Economia

Pil Italia, nel primo trimestre cresce dello 0,5%

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Nel corso del primo trimestre del 2023 il Pil, secondo le stime diffuse dall’Istat, è aumentato dello 0,5%. I primi tre mesi dell’anno hanno avuto due giornate lavorative in più rispetto al precedente trimestre ed una giornata lavorativa in più rispetto allo stesso periodo del 2022.

Il Pil nel primo trimestre 2023

Secondo le stime diffuse dall’Istat, nel corso del primo trimestre del 2023 il prodotto interno lordo (ossia il Pil), che viene espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è salito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dell’1,8% in termini tendenziali.

I primi tre mesi dell’anno hanno registrato due giornate lavorative in più rispetto all’ultimo trimestre 2022, mentre rispetto allo stesso periodo del 2022 c’è stata una giornata in più. Secondo l’Istat, la variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’industria, sia in quello dei servizi e di una stazionarietà dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,8%. L’Istat ha sottolineato:

“L’economia italiana nel primo trimestre del 2023 registra una crescita dello 0,5% in termini congiunturali e dell’1,8% in termini tendenziali. La stima preliminare, che ha come sempre natura provvisoria, riflette dal lato dell’offerta una crescita sia del comparto industriale, sia di quello dei servizi, mentre il settore primario registra una stazionarietà. Dal lato della domanda il contributo alla crescita del Pil risulta positivo sia per la componente nazionale, sia per la componente estera. Dopo la lieve flessione congiunturale dell’ultimo trimestre del 2022, la ripresa di inizio 2023 prospetta un tasso di crescita acquisito per il 2023 stimato allo 0,8%”.

Scettico invece Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha commentato:

“Dato misero! Siamo appena sopra lo zero rispetto al trimestre precedente. Certo, visto che il Governo si accontenta a fine anno di avere una crescita del Pil dell’1%, con appena 0,1 punti percentuali in più tra lo scenario tendenziale e quello programmatico, considerato che la variazione acquisita per il 2023 è già pari allo 0,8%, la meta non può non essere raggiunta neanche nello scenario peggiore possibile immaginabile. Si tratta, però, di un compitino facile facile, senza pretese, che sarebbe in grado di svolgere anche lo scolaro più asino della classe”.

Il clima di fiducia dei consumatori

Per quanto riguarda l’indice del clima di fiducia dei consumatori, l’Istat stima che nel mese di aprile 2023 sia aumentato, passando a 105,5 dal precedente 105,1. Migliorato anche l’indice composito del clima di fiducia delle imprese, che risulta essere passato a 110,5 dal precedente 110,1. Le serie, che compongono l’indice di fiducia dei consumatori, mettono in evidenza che sono state registrate delle variazioni eterogenee, che possono essere sintetizzate direttamente dai quattro indicatori calcolati a partire dalle stesse:

  • il clima economico è aumentato passando da 114,4 a 119,0;
  • il clima corrente è passato da 99,5 a 100,2;
  • il clima personale è rimasto sostanzialmente stabile da 101,0 a 100,9;
  • il clima futuro ha registrato un calo passando da 113,5 a 113,3.

Per quanto riguarda le imprese, il clima di fiducia è migliorato nei servizi di mercato, che sono passati da 103,9 a 105,5, soprattutto grazie al contributo positivo arrivato dai servizi turistici e dai servizi alle imprese. Nelle costruzioni il clima di fiducia è passato da 159,1 a 164,2: in questo caso la crescita è stata sostenuta principalmente dal settore della costruzione di edifici.

Nella manifattura l’indice è stimato in diminuzione (da 104,1 a 103,0); la dinamica negativa è diffusa a tutti i principali raggruppamenti di industrie (beni di consumo, intermedi e strumentali). Anche nel commercio al dettaglio si evidenzia un peggioramento del clima di fiducia (l’indice passa da 115,7 a 113,0) dovuto quasi esclusivamente all’evoluzione negativa della fiducia nella distribuzione tradizionale.