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Pensione integrativa? Tutto bene, non fosse per la Cina

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ROMA (WSI) – Se hai fatto una pensione integrativa; se hai aderito o ti dicono di aderire a un fondo pensione privato; se quando, con l’apertura del servizi dopo la finale ratifica del Trattato GATS (nessuno di voi sa cosa sia ma non importa ora) arriveranno in Italia 2 mila Corporations di private insurance e tu ti farai la pensioncina privata tutta tua e sicura, fuggendo da quell’abominio dello Stato (bleah…!) ecc. ecc., insomma se tutto questo ti riguarda leggi bene.

Tu ti fai la pensione privata, e a chi li dai i tuoi soldini? All’azienda finanziaria che ti offre le migliori condizioni. Ok. E questa cosa fa? Li investe per farti rendere la tua pensione. Ok. E dove li investe? Vengono a casa tua e ti fanno vedere la tortina. “Lei Sig. Micucci ha un 70% in obbligazioni, un 12% in azionario, il resto l’abbiamo distribuito su corporate bonds. E’ sicuro.”. E tu non c’hai capito una mazza ma per non fare la figura del coglione sorridi. Ora io ti dico una cosa.

I fondi pensione privati hanno quest’abitudine d’investire quote piuttosto sostanziose della tua tortina-pensione in titoli di Stato. Ora, metti che investono 70 soldi suo tuoi 100 soldi in titoli. Tu sarai fortunato se quei titoli a lungo termine renderanno tassi d’interesse piuttosto alti, se non che cavolo guadagna il tuo gruzzolo? Col rimanente 30% in azionario e titoli corporate (di aziende) c’è poco da sperare, perché sono rischiosi. Non scherziamo. Ok, quindi almeno la parte sicura della tua pensione integrativa/privata è appesa a quei titoli di Stato. Se rendono interessi bene, se no male per te.

Ora tu che vivi a Poggibonsi o a Comacchio, sai cosa sta succedendo al mercato mondiale dei titoli di Stato? Due cose. La prima è che c’è una parte di quel mercato che in effetti rende interessi da sogno alla tua integrativa, e sono i titoli italiani e spagnoli sostanzialmente, che oggi ti danno un 4+% o 5+%. La seconda è che però le finanziarie tendono ad andare sul sicuro e quindi ti mettono i soldini in titoli tedeschi, inglesi, o USA e Giappone. I rendimenti di quei titoli sono bassini al momento. E questo non sarebbe la tragedia. La tragedia è un’altra.

Il fatto è che ora la Cina si è messa in mente di risparmiare. WOW! Sono quasi un miliardo e mezzo. Risparmiare vuole dire che i cinesi prendono ampie percentuali delle valute straniere che accumulano con il loro colossale export e le re-investono in titoli di Stato internazionali. Ma sono scemi i cinesi? Nooo! Investono in titoli USA, GB, Germania e altri virtuosi, perché non ci tengono a rischiare di perdere tutto con un default dell’Italia o della Spagna. Ma tu devi sapere che più uno compra i titoli di una nazione, meno quel titolo rende in interessi. Finisce così che la Cina, con la sua folle corsa a comprare titoli di Stato, sta azzerando i rendimenti di molti dei titoli che tu hai comprato attraverso il tuo fondo pensione. E questo cosa implica?

Che tu per avere un rendimento decente per permetterti una pensione decente in futuro è meglio che fai una bella chiacchierata col tuo promotore finanziario, fidati. La domanda che ti suggerisco è: ma i miei soldi sono in titoli appetibili anche ai cinesi? Se lui risponde di sì, cambia titoli, e vai a rischiare la tua pensione su titoli di Paesi a rischio (ma non era meglio la vecchia INPS?). Per tua info i cinesi stanno investendo in titoli di Africa, Sud America, USA, Giappone e Germania (solo in parte). Have a good day.

P.S. c’è un nuovo partito vincente in Italia che predica l’abolizione di tutto o parte del debito pubblico italiano. Questi capiscono di bilanci dello Stato come voi della struttura proteica dell’amigdala cerebrale, ma ciò che è grave è che abolire il debito pubblico italiano (o parte) significa precisamente tassare il settore privato (te, la tua azienda, famiglia) per la medesima cifra (l’investimento nei titoli aboliti da Grillo e tutti i rendimenti), e penalizzare anche i fondi pensione, se contengono titoli italiani. Have a good day.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da paolobarnard.it – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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