Società

«PEGGIO ALLE SPALLE. DICO SI’ ALLE BORSE»

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(WSI) – «Per l’economia il peggio sembra passato. E anche in Borsa dovremmo esserci ormai lasciati alle spalle i minimi di marzo». Nigel Bolton – una carriera a capo del team azionario Europa, prima in Citigroup, poi in Swip e dal 2007 in Blackrock – è sicuro della propria analisi. Infatti da febbraio i suoi fondi hanno iniziato a sovrappesare il comparto azionario.

Mr Bolton, cosa le fa credere che sia già tutto finito?

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In realtà non è tutto finito, ma di sicuro il punto più basso della recessione lo abbiamo superato. L’arsenale di misure economiche schierato dai governi in tutto il mondo è stato gigantesco. E gli effetti proseguiranno in misura amplificata nei prossimi mesi. Gli stimoli fiscali hanno un orizzonte di utilizzo ancora lungo, e gli interventi di quantitative easing delle banche centrali hanno funzionato: la creazione di moneta nel sistema finanziario hanno fornito combustibile all’economia.

Gli economisti si sono lanciati in una serie di ipotesi sulla «forma» di questa recessione: a L, a U, a W. Lei che ne pensa?

Credo che queste ipotesi siano state sorpassate dagli eventi. A questo punto mi pare più corretto un andamento economico che ricorda il simbolo della «radice quadrata». Quindi una V con una linea orizzontale, costruita su tre passaggi: 1) blocco del turnover di scorte, il cosiddetto destocking; 2) la ricostruzione dei magazzini; 3) la fase attuale di assestamento, anche se spesso turbolenta.

Cosa l’ha spinta fin da febbraio sovrappesare il mercato l’azionario?

Uno sguardo ai multipli relativi dei vari settori azionari europei spiega molto bene la situazione in cui eravamo. I settori più difensivi, dalle utility ai consumi di base, dall’healthcare alle tlc, trattavano tutti con i ratio più elevati degli ultimi 30 anni (si vedano i due grafici in basso in pagina, ndr). Il contrario ovviamente, per industriali, beni di consumo, tecnologici, che viaggiavano a multipli estremamente a sconto. Un’inversione era quindi nei fatti.

E ora?

Ora la situazione si è quasi ribaltata. Il rally, da una parte, ha «scaricato» i multipli dei difensivi e, dall’altra, ha riportato quelli dei settori ciclici su valori più consoni. Questo ci ha indotto, pur mantenendo posizioni importanti sugli industriali, a tornare ad acquistare anche i difensivi.

Per esempio?

Vediamo le nostre principali 10 partecipazioni. Fra gli industriali, in Francia abbiamo Schneider e in Germania Daimler e Man. Ma ora siamo tornati a puntare anche su tlc, con Deutsche Telekom, sulle utility con British Gas e sul pharma con Novo Nordisk. Poi c’è l’energy.

Che dire sull’energy vista la nuova impennata del greggio?

Parto dal presupposto che fare previsioni sulle quotazioni del petrolio è quasi impossibile e quindi inutile. Certo abbiamo posizioni su British Petroleum e Tullow Oil, ma la view sul settore rimane neutrale.

Infine l’incognita finanziari…

Anche in questo caso le valutazioni che erano a livelli veramente ridotti e ora si sono riportate a valori più consoni. Istituti che attualmente non valgono nemmeno i mezzi propri, una volta passata la tempesta torneranno a fare utili e ad essere redditizi, visto che sono lo snodo vitale dell’economia. Penso anche al real estate commerciale in Gran Bretagna: rappresenteranno una bella sorpresa per chi vi investe.

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