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PETROLIO: FUTURO E RISCHI IN VISTA ATTACCO USA

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Il Brent, petrolio di riferimento europeo, sta quotando $23,41, all’interno della fascia di oscillazione $22-$28, confermata la scorsa settimana dai paesi produttori aderenti all’Opec. Questa fascia, vale la pena ricordare, indica i livelli di intervento: sopra $28 per aumentare la produzione, sotto i $22 per ridurla.

Sul greggio pesa in modo determinante il clima di incertezza politica, e gli analisti interpellati da Wall Street Italia avvertono che ogni considerazione fatta oggi non vale nel caso che il conflitto che si sta delineando contro il governo talibano di Kabul si estenda a tutto il Medio Oriente.

Francesco Meucci, analista si settore per UBM, prevede per il Brent una media dei 12 mesi 2001 a $27, e un picco a $29 nell’ultimo trimestre dell’anno a causa degli sviluppi militari attesi a livello internazionale.

“Per il 2002 la nostra stima è una media a $26, ricordando che il Brent ha quotazioni sempre un po’ più alte del basket selezionato dall’Opec”.

L’analista tutto sommato si dice ottimista, anche di fronte a questo scenario di guerra che chiama tensioni sul mercato del greggio: “in fondo – dice – la risposta USA ci sta sembrando matura, molto poco da cowboy e più incline a cercare un largo consenso tra gli alleati; inoltre anche la linea dell’Opec a non tagliare la produzione di greggio è da apprezzare e non è così scontata come erroneamente si potrebbe pensare”.

Meucci ricorda però che ai venti di guerra si affiancano i venti di recessione, ingigantiti dai primi: al rallentamento economico che interessa tutto il mondo occidentale, tanto per fare un esempio, ai aggiunge un calo del cosiddetto jet fuel, cioè la benzina per l’aeronautica, anche sulla scia dei timori di nuovi attentati.

Proprio il settore jet fuel sembra destinato a un crollo. Questo, per IntesaBci porterà nel corso dell’anno a un calo del greggio, le cui quotazioni non supereranno “i $22-$23 o anche meno, se la crescita mondiale nel quarto trimestre dell’anno sarà inferiore alle aspettative”.
Per gli analisti di IntesaBci è dunque difficile dire se il previsto aumento della domanda invernale per soddisfare le esigenze di riscaldamento “possa compensare la crisi di altri prodotti”.

Del resto, come osserva Donatella Principe, analista di Banca Popolare di Vicenza, “già prima dell’11 settembre (giorno in cui vennero sferrati gli attacchi terroristici contro le Twin Towers di New York e il Pentagono di Washington; ndr.) l’istituto internazionale per l’energia aveva stimato un forte rallentamento della domanda per quest’anno; dopo l’attacco la situazione è peggiorata”.

Potrebbe peggiorare la situazione? “Un elemento di pericolo, anche se l’America ha detto che farà ricorso alle proprie scorte strategiche ma pur sempre come misura tampone– osserva Principe – è la possibilità che gli attacchi USA distruggano una parte delle scorte del Medio Oriente: degli undici paesi che fanno parte dell’Opec, sei sono in territori a rischio”.

In questo contesto soffrono i titoli legati al petrolio. A Piazza Affari ENI cede l’1,41% a $13,39.