Economia

Piano investimenti Ue da 300 miliardi è un pio desiderio

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STRASBURGO (WSI) – Il programma di rilancio che il neo commissario Ue Juncker ha previsto per la regione è appeso a un filo molto sottile. Esso, al contrario del piano più pratico proposto dal ministro socialista dell’Economia francese, dipenderà dalla fiducia che le banche e gli investitori privati decideranno di accordare.

Il fondo promesso dal lussemburghese a luglio, i cui dettagli sono stati illustrati stamattina alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, non farà appello a nuove “risorse proprie”, ma sarà difatti basato essenzialmente su un meccanismo di “ingegneria finanziaria”.

Ciò significa che dipenderà totalmente dall’effetto leva che riuscirà a ottenere sugli investitori privati, secondo un moltiplicatore per cui ogni euro pubblico messo nel Fondo europeo sarà in grado di mobilitare investimenti privati per 15 euro.

Il piano è già stato approvato stasera a Strasburgo dal collegio dei commissari Ue, ma non è stato ancora pubblicato. Fonti Ue hanno comunque riferito a Reuters che sarà basato su un nuovo “Fondo europeo per gli investimenti strategici” con una dotazione di capitale pubblico di almeno 21 miliardi di euro in tre anni, provenienti dal bilancio Ue (16 miliardi), e dalla Banca europea per gli investimenti (Bei, 5 miliardi), più i contributi volontari degli Stati mmebri, non prevedibili al momento, che comunque non verranno contabilizzati nel loro deficit pubblico ai fini della valutazione del rispetto dei parametri del Patto di Stabilità.

Secondo i calcoli degli artefici del piano, “i 21 miliardi del Fondo saranno in grado – scrive Reuters – di moltiplicare ogni euro pubblico di capitale per 15 nella mobilitazione degli investimenti privati”.

Una prima parte del Fondo pari a 16 miliardi di euro generarà investimenti privati per progetti di lungo termine pari a 240 miliardi, e una seconda parte da 5 miliardi di euro mobiliterà investimenti privati per le Pmi pari a 75 miliardi.

Riassumendo, “il piano parte dal presupposto che la liquidità sul mercato esiste, ma che gli investitori hanno attualemnte posa attitudine al rischio, e non finanziano quindi progetti strategici che non garantiscono un ritorno sicuro degli investimenti”.

In pratica Juncker e soci sperano che servendosi di fondi pubblici per garantire gli investimenti a rischio, gli investitori ritroveranno fiducia e l'”appetito” necessario per credere nei progetti, finendo per finanziarli di tasca loro. Ovviamente non è un fattore da dare per scontato.

I progretti si concentreranno, non solo nelle solite infrastrutture, ma anche in settori come ricerca, innovazione e istruzione, come aveva chiesto peraltro un’ambia fetta degli Stati membri tra cui Italia e Francia.

(DaC)