Economia

Pil Usa delude, potrebbe tenere a bada falchi Fed

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’economia americana ha registrato un’espansione dell’attività di tre decimi di punto percentuale inferiore alle attese a inizio 2017, nonché la più bassa degli ultimi tre anni. Nel primo trimestre il Pil Usa è infatti cresciuto dello 0,7% e non dell’1% stimato. Sono i minimi dal primo trimestre del 2014 (vedi grafico sotto). Il dato delle spese personali è il più basso dal 2009.

Sui mercati finanziari i dati hanno immediatamente avuto un impatto negativo sul dollaro e sull’azionario statunitense. I future sui principali indici di Borsa indicano che la seduta non sarà positiva per Wall Street. Gli osservatori di mercato e gli economisti temono che la frenata del Pil possa tradursi anche in un mercato del lavoro più debole.

Gli ultimi tre mesi del 2016 si erano chiusi con un’espansione del Pil del 2,1% e l’anno scorso si era chiuso con un’attività in espansione dell’1,6%. Tuttavia i dati macro pubblicati sinora nei primi mesi del 2017 sono contrastanti e facevano presagire una possibile sorpresa negativa.

Ci sono un paio di elementi che offrono comunque un barlume di speranza per un miglioramento delle condizioni economiche. Il costo del lavoro ad esempio è aumentato dello 0,8% contro lo 0,6% previsto e dopo la variazione del +0,5% del periodo antecedente. L’indice dei prezzi del Pil è salito del 2,3% su base trimestrale, più del +2% stimato, mentre l’indice PCE ‘core’ del 2%. In quest’ultimo caso le stime erano per un risultato del +2,1% dopo il +1,3% dell’ultimo quarto dell’anno scorso.

Nel complesso il dato macro è giudicato deludente dai commentatori di mercato e tiene alla larga i rialzisti sul dollaro. Al contempo il Pil fiacco dovrebbe anche tenere a bada i falchi della Federal Reserve per un po’, rimandando nel tempo l’appuntamento con una stretta monetaria. Tale fattore potrebbe aiutare a breve i titoli del mercato azionario. Il dollaro cede sullo yen e scende in area 111,67, mentre l’euro torna sopra quota 1,0920 dollari. La sterlina scambia a 1,2925 dollari attualmente.

Dati non dicono come andrà il Pil nel 2017

Un elemento da prendere in considerazione quando si analizzano i dati appena pubblicati è che da qualche anno la stima preliminare del Pil nei primi tre mesi dell’anno tende a non essere un parametro abbastanza affidabile per conoscere e cercare di interpretare il vero stato di salute dell’economia americana e quale sarà l’espansione a fine anno. Lo dicono le serie storiche.

Come osserva il broker ConvergEx nel report odierno, dal 2003 al 2013 la differenza media tra la prima stima del Pil e il numero finale dell’intero anno è stata pari a circa lo zero. Se si esclude il gap tra il -6,1% del primo trimestre 2009 e il -2,8% effettivo di fine anno, le stime del primo quarto si sono in gran parte rivelate corrette per cercare di capire l’andamento del Pil annuo. Ma dal 2014 al 2016 le letture del primo trimestre sono state nell’ordine del +0,1,%, +0,2% e +0,5%, mentre i dati annuali hanno visto una variazione ben più sostenuta (+2,4%, +2,6% e +1,6%, rispettivamente).

Detto questo il tonfo delle spese al consumo, considerando quanto importanti sono i consumi per l’economia statunitense,  preoccupa non poco. Su base annuale la variazione è stata positiva di appena lo 0,23%, la lettura più deludente dal 2009. L’incremento del comparto dei servizi è stato offuscato dal calo della componente auto.

Secondo Ian Shepherdson, chief economist di Pantheon Macroeconomics, nel secondo trimestre il Pil farà decisamente meglio. Sui dati dei primi tre mesi hanno influito il meteo mite di gennaio e febbraio, che ha colpito le spese al consumo per utility, energia e altri item stagionali, e il rinvio dei rimborsi fiscali. Il tutto ha pesato più o meno dell’1% sul Pil. Per il secondo trimestre l’economista stima una crescita del 3% del Pil.