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Perugina, a rischio 40% lavoratori stabilimento San Sisto

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Lo storico stabilimento Perugina di San Sisto, nel cuore umbro dell’azienda di proprietà Nestlé (dal 1988) rischia di perdere 340 lavoratori su 820. Nonostante un piano di sviluppo complessivo da 60 milioni di investimenti (15 solo per San Sisto) non esistono ad oggi garanzie sul fatto che i possibili esuberi verranno scongiurati. “E’ un piano di trasformazione”, si giustifica a Repubblica il direttore delle relazioni industriali di Nestlè Italia, Gianluigi Toia. E mentre Perugina si espande in tutte le direzioni: Cina, Brasile, Stati Uniti, Canada e Australia, Perugia vacilla.
La viceministra dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, ha garantito che il governo è sceso in campo per “ridurre gli estremismi” e “cercare una soluzione”: ma il tempo stringe perché “gli ammortizzatori usati fino ad oggi non ci saranno più”. Termineranno nel giugno 2018.

Prevedibile la reazione dei sindacati: “Nel piano si parlava di collaborazione per evitare impatti sociali”, racconta Luca Turcheria, della Rsu, a Repubblica, “lo abbiamo condiviso perché per la prima volta Nestlè ha investito sulla Perugina e perché crediamo che l’internazionalizzazione del nostro cioccolato è davvero l’unica chance di crescita. Insomma, immaginavamo di dover gestire, al massimo, l’uscita fisiologica di meno di cento persone, mentre oggi ci ritroviamo con 340 esuberi su 800 dipendenti. È come raccontare che Cappuccetto Rosso si è mangiato il lupo..”.
Se per Toia “la ricetta è quella della mobilità interna al gruppo, degli incentivi, della formazione, del ricollocamento degli esuberi sul territorio”, la discendente della cofondatrice di Perugina, Carla Spagnoli, non ci sta. “Si vuole solo ridurre la Perugina a un piccolo ramo periferico di una multinazionale lontana, con al massimo 600 dipendenti (prima di Nestlè erano 4000…)” ha scritto su un giornale locale, “sindacati, il destino è segnato grazie alle vostre firme”.