Economia

Pensioni d’oro, Consulta: prelievo forzoso legittimo

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ROMA (WSI) – Il futuro delle pensioni d’oro è oggi appeso ad un filo. La Corte Costituzionale dovrà decidere sulla legittimità o meno del famoso prelievo, chiamato in gergo contributo di solidarietà sulle pensioni alte, introdotto con la Legge di Stabilità 2014 dal Governo Letta.

Un prelievo così articolato: 6% sulla quota di assegno oltre un importo lordo pari a 14 volte il trattamento minimo Inps, 12% oltre le 20 volte i minimo, 18% oltre le 30. La pensione minima Inps è pari per il 2016 a 501,89 euro al mese. Conti alla mano il contributo di solidarietà allora scatta sulle pensioni da 91mila euro all’anno.

Otto le ordinanze tra le sei della Corte dei conti (le sezioni del Veneto, della Calabria, dell’Umbria e della Campania) e le due della Commissione giurisdizionale per il personale della Camera dei deputati che hanno chiesto di dichiarare incostituzionale il contributo di solidarietà sulle pensioni da 91mila euro in su. Secondo i ricorrenti, il prelievo sulle pensioni d’oro violerebbe tanti principi, da quello di uguaglianza al diritto a una retribuzione proporzionata, all’equilibrio di bilancio alla tutela dei lavoratori, fino al dovere di concorrere alle spese pubbliche.

L’Avvocatura dello Stato e l’Inps sostengono che i ricorrenti hanno torto e quindi le loro tesi vanno respinte. Come scrive Repubblica, sembra che la Consulta tuttavia sia intenzionata a promuovere oggi la legge del governo Letta sul prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro del 2014.

 “L’argomento più rilevante che oggi potrebbe spingere gli alti giudici a esprimersi favorevolmente al prelievo forzoso sulle pensioni più abbienti sarebbe quello che l’intervento economico del governo Letta non aveva la caratteristica di un “manovra tributaria”. Non era, insomma, una sorta di tassa mascherata, ma una mossa per garantire un migliore equilibrio tra gli stessi pensionati. Tant’è che tra gli obiettivi del prelievo, di natura esclusivamente triennale, c’era anche quello di sostenere i lavoratori che in quel periodo risultavano “esodati” (…) Due principi costituzionali infine non sarebbe neppure intaccati, quello del diritto dei lavoratori a una pensione giusta, perché la ratio delle legge mirava a un bilanciamento tra pensioni ricche e pensioni povere e quello dell’equilibrio di bilancio, perché la legge non comportava un’ulteriore spesa”.

Fonte: Il Messaggero