Economia

Pil Usa smentisce gli scettici, evitata frenata improvvisa

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Alla luce del raffreddamento dei consumi a fine 2018, si temeva una frenata improvvisa. E invece gli Stati Uniti hanno fatto molto bene lo scorso trimestre. Kay Daniel Neufeld, managing economist di CEBR thinktank, sospetta che la crescita dell’economia sarà più lenta nel 2019, ma intanto Donald Trump si può godere dati positivi.

In media le stime sono per una variazione positiva del 2,3%, sotto l’obiettivo del 3%, nel 2019. Ma il 2018 si è chiuso in bellezza, e “l’America ha smentito gli scettici”, come dice il capo economista internazionale di ING James Knightley. Con un’espansione del Pil più ampia del previsto negli ultimi tre mesi dell’anno, Trump può cantare vittoria. Il medesimo periodo ha invece visto una frenata dell’economia in altre aeree come in Eurozona e nel Regno Unito.

Contrariamente alle altre grandi economie del mondo, grazie soprattutto all’aumento degli investimenti delle imprese, nel 2018 quella Usa ha visto un’espansione del Pil più decisa rispetto all’anno prima.

Pil Usa, qualche passo falso lato commercio e consumi

Andando nel dettaglio, i dati mostrano qualche passo falso per la prima economia al mondo. Come ad esempio la parziale frenata della crescita delle spese al consumo (2,8% e non più 3,5% nel trimestre).

Considerate le forti turbolenze di mercato di fine anno, tuttavia, nonché le cifre deludenti sulle vendite al dettaglio in dicembre, il risultato non è affatto male, secondo gli economisti. I numeri sui consumi retail hanno allarmato gli analisti, che temevano una frenata improvvisa dell’economia Usa. Invece così non è stato e nonostante il rallentamento, i consumi continuano a dare un bel contributo all’economia generale.

Ex consulente di Obama loda effetti misure Trump

Persino l’ex capo consulente economico di Barack Obama, Jason Furman, ha lodato il buono di salute dell’economia americana. Furman ha riconosciuto l’impatto positivo degli stimoli fiscali. Proprio per questo, dunqueu nel 2019 c’è da attendersi un risultato più fiacco. E il mercato del lavoro ha meno spazio di crescita rispetto a un anno fa.

In un tweet l’economista – che non è mai stato un fan di Trump – ha sottolineato che il confronto tra i numeri del quarto trimestre 2018 e 2017 offrono un quadro più realistico rispetto a quelli tra l’intero anno 2018 e il 2017. In quel caso l’ostacolo del +3% sarebbe superato, anche se non del +4% come spera Trump.

Continuando l’esamina dei dati del PIL, si vede come le spese negli investimenti in beni non residenziali abbiano registrato una buona prova, con una crescita del 6,2%. Questo nonostante le preoccupazioni riguardanti l’escalation della disputa commerciale sino americana e quello che la guerra dei dazi potrebbe voler dire per la redditività delle imprese e per le supply chain.

Detto questo, il commercio ha avuto un impatto negativo (-0,22%) sul Pil, in parte per le stesse ragioni citate sopra. Ossia che si temeva che i dazi contro i prodotti importati dalla Cina sarebbero aumentati a gennaio. A dicembre Usa e Cina hanno stretto una tregua temporanea fino a marzo. Tregua che è poi è stata anche estesa.