Economia

Pensioni: rivalutazione a metà. Ecco chi perde e chi guadagna

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Particolarmente ricco il pacchetto previdenza contenuto nella manovra di bilancio del governo Meloni. Nel complesso, tutte le misure sulle pensioni inserite nella manovra 2023 hanno un peso di circa 850 milioni, ma allo stesso tempo, si recuperano 2,1 miliardi con la stretta sulle rivalutazioni degli assegni di importo più elevato. Insomma la manovra sembra che da una parte sulle pensioni dà, e dall’altra toglie.

Rivalutazione delle pensioni: cosa significa

Proprio la rivalutazione delle pensioni è nel mirino. La rivalutazione delle pensioni è definita ufficialmente come perequazione. Si tratta di uno strumento previsto direttamente dalla legge per tutelare i pensionati: nel caso in cui non intervenisse questa periodica rivalutazione, rischierebbero di pagare un dazio troppo alto all’inflazione e agli aumenti dei prezzi. Nel caso in cui l’importo percepito ogni mese di pensione dovesse rimanere troppo stabile nel tempo e contemporaneamente i prezzi continuassero ad aumentare, il potere d’acquisto dei pensionati si ridurrebbe anno dopo anno. La perequazione serve ad adeguare l’importo degli assegni previdenziali e dei vari trattamenti assistenziali, che sono erogati periodicamente dallo Stato alle persone che sono in possesso di alcuni requisiti. L’attuale schema per la rivalutazione delle pensioni prevede tre fasce:

  • 100% per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo Inps (circa 525 euro);
  • 90% per quelli superiori a 4 volte e fino a 5 volte il minimo;
  • 75% sulle fasce di importo superiori a 5 volte il minimo.

La rivalutazione nella manovra 2023

Ora il governo ha deciso di adottare per il biennio 2023-2024 un nuovo sistema di perequazione degli assegni pensionistici che premia i trattamenti al minimo, e taglia progressivamente gli adeguamenti per gli assegni superiori a questa soglia.

Secondo “Il Sole 24 Ore”, partendo proprio dalla rivalutazione degli assegni al minimo Inps, l’assegno da 525,38 euro al mese viene maggiorato dell’1,5% nel 2023 (salendo all’8,8%) e di un ulteriore 2,7% nel 2024. Con il risultato che il prossimo anno l’importo dell’assegno sale a 571,6 euro, circa 46 euro in più del valore attuale.

Per le pensioni più alte si fissano adeguamenti via via decrescenti. Così gli assegni che superano quattro volte l’ammontare delle pensioni minime (2.092 lordi al mese ossia circa 1.680 euro netti, la rivalutazione si riduce all’80% del 7,3%, ossia al 5,8% (la metà dell’attuale livello dell’inflazione). Se la pensione è cinque volte più alta della minima si scende ancora: al 55% del totale con una rivalutazione del 4%. E poi così via via, a sei volte la minima l’assegno pensionistico salirà solo del 3,6%, a 8 volte la minima del 2,9%. Sopra i 5 mila euro lordi al mese l’indicizzazione sarà pari al 35% dell’ iniziale 7,3%, quindi solo del 2,5%. Insomma una rivalutazione di poco. Immediate la reazioni dei sindacati come il segretario della Cgil, Maurizio Landini:

“I salari non aumentano, la Fornero rimane e hanno tagliato la rivalutazione (delle pensioni, ndr) senza discuterne con i sindacati, hanno rimesso i voucher, aumentando la precarietà e reintroducendo una forma di sfruttamento. Il governo dice che questo taglio delle rivalutazioni delle pensioni è necessario per finanziarie proroghe e una serie di situazioni legate alle pensioni. Noi abbiamo fatto delle ricerche: anche se si dovesse finanziare per intero quota 103 questo non va oltre 300 milioni di euro nel 2023”.

Ma dove finiscono questi soldi che vengono “sottratti” alle pensioni? A finanziare misure come quota 103 e l’estensione della flat tax per le partite Iva. “Il governo dice che questo taglio delle rivalutazioni delle pensioni è necessario per finanziarie proroghe e una serie di situazioni legate alle pensioni. Noi abbiamo fatto delle ricerche: anche se si dovesse finanziare per intero quota 103 questo non va oltre 300 milioni di euro nel 2023”, commenta il leader Cisl, Luigi Sbarra, spiegando che, sempre secondo un’analisi condotta dalla Cisl, l’operazione studiata dal Governo farebbe entrare nelle casse dello Stato circa 2 miliardi per il 2023 e 4 miliardi per il 2024. Quindi Sbarra si domanda: “Con il restante cosa si finanzia?”, e sottolinea poi che se “sugli anziani e sui pensionati si continua a fare cassa per finanziare altre misure” allora “noi non siamo d’accordo”. Il segretario generale della Uil pensionati, Carmelo Barbagallo, conclude: “Sulla rivalutazione delle pensioni siamo profondamente insoddisfatti. Noi vorremmo che il governo ci chiamasse e si confrontasse sul fatto che non si tratta di un aumento, ma di un adeguamento all’inflazione”.