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PETROLIO: OPEC FERMO MA POSSIBILI NUOVI TAGLI

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L’Opec mantiene lo status quo e decide, per il momento, di non mettere mano ai rubinetti di petrolio, lasciando intatto l’attuale tetto di produzione fissato a 28 milioni di barili al giorno. Ma la decisione presa oggi al vertice di Kuwait City potrebbe avere vita breve. Passati i primi intensi freddi invernali, il cartello dei paesi produttori potrebbe infatti ritoccare le quote, attuando il taglio di produzione fino ad ora rimandato.

Ed è soprattutto a questa prospettiva che ha reagito il mercato. Più che dal mantenimento delle quote attuali, più che scontato perché ampiamente previsto, le quotazioni del greggio, salite abbondantemente sopra i 60 dollari al barile – registrando oggi un rialzo di oltre l’1% con i contratti con consegna a gennaio che a New York a fine pomeriggio segnavano 60,40 dollari – hanno risentito della eventualità di un prossimo taglio.

Nonostante la decisione odierna, presa senza grandi sorprese in vista dell’arrivo dell’inverno e della maggiore richiesta di greggio, la riduzione dell’output è infatti già un obiettivo sostanzialmente dichiarato per i paesi dell’Opec che, anticipando il prossimo vertice fissato dal calendario ufficiale l’8 marzo 2006, si sono dati appuntamento a Vienna il 31 gennaio prossimo per monitorare l’andamento del mercato petrolifero e agire di conseguenza.

“Se sarà necessario – ha spiegato il ministro dell’energia del Qatar, Abdallah Ben Hamad al-Attiyah – ridurremo le quote”. Tutte le opzioni, ha continuato, “sono sul tavolo”. Fatto sta, ha osservato, che “c’é una sovrabbondanza di petrolio e il mercato è saturo, con quantità ben superiori a bisogni”. A partire dal secondo o dal terzo trimestre 2006, quando cioé si allenta normalmente la domanda legata all’inverno, l’Opec potrebbe quindi optare per un taglio della produzione, oggi a fissata a 28 milioni di barili al giorno (30 milioni se si conta anche l’Iraq), ai massimi da 25 anni.

La prova del surplus di petrolio immesso sul mercato è nel mancato utilizzo dei 2 milioni di barili al giorno supplementari messi a disposizione dai paesi del cartello a settembre scorso, come conseguenza dell’impennata dei prezzi petroliferi seguita agli uragani tropicali di fine estate. “Neanche un barile dei 2 milioni in più è stato richiesto – ha sottolineato il ministro saudita del petrolio Ali Al-Nouaimi – il che prova che non c’é davvero alcun bisogno di quel petrolio”.

Da qui la decisione presa oggi di ritirare, a partire dal 31 dicembre, la disponibilità accordata dopo il passaggio di Katrina sugli stati del sud degli Stati Uniti.