Economia

Pensioni e legge di bilancio: quota 102 nel 2022 e quota 104 nel 2024

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Iniziato il cantiere per la legge di bilancio 2022 con il Documento programmatico di bilancio (Dpb) che è stato inviato alle Camere. In esso vi è scritto nero su bianco che la manovra conterrà misure in deficit per 23,4 miliardi (pari all’1,245% del Pil) e gli effetti finanziari sono stati calcolati tengono conto anche dell’impatto sul 2022 delle misure del decreto fiscale collegato (tra cui circa 300 milioni della dilazione dei pagamenti delle cartelle).

Soffermandoci sul capitolo pensioni, per la “flessibilità del sistema pensionistico” il Documento programmatico di bilancio ha stanziato 601 milioni nel 2022, 451 milioni nel 2023, 507 milioni nel 2024.  Senza andare nei particolari, il documento si limita a scrivere che “vengono previsti interventi in materia pensionistica per assicurare un graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario”. Il pacchetto Franco sulle pensioni, così è stato ribattezzato dal nome del titolare del dicastero di via XX Settembre, conterrà secondo le prime indiscrezioni una misura transitoria di due anni, volta a sostituire Quota 100 che, come ormai è ben noto, scadrà a fine anno.

Senza una legge alternativa, a gennaio si creerebbe quello che viene definito uno “scalone” di 5 anni tra i lavoratori che possono andare in pensione. Persone con lo stesso numero di anni di contributi maturati p ma con una differenza di età minima, si ritroverebbero in posizioni molto differenti: chi ha maturato i requisiti previsti da “Quota 100” e ha compiuto 62 anni nel 2021 potrebbe andare in pensione nel 2022, mentre chi è più giovane anche solo di un pochi mesi dovrebbe aspettare altri cinque anni per ottenere il pensionamento.

Pensioni: quota 102 e quota 104

L’idea del ministro Franco è quella di introdurre una sorta di Quota 102, ossia un’ipotesi di pensionamento con 64 anni d’età e 38 di contributi, da tempo allo studio a via XX settembre. Secondo alcune stime tecniche anche di fonte sindacale, Quota 102 come riprende IlSole24Ore potrebbe complessivamente interessare non più di 50mila lavoratori e a beneficiarne sarebbe quindi chi non ha potuto utilizzare quota 100 perché non in possesso dell’anzianità contributiva necessaria. Ma quota 102 varrebbe solo per due anno.
Poi dal 2024 verrebbe introdotta una possibile quota 104, che significa pensione in anticipo con almeno 66 anni d’età e 38 di contributi.  Il pacchetto Franco prevede anche la proroga dell’Ape sociale e dovrebbe contare su non più di un miliardo per il prossimo anno. L’Ape sociale è una misura sperimentale in vigore dal 1° maggio 2017 la cui scadenza, in seguito a successivi interventi normativi è stata prorogata fino al 31 dicembre 2021.

Come previsto, sul capitolo pensioni si è subito alzata la tensione politica. La Lega tramite Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, ha reso noto che  avrebbe accettato la proposta della nuova riforma solo se applicata esclusivamente ai lavoratori statali-

Tra le opzioni sul tavolo per modificare il pacchetto-Franco ci sarebbero deroghe a Quota 102 e Quota 104 per i lavoratori “precoci” per quelli impegnati in attività usuranti. Recentemente la commissione istituzionale ad hoc istituita dal ministro del lavoro Andrea Orlando e presieduta dall’ex ministro Cesare Damiano ha stilato una nuova lista di lavori usuranti che potrebbero andare prima in pensione, dagli operai forestali al personale dell’edilizia, dai conduttori di impianti e macchinari pesanti al personale dei servizi sanitari e sociali, fino ai bidelli.

La lista è stata stilata, incrociando dati di Inail, Istat e Inps sulla frequenza degli infortuni e malattia rispetto alla media. La platea si allarga così a circa mezzo milione di lavoratori. A far comprendere quanto complicato sia il cantiere pensioni sono le numerose proposte presentate dai partiti in Parlamento. Proprio la lega tramite il sottosegratario Claudio Durigon  ha proposto il pensionamento anticipato al raggiungimento di 41 anni di contributi (compresi quella figurativi) a prescindere dall’età (Quota 41). Il Pd ha avanzato una sua proposta a firma di Debora Serracchiani e Cantone che punta alla “stabilizzazione” dell’Ape sociale, da estendere a nuove categorie di lavori gravosi, a rendere permanente Opzione donna, al ricorso a una “delega” per introdurre la pensione di garanzia per i giovani e alla riduzione della “soglia” di vecchiaia per le lavoratrici madri.

Ha la firma di Renata Polverini (Fi) un’altra proposta che prevede la possibilità di accedere al pensionamento per i lavoratori con almeno 62 anni di età e 35 anni di contributi, a condizione che l’importo del trattamento non sia inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale e con una riduzione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto al limite dei 66 anni. Simile la proposta di Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia che propone una soglia minima di 62 anni e una “massima” di 70 anni, oltre ad almeno 35 anni di contributi, con l’importo mensile dell’assegno non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale e con penalizzazioni decrescenti sotto i 66 anni.

Ma il Mef non sembra intenzionato ad arretrare più di tanto. Intanto la presentazione della legge di bilancio è destinata a slittare alla prossima settimana.