Economia

Pensioni, il Governo pronto a modificare Opzione Donna

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L’obiettivo è quello di modificare Opzione Donna. Il Governo è al lavoro per allargare la platea delle potenziali beneficiarie. L’ultima Legge di Bilancio ha, infatti, ristretto i parametri per accedere a questa misura e, attualmente, possono andare in pensione anticipatamente grazie ad Opzione Donna solo e soltanto 2.900 lavoratrici.

Su cosa sta lavorando l’esecutivo

Su quali fronti starebbe lavorando l’esecutivo? Tra le idee messe sul tavolo vi è quella di abbassare l’età per accedere a questa agevolazione: l’ipotesi è di permettere di accedere alla misura alle lavoratrici che abbiano compiuto almeno 59 anni.

Potrebbe essere eliminato, inoltre, il riferimento alla presenza dei figli, che nello schema in vigore in questo momento, permette di ridurre fino a due anni l’età anagrafica nella quale andare in pensione anticipatamente.

Per alcune categorie, infatti, Opzione Donna permetterebbe di uscire dal lavoro a 58 anni, invece che a 60 anni, quando si ha più di un figlio.

Opzione Donna, nuove modifiche in arrivo?

Da più parti viene confermata l’intenzione politica di andare a modificare Opzione Donna, l’ostacolo da superare sono le risorse a disposizione.

Al momento è necessario comprendere quante siano e se sono in grado di coprire la misura quest’anno. Il passo successivo è quello di dare il via libera ad una soluzione sostenibile quest’anno. Sullo sfondo rimane sempre la riforma delle pensioni che, almeno teoricamente, dovrebbe essere messa in campo nel 2024.

Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, spiega che:

“il ministero ha fatto più proiezioni, le ha già mandate anche al Mef in modo che sia possibile determinare i costi delle eventuali modifiche. Sono in attesa, spero di avere risposte a breve, per fare in modo che alcune parti della norma inserita in manovra possano essere risistemate”.

Una misura da rivedere con urgenza

Ora come ora, l’accesso a Opzione Donna risulta essere limitato.

A modificarne le caratteristiche ci ha pensato la Legge di Bilancio 2023, che ha lasciato la soglia minima dei contributi a 35 anni, ma ha contestualmente aumentato l’età anagrafica a 60 anni. Quest’ultima viene abbassata di un anno per ogni figlio, per un massimo di due anni: questo significa, in estrema sintesi, che con un figlio si va in pensione a 59 anni, con due o più figli a 58 anni. Opzione Donna, inoltre, è limitata a tre categorie di lavoratrici: le caregiver, le invalide al 74% o le dipendenti di imprese in crisi. Nel momento in cui sussiste quest’ultimo caso, la riduzione a 58 anni è automatica.

Calderone ha confermato la volontà di andare ad eliminare il riferimento ai figli: questa è, infatti, una delle ipotesi che si sta analizzando.

Altro punto sotto esame è la soglia anagrafica: secondo la ministra potrebbe risultare utile andare ad unificare l’età di uscita per le lavoratrici dipendenti e per quelle autonome. Questa differenza è stata ereditata dall’impianto precedente, che prevedeva la possibilità di andare in pensione a 58 anni se dipendenti e a 59 anni per le autonome. La Calderone ha rimarcato di non comprendere “a livello di impostazione perché, anzi, le carriere delle lavoratrici autonome sono ancor più caratterizzate da momenti di discontinuità“.

Ipotesi di inserire la professione di portalettere tra quelle usuranti

Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, rispondendo ad una interpellanza in commissione di Franco Mari, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha spiegato che è sul tavolo del governo anche l’ipotesi di inserire la professione di portalettere tra quelle usuranti. Franco Mari, infatti, ritiene che “sarebbe doveroso riconoscere la qualità usurante di questo lavoro che si svolge tutto all’aperto, in mezzo al traffico urbano, e comporta diverse patologie come artrosi, ernie, bronchite, polmoniti e purtroppo molte altre“.