Economia

Pensioni, italiani apatici e incerti

Nonostante l’incertezza normativa e la complessità delle disposizioni in materia previdenziale, gli italiani, a qualunque età, sembrano avere le idee piuttosto chiare su quando vorrebbero smettere di lavorare e sull’ammontare dell’assegno pensionistico desiderato. Ma devono confrontarsi con una realtà che spesso limita la realizzazione dei loro desideri in materia di pensioni.

Secondo un sondaggio condotto da Moneyfarm, una società di consulenza finanziaria con un approccio digitale, solo il 6% degli intervistati non ha mai pensato al momento in cui vorrebbe andare in pensione. Il 41% desidererebbe smettere di lavorare entro i 60 anni, mentre il 25% punta a farlo entro i 65. Un 15% vorrebbe interrompere l’attività lavorativa immediatamente, mentre un 7% sarebbe disposto a continuare a lavorare oltre l’età pensionabile, motivato da entusiasmo o necessità. Solo il 5% lascerebbe la scelta all’ordinamento italiano in materia di pensioni, optando per il ritiro esattamente al raggiungimento del requisito pensionistico, attualmente fissato a 67 anni per la vecchiaia, con alcune possibilità di flessibilità come la Quota 103, confermata anche per il 2024 con penalizzazioni sull’importo dell’assegno.
Dati che vanno in decisa controtendenza rispetto ai suggerimenti di Alberto Brambilla del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che invita il popolo tricolore a un ritrovato senso del dovere soprattutto nel lavoro e i Governi a non eccedere nelle misure di pensioni agevolate e anticipate.

Per quanto riguarda l’importo dell’assegno pensionistico, i desideri degli intervistati sono chiari: solo il 4% è incerto, mentre il 45% vorrebbe ricevere tra i 2.000 e i 3.000 euro netti al mese e il 18% punta a 3.000-4.000 euro.

Tuttavia, quando si tratta di affrontare la realtà, gli intervistati dimostrano un approccio più realistico verso le pensioni. Solo il 13% prevede di andare in pensione prima dei 65 anni, mentre un terzo (35%) colloca la pensione tra i 65 e i 70 anni. A causa dell’instabilità delle normative pensionistiche e dell’incertezza generale, un terzo degli intervistati (38%) non sa quando potrà andare in pensione, con una percentuale del 64% tra gli under 30, colpiti dalla disoccupazione e dal precariato.

Anche sul fronte dell’entità dell’assegno pensionistico le aspettative si allineano alla (triste) realtà italiana: circa la metà di coloro che sanno quanto percepiranno (48%) si aspetta un assegno non superiore al 60% dell’attuale stipendio, mentre solo il 7% confida di ricevere l’80% della busta paga. Il 20% degli intervistati non ha idea di quanto riceverà, con il 41% degli under 30 che dichiara di non sapere quale sarà l’importo della propria pensione.

Conseguenza naturale di quest’ultimo dato è che l’81% degli intervistati è consapevole della necessità di aderire a una forma di previdenza integrativa per compensare la previdenza statale. Tuttavia, solo il 19% si sente a posto con la previdenza pubblica o con il fondo pensione già sottoscritto. Il 31% ritiene necessaria una rendita integrativa mensile tra i 500 e i 1.000 euro, mentre il 27% opta per un intervallo tra i 250 e i 500 euro netti al mese. Il 10% si accontenterebbe di meno di 250 euro al mese, mentre il 13% aspira a ricevere più di 1.000 euro mensili.

Sorprende in positivo il fatto che, nonostante il crollo dei mercati e le tensioni geopolitiche che hanno segnato gli ultimi due anni, oltre la metà dei rispondenti (51%) continui ad avere fiducia nei mercati finanziari. Nel dettaglio, il 23% dichiara di voler investire in una linea azionaria e il 30% in una bilanciata. Solamente il 7% confida in una linea obbligazionaria, a fronte di un 14% di indecisi che invece non sanno su cosa orientarsi. Piuttosto elevata la percentuale (27%) di risparmiatori “evoluti” che puntano su linee di investimento life cycle che riducono il profilo di rischio e la quota della componente azionaria all’avvicinarsi del momento della pensione.

Il 71% è inoltre consapevole che costruire un futuro pensionistico richiede investimenti regolari. Un quarto degli intervistati ritiene di dover investire tra i 100 e i 250 euro al mese, mentre un altro quarto punta a investire tra i 250 e i 500 euro al mese. Solo il 4% pensa di dover accantonare meno di 100 euro al mese, mentre altrettanti (4%) ritengono necessario risparmiare oltre 1.000 euro al mese.

Andrea Rocchetti, Global Head of Investment Advisory di Moneyfarm, commenta:

“Date le incertezze normative e i complessi dibattiti sulle pensioni, non sorprende che gli intervistati si dividano tra rassegnati e incerti sui tempi e l’ammontare effettivo delle loro pensioni. La stragrande maggioranza è consapevole della necessità di investire regolarmente in una forma di previdenza integrativa. Purtroppo, solo un quarto degli italiani partecipa attivamente alla previdenza integrativa e molti saranno probabilmente costretti a rivedere il proprio stile di vita una volta in pensione”.