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Piazza Affari, come andrà il mese di aprile secondo la statistica

Il mese di aprile si apre con un paradosso tutto finanziario: la primavera promette rinascita, ma i mercati entrano in apnea. Il presidente Usa Donald Trump rispolvera lo spettro dei dazi e semina incertezza globale proprio mentre le banche centrali camminano sul filo tra tagli ai tassi e timori recessivi. Sarà un mese da maneggiare con estrema cautela.

Mentre gli investitori si aggrappano all’oro — ai massimi storici per la 19ª volta da inizio anno, nel miglior primo trimestre dal 1986 — Wall Street corregge. L’indice S&P 500 è scivolato dell’8,7% dai massimi, le Magnifiche 7 del Nasdaq cedono in media il 20%. Il rally europeo, per ora, regge. Ma per quanto ancora si chiedono gli analisti di eToro? Aprile dirà se ha ancora fiato o se è tempo di una pausa.

Eppure, proprio aprile nasconde una statistica confortante secondo gli analisti di eToro: è storicamente un mese positivo sia per l’indice FTSE MIB che per l’indice S&P 500. Dal 2000 ad oggi, l’indice americano ha chiuso il mese in positivo 18 volte su 25, con una media del +1,65%. Quando chiude in rosso (7 volte), lo fa in media con un -3,8%. Ma quando va bene, accelera: +3,8%.

Marzo, alti e bassi per il Ftse Mib

Il mese di marzo per il FTSE MIB si è chiuso in calo dell’1,56%. Ma sotto la superficie, il listino racconta tutt’altro. Su 40 titoli, ben 22 hanno chiuso in positivo. Il mercato italiano non rallenta: si divide. In vetta al podio brilla Leonardo, che mette a segno un altro +16,3%. Terzo mese consecutivo sopra il +15%: è diventata la stella polare del MIB. Ordini in crescita, narrativa di difesa, momentum tecnico perfetto.

Al secondo posto si fa notare Telecom Italia +14,8%, tra speculazioni, operazioni straordinarie e voci che continuano ad alimentare l’ottimismo. Chiude il podio Banca Mediolanum +9,4%, che si aggiunge alla lunga lista delle banche italiane in rally da inizio anno. Dopo due mesi da leader assoluta, Iveco scivola con -0,3%: la corsa da inizio anno resta intatta (+61,4%), ma il sorpasso da parte di Leonardo è servito.

E sul fondo della classifica? Amplifon -23,4%, Stellantis -17%, Brunello Cucinelli -15,5%. Tre storie diverse, un solo comune denominatore: America. Tutte e tre fortemente esposte agli Stati Uniti, finiscono nel mirino tra trimestrali deboli, guidance fiacche e timori di nuovi dazi dopo i toni da campagna di Trump.

A tenere su il listino ci pensa ancora una volta il comparto finanziario: UniCredit +1,8%, Unipol +2,7%, BPER +4,7%, Mediobanca +0,7%, Generali +2%. Non solo tengono, ma consolidano il rally da inizio anno che superano spesso il +20%, quando non il +30%. Il credito italiano continua a macinare fiducia. Il rischio Paese? Sembra un ricordo lontano.

A Wall Street, l’indice S&P 500 ha registrato un calo mensile del 5,8%, con circa  il 67% dei suoi componenti in ribasso e 80 titoli che hanno perso almeno il 10%, a fronte di solo 16 in rialzo di almeno il 10%. Guardando da vicino i top performer dell’S&P 500 a marzo, il quadro settoriale rivela un pattern ben definito: difensivi, energia e healthcare hanno dominato la scena.​