Economia

Pensioni, quota 100 delude le attese: 23 miliardi spesi per meno di 380 mila beneficiari

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Scaduta nel dicembre scorso, Quota 100 ha permesso di andare in anticipo in pensione a 380 mila persone. A tre anni dall’avvio e a pochi mesi dalla chiusura del periodo di sperimentazione”, l’Inps e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) hanno presentato un’analisi congiunta sul ricorso a questa opzione di pensionamento anticipato, nell’ambito dell’evento “Un bilancio di Quota 100”, organizzato ieri a Palazzo Wedekind.

Il documento prende in esame quante e quali categorie di lavoratori hanno usufruito della misura sulla base dei dati dei contribuenti alle gestioni Inps e delle informazioni ricavate dal monitoraggio delle domande.

Quota 100: i lavoratori aderenti

Al 31 dicembre 2021 le domande complessivamente accolte nel triennio 2019-2021 sono risultate poco meno di 380.000, ampiamente al di sotto di quelle attese sottostanti alla Relazione tecnica. A ricorrere a Quota 100 sono stati soprattutto gli uomini. Quasi l’81% dei pensionati con “Quota 100” vi è transitato direttamente dal lavoro.

Se in valore assoluto le pensioni con Quota 100 sono state più concentrate al Nord, meno al Mezzogiorno e ancor meno al Centro, in percentuale della base occupazionale o del flusso medio delle uscite per pensione anticipata (quelle più simili a Quota 100) mostrano le incidenze maggiori al Mezzogiorno e minori al Nord, con il Centro in posizione intermedia. I pensionamenti dal comparto privato sono lo 0,4% della relativa base occupazionale (con un picco dell’1,2 per cento per il settore “Trasporto e magazzinaggio”), quota che diventa dell’1,3% nel comparto pubblico (con picco del 2,9 per cento per le “Funzioni centrali”).

Mediamente, l’anticipo rispetto al più vicino dei requisiti ordinari è di 2,3 anni. L’anticipo ha inciso in maniera significativa sul valore dell’assegno: mediamente lo ha ridotto del 4,5% per anno di anticipo per i lavoratori autonomi, del 3,8% per i dipendenti privati e del 5,2% per i dipendenti pubblici. L’età media alla decorrenza si è attestata poco al di sopra di 63 anni, mentre l’anzianità media è di 39,6 anni.

Quanto è costata Quota 100

Il documento inoltre rivela come il pensionamento con Quota 100 è avvenuto prevalentemente a ridosso della maturazione dei requisiti: per chi ha maturato il diritto nel 2019 il take-up complessivo a fine 2021 è stato del 49%, suddivisibile in 39% realizzato nel 2019, 14 per cento nel 2020 e 4% nel 2021 (per costruzione, cambiando di volta in volta il denominatore, la somma delle parti non fornisce il take-up complessivo); per quanti hanno maturato i requisiti nel 2020 il tasso di adesione complessivo a fine 2021 è del 47%, suddivisibile in 41 per cento realizzato nel 2020 e 10% nel 2021.

Si stima che la spesa effettiva – di consuntivo sino al 2021 e proiettata dal 2022 al 2025 – potrà attestarsi a circa 23 miliardi, un importo inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 originariamente stanziati dal DL 4/2019 e di oltre 5 miliardi se si tiene conto dei definanziamenti decisi solo pochi mesi dopo nell’ambito della NADEF 2019 e nella legge di bilancio per il 2020.

In conclusione, si legge nel documento, anche se rispetto alle previsioni ufficiali iniziali Quota 100 ha registrato un minore numero di adesioni, questo canale di uscita è stato comunque utilizzato da un’ampia platea di lavoratori che a fine 2025 (quando saranno pressoché esauriti i potenziali aderenti) potrebbe anche superare i 450.000 soggetti.

Quota 102: come fare domanda

Per andare in pensione in anticipo in deroga ai criteri decisi dalla riforma Fornero, c’è Quota 102. Essa dà il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento, entro il 31 dicembre 2022, di un’età anagrafica di almeno 64 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni. I nuovi requisiti pensionistici devono essere maturati entro il 2022.

La prestazione non è cumulabile con altri redditi derivanti da lavoro dipendente o autonomo, a eccezione di quelli prodotti da attività autonoma occasionale, nel limite di 5 mila euro lordi annui.

Sono invece redditi ininfluenti ai fini dell’incumulabilità con la pensione con quota 102: le indennità per cariche pubbliche elettive; i redditi di impresa non connessi ad attività di lavoro; le partecipazioni agli utili derivanti da contratti di associazione in partecipazione senza apporto di lavoro; i compensi percepiti per l’esercizio della funzione sacerdotale; le indennità percepite per l’esercizio della funzione di giudice di pace; le indennità percepite dai giudici onorari aggregati per l’esercizio delle proprie funzioni o per l’esercizio della funzione di giudice tributario; l’indennità sostitutiva del preavviso; i redditi derivanti da attività socialmente utili svolte nell’ambito di programmi di reinserimento degli anziani; le indennità percepite per le trasferte e missioni fuori del territorio comunale; i rimborsi per spese di viaggio e di trasporto; le spese di alloggio.

Ai fini del diritto Quota 102, è bene precisare che i periodi assicurativi coincidenti devono essere considerati una sola volta. Se ci sono periodi coincidenti, i contributi vanno contati una volta soltanto.