degli avviamenti, il cui valore è stato ridotto di altri 49 milioni.

La raccolta di capitali dovrebbe essere di 500-800 milioni. Tutto nell’ambito del piano per trasformare i due istituti di credito veneti in società per azioni, in vista della quotazione in Borsa.

Le operazioni di aumento di capitale sono imposte dalle autorità della Banca centrale europea e hanno l’obiettivo di riportare i coefficienti patrimoniali entro le soglie minime richieste dall’istituto guidato da Mario Draghi. Resta da vedere se i piani saranno sufficienti.

Per Popolare di Vicenza guidata da Gianni Zonin, la quotazione dovrebbe avvenire entro i primi tre mesi del 2016 mentre per Veneto Banca di parla di uno sbarco entro fine anno.

L’Associazione Azionisti Veneto Banca, guidata dall’ex presidente del Tribunale di Treviso Giovanni Schiavon (nella foto), ha annunciato verso la metà di agosto la decisione di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale del Lazio per impugnare il regolamento attuativo della Banca d’Italia sulla riforma delle banche popolari e sospenderne gli effetti in via immediata.

Nella lettera, l’associazione degli azionisti dell’istituto di Montebelluna non esclude di rivolgersi anche alla Corte di giustizia europea per la presunta illegittimità di una riforma che, nelle parole di Schiavon, è stata fatta “senza alcun rispetto per gli azionisti, senza alcuna saggia e prudente gradualità e sulla pelle degli azionisti, i cui diritti economici sono stati cinicamente ignorati”.

In un articolo, La Repubblica scrive in entrambi i casi “risulta improbabile effettuare nuove richieste di fondi sulla rete di azionisti- clienti, impoverita e irritata dopo anni di emissioni a prezzi così alti da rendere poco liquidabili i titoli dei soci. Così gli advisor finanziari e legali, in contatto con la Consob e le autorità bancarie, stanno studiando una modalità inedita: la richiesta di quotazione e la immediatamente successiva emissione di nuove azioni, in parte in opzione ai vecchi soci in parte offerte agli investitori istituzionali. Il processo che s’avanza oggi e nelle prossime settimane cambierà comunque i connotati ai due istituti, retti a lungo da leader locali (Vincenzo Consoli a Montebelluna per 18 anni, Gianni Zonin da 20 a Vicenza). Il primo ha già lasciato il timone, il secondo ha annunciato che lo farà con la trasformazione in spa della banca, già deliberata e in fieri. Tuttavia la strada verso il mercato sarà impervia, per i due marchi. Anche perché i ritardi nel liquidare i soci venditori di azioni, e le diffuse pratiche di finanziarli per acquistare azioni, potrebbero produrre un vortice di contenziosi e inchieste giudiziarie contro le due banche”.